Main Partner
Partner
Luce
  • Attualità
  • Politica
  • Economia
  • Sport
  • Lifestyle
  • Scienze e culture
  • Spettacolo
  • 8 marzo
Nessun risultato
Vedi tutti i risultati
Luce
  • Attualità
  • Politica
  • Economia
  • Sport
  • Lifestyle
  • Scienze e culture
  • Spettacolo
  • 8 marzo
Nessun risultato
Vedi tutti i risultati
Luce

Home » Scienze e culture » Isole Faroe, caccia ai delfini limitata a 500 esemplari, ma è ora di dire basta alla mattanza

Isole Faroe, caccia ai delfini limitata a 500 esemplari, ma è ora di dire basta alla mattanza

L'anno scorso furono più di 1500 i mammiferi uccisi suscitando indignazione internazionale e sconcerto

Camilla Prato
19 Luglio 2022
caccia cetacei isole faroe

La tradizionale caccia ai cetacei alle Isole Faroe

Share on FacebookShare on Twitter

Un passo in avanti nella tutela dei cetacei, ma non basta. Sarebbe giunta l’ora di mettere la parola fine ad un’usanza barbara che, nonostante l’usanza, al giorno d’oggi non ha più senso. Le Isole Faroe limiteranno provvisoriamente la loro controversa caccia ai delfini a 500 animali, dopo aver ricevuto ampie critiche per l’abbattimento dello scorso anno, in cui sono stati uccisi più di 1.400 esemplari. A febbraio è stata ordinata una revisione della storica pratica, in risposta al grande malcontento suscitato. Gli attivisti per i diritti degli animali hanno a lungo criticato la caccia, ritenendo il massacro crudele e non necessario.

caccia delfini
I cetacei sono stati per secoli il principale cibo degli abitanti delle Isole Faroe

Il governo si difende: “È nostro diritto, cacciamo in modo sostenibile”

Il ministro della Pesca, Árni Skaale, ha detto che la quota è destinata a garantire la sostenibilità. “Abbiamo il diritto di cacciare”, ha dichiarato al Guardian, aggiungendo che hanno comunque l’obbligo di proteggere le risorse del Paese: “Dobbiamo utilizzare tutto in modo sostenibile“. La nuova quota di esemplari cacciabili dovrebbe essere applicata già alla fine di luglio e, secondo il governo, andrà a riguardare solo una piccola frazione delle 80mila balene e delfini stimati nella zona. Il limite sarà in vigore fino al 2024.
Gli abitanti delle Isole Faroe sostengono ampiamente questa pratica, perché, dicono, i delfini li hanno nutriti per secoli. Conosciuta come macinatura (o Grindadrap in faroese), la caccia ai mammiferi marini – principalmente balene – è una tradizione che viene praticata da centinaia di anni nelle remote isole, un territorio autonomo danese nell’Atlantico settentrionale.

La mattanza del 2021: quasi 1500 animali uccisi in un giorno

isole faroe caccia cetacei
Per secoli nelle Isole danesi dell’Atlantico Settentrionale si è portata avanti la pratica della ‘macinatura’, perché gli isolani potessero nutrirsi della carne dei cetacei

L’acqua rossa per il sangue e una distesa di carcasse senza fine sulla spiaggia. L’abbattimento dello scorso anno è stato unico per le sue dimensioni e ha scioccato non solo l’opinione pubblica ma gli stessi isolani e i gruppi coinvolti: quella di settembre fu una “cattura insolitamente grande” di 1.428 delfini dai fianchi bianchi, ha dichiarato lo stesso governo locale in un comunicato. “Alcuni aspetti di quella cattura non sono stati soddisfacenti, in particolare il numero insolitamente elevato di delfini uccisi”, ha aggiunto. Tuttavia nella nota si difendeva la caccia perché “serve come importante supplemento al sostentamento degli abitanti”. Dal 1996, nelle Isole Faroe sono stati uccisi in media 270 delfini bianchi all’anno. In questo periodo, ci sono stati solo altri tre anni in cui sono stati uccisi più di 500 delfini – 2001, 2002 e 2006.

Poi la strage del 2021 che ha suscitato un’indignazione internazionale, ma ha anche rivelato un’opposizione a livello locale. Un sondaggio pubblicato dopo la mattanza ha mostrato che mentre l’83% degli isolani era favorevole all’uccisione delle balene, il 53% si opponeva all’estensione della caccia ai delfini dai fianchi bianchi. Anche le aziende si sono schierate contro questa caccia. La più grande azienda di allevamento di salmoni dell’isola, Bakkafrost, ha rilasciato una dichiarazione in cui afferma che l’abbattimento è “totalmente inaccettabile”. A febbraio, l’Associazione Faroese di Acquacoltura, un organismo che rappresenta gli allevatori di pesce, ha chiesto il divieto totale di uccidere i delfini dai fianchi bianchi attraverso una petizione che ha raggiunto quasi 1,3 milioni di firme.

Un annuncio farsesco: “Isole mattatoio per i mammiferi marini”

Isole Faroe
Quello del 2021 è stato il numero più alto di delfini e balene uccisi in un solo giorno, oltre 1400

Il governo delle Isole ha dichiarato che rivedrà la quota nel 2024, utilizzando informazioni aggiornate sulle popolazioni di delfini fornite dalla Commissione per i mammiferi marini dell’Atlantico settentrionale, che rappresenta i quattro Paesi cacciatori di balene della regione: Norvegia, Islanda, Groenlandia e Isole Faroe. “Questo annuncio è farsesco” ha commentato però Sally Hamilton, direttrice dell’associazione di beneficenza per la conservazione dell’ambiente marino Orca. “Quello che le Faroe hanno fatto è stato formalizzare qualcosa che in precedenza non era stato ufficializzato, autorizzando il massacro quando non era mai stato chiaro il numero di delfini che sarebbero stati uccisi ogni anno, se mai lo fossero stati”, ha aggiunto. “Le isole Faroe sono diventate un mattatoio per i mammiferi marini, e il Paese sembra non preoccuparsi dell’indignazione e della condanna internazionale che questo sta provocando”, conclude Hamilton.

Potrebbe interessarti anche

Diletta Leotta e Loris Karius (Instagram)
Spettacolo

Diletta Leotta incinta. L’annuncio via social

24 Marzo 2023
La cover dell'album "Bad Girl" di Donna Summer
Spettacolo

Donna Summer, la voce arcobaleno considerata “troppo erotica”

25 Marzo 2023
La lapide di Michelino
Lifestyle

Cimiteri per cani e padroni, ecco dove si può essere sepolti insieme

26 Marzo 2023

Instagram

  • Numerosi attori e musicisti di alto profilo si sono recati in Ucraina da quando è scoppiata la guerra con la Russia nel febbraio 2022. L’ultimo in ordine di tempo è stato l’attore britannico Orlando Bloom, che ieri ha visitato un centro per bambini e ha incontrato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky a Kiev.

“Non mi sarei mai aspettato che la guerra si sarebbe intensificata in tutto il Paese da quando sono stato lì”, ha detto Bloom su Instagram, “Ma oggi ho avuto la fortuna di ascoltare le risate dei bambini in un centro del programma Spilno sostenuto dall’Unicef, uno spazio sicuro, caldo e accogliente dove i bambini possono giocare, imparare e ricevere supporto psicosociale”.

Bloom è un ambasciatore di buona volontà per l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’infanzia (Unicef). Il centro di Splino, che è uno dei tanti in Ucraina, offre sostegno ai bambini sfollati e alle loro famiglie, con più di mezzo milione di bambini che ne hanno visitato uno nell’ultimo anno.

La star hollywoodiana ha poi incontrato il presidente Zelensky, con cui ha trattato temi tra cui il ritorno dei bambini ucraini deportati in Russia, la creazione di rifugi antiatomici negli istituti scolastici e il supporto tecnico per l’apprendimento a distanza nelle aree in cui è impossibile studiare offline a causa della guerra. L’attore britannico aveva scritto ieri su Instagram, al suo arrivo a Kiev, che i «bambini in Ucraina hanno bisogno di riavere la loro infanzia».

#lucelanazione #lucenews #zelensky #orlandobloom
  • “La vita che stavo conducendo mi rendeva particolarmente infelice e se all’inizio ero entrata in terapia perché volevo accettare il fatto che mi dovessi nascondere, ho avuto poi un’evoluzione e questo percorso è diventato di accettazione di me stessa."

✨Un sorriso contagioso, la spensieratezza dei vent’anni e la bellezza di chi si piace e non può che riflettere quella luce anche al di fuori. La si potrebbe definire una Mulan nostrana Carlotta Bertotti, 23 anni, una ragazza torinese come tante, salvo che ha qualcosa di speciale. E non stiamo parlano del Nevo di Ota che occupa metà del suo volto. Ecco però spiegato un primo punto di contatto con Mulan: l’Oriente, dove è più diffusa (insieme all’Africa) quell’alterazione di natura benigna della pigmentazione della cute intorno alla zona degli occhi (spesso anche la sclera si presenta scura). Quella che appare come una chiazza grigio-bluastra su un lato del volto (rarissimi i casi bilaterali), colpisce prevalentemente persone di sesso femminile e le etnie asiatiche (1 su 200 persone in Giappone), può essere presente alla nascita o apparire durante la pubertà. E come la principessa Disney “fin da piccola ho sempre sentito la pressione di dover salvare tutto, ma forse in realtà dovevo solo salvare me stessa. Però non mi piace stare troppo alle regole, sono ribelle come lei”.

🗣Cosa diresti a una ragazza che ha una macchia come la tua e ti chiede come riuscire a conviverci?�
“Che sono profondamente fiera della persona che vedo riflessa allo specchio tutto i giorni e sono arrivata a questa fierezza dopo che ho scoperto e ho accettato tutti i miei lati, sia positivi che negativi. È molto autoreferenziale, quindi invece se dovessi dare un consiglio è quello che alla fine della fiera il giudizio altrui è momentaneo e tutto passa. L’unica persona che resta e con cui devi convivere tutta la vita sei tu, quindi le vere battaglie sono quelle con te stessa, quelle che vale la pena combattere”.

L’intervista a cura di Marianna Grazi �✍ 𝘓𝘪𝘯𝘬 𝘪𝘯 𝘣𝘪𝘰

#lucenews #lucelanazione #carlottabertotti #nevodiota
  • La salute mentale al centro del podcast di Alessia Lanza. Come si supera l’ansia sociale? Quanto è difficile fare coming out? Vado dallo psicologo? Come trovo la mia strada? La popolare influencer, una delle creator più note e amate del web con 1,4 milioni di followers su Instagram e 3,9 milioni su TikTok, Alessia Lanza debutta con “Mille Pare”, il suo primo podcast in cui affronta, in dieci puntate, una “para” diversa e cerca di esorcizzare le sue fragilità e, di riflesso, quelle dei suoi coetanei.

“Ho deciso di fare questo podcast per svariati motivi: io sono arrivata fin qui anche grazie alla mia immagine, ma questa volta vorrei che le persone mi ascoltassero e basta. Quando ho cominciato a raccontare le mie fragilità un sacco di persone mi hanno detto ‘Anche io ho quella para lì!’. Perciò dico parliamone, perché in un mondo in cui sembra che dobbiamo farcela da soli, io credo nel potere della condivisione”.

#lucenews #lucelanazione #millepare #alessialanza #podcast
  • Si è laureata in Antropologia, Religioni e Civiltà Orientali indossando un abito tradizionale Crow, tribù della sua famiglia adottiva in Montana. Eppure Raffaella Milandri è italianissima e ha conseguito il titolo nella storica università Alma Mater di Bologna, lo scorso 17 marzo. 

La scrittrice e giornalista nel 2010 è diventata membro adottivo della famiglia di nativi americani Black Eagle. Da quel momento quella che era una semplice passione per i popoli indigeni si è focalizzata sullo studio degli aborigeni Usa e sulla divulgazione della loro cultura.

Un titolo di studio specifico, quello conseguito dalla Milandri, “Che ho ritenuto oltremodo necessario per coronare la mia attività di studiosa e attivista per i diritti dei Nativi Americani e per i Popoli Indigeni. La prima forma pacifica di attivismo è divulgare la cultura nativa”. L’abito indossato durante cerimonia di laurea appartiene alla tribù della sua famiglia adottiva. Usanza che è stata istituzionalizzata solo dal 2017 in Montana, Stato d’origine del suo popolo, quando è stata approvata una legge (la SB 319) che permette ai nativi e loro familiari di laurearsi con il “tribal regalia“. 

In virtù di questa norma, il Segretario della Crow Nation, Levi Black Eagle, a maggio 2022 ha ricordato la possibilità di indossare l’abito tradizionale Crow in queste occasioni e così Milandri ha chiesto alla famiglia d’adozione se anche lei, in quanto membro acquisito della tribù, avrebbe potuto indossarlo in occasione della sua discussione.

La scrittrice, ricordando il momento della laurea a Bologna, racconta che è stata “Una grandissima emozione e un onore poter rappresentare la Crow Nation e la mia famiglia adottiva. Ho dedicato la mia laurea in primis alle vittime dei collegi indiani, istituti scolastici, perlopiù a gestione cattolica, di stampo assimilazionista. Le stesse vittime per le quali Papa Francesco, lo scorso luglio, si è recato in Canada in viaggio penitenziale a chiedere scusa  Ho molto approfondito questo tema controverso e presto sarà pubblicato un mio studio sull’argomento dalla Mauna Kea Edizioni”.

#lucenews #raffaellamilandri #antropologia
Un passo in avanti nella tutela dei cetacei, ma non basta. Sarebbe giunta l'ora di mettere la parola fine ad un'usanza barbara che, nonostante l'usanza, al giorno d'oggi non ha più senso. Le Isole Faroe limiteranno provvisoriamente la loro controversa caccia ai delfini a 500 animali, dopo aver ricevuto ampie critiche per l'abbattimento dello scorso anno, in cui sono stati uccisi più di 1.400 esemplari. A febbraio è stata ordinata una revisione della storica pratica, in risposta al grande malcontento suscitato. Gli attivisti per i diritti degli animali hanno a lungo criticato la caccia, ritenendo il massacro crudele e non necessario.
caccia delfini
I cetacei sono stati per secoli il principale cibo degli abitanti delle Isole Faroe

Il governo si difende: "È nostro diritto, cacciamo in modo sostenibile"

Il ministro della Pesca, Árni Skaale, ha detto che la quota è destinata a garantire la sostenibilità. "Abbiamo il diritto di cacciare", ha dichiarato al Guardian, aggiungendo che hanno comunque l'obbligo di proteggere le risorse del Paese: "Dobbiamo utilizzare tutto in modo sostenibile". La nuova quota di esemplari cacciabili dovrebbe essere applicata già alla fine di luglio e, secondo il governo, andrà a riguardare solo una piccola frazione delle 80mila balene e delfini stimati nella zona. Il limite sarà in vigore fino al 2024. Gli abitanti delle Isole Faroe sostengono ampiamente questa pratica, perché, dicono, i delfini li hanno nutriti per secoli. Conosciuta come macinatura (o Grindadrap in faroese), la caccia ai mammiferi marini - principalmente balene - è una tradizione che viene praticata da centinaia di anni nelle remote isole, un territorio autonomo danese nell'Atlantico settentrionale.

La mattanza del 2021: quasi 1500 animali uccisi in un giorno

isole faroe caccia cetacei
Per secoli nelle Isole danesi dell'Atlantico Settentrionale si è portata avanti la pratica della 'macinatura', perché gli isolani potessero nutrirsi della carne dei cetacei
L'acqua rossa per il sangue e una distesa di carcasse senza fine sulla spiaggia. L'abbattimento dello scorso anno è stato unico per le sue dimensioni e ha scioccato non solo l'opinione pubblica ma gli stessi isolani e i gruppi coinvolti: quella di settembre fu una "cattura insolitamente grande" di 1.428 delfini dai fianchi bianchi, ha dichiarato lo stesso governo locale in un comunicato. "Alcuni aspetti di quella cattura non sono stati soddisfacenti, in particolare il numero insolitamente elevato di delfini uccisi", ha aggiunto. Tuttavia nella nota si difendeva la caccia perché "serve come importante supplemento al sostentamento degli abitanti". Dal 1996, nelle Isole Faroe sono stati uccisi in media 270 delfini bianchi all'anno. In questo periodo, ci sono stati solo altri tre anni in cui sono stati uccisi più di 500 delfini - 2001, 2002 e 2006. Poi la strage del 2021 che ha suscitato un'indignazione internazionale, ma ha anche rivelato un'opposizione a livello locale. Un sondaggio pubblicato dopo la mattanza ha mostrato che mentre l'83% degli isolani era favorevole all'uccisione delle balene, il 53% si opponeva all'estensione della caccia ai delfini dai fianchi bianchi. Anche le aziende si sono schierate contro questa caccia. La più grande azienda di allevamento di salmoni dell'isola, Bakkafrost, ha rilasciato una dichiarazione in cui afferma che l'abbattimento è "totalmente inaccettabile". A febbraio, l'Associazione Faroese di Acquacoltura, un organismo che rappresenta gli allevatori di pesce, ha chiesto il divieto totale di uccidere i delfini dai fianchi bianchi attraverso una petizione che ha raggiunto quasi 1,3 milioni di firme.

Un annuncio farsesco: "Isole mattatoio per i mammiferi marini"

Isole Faroe
Quello del 2021 è stato il numero più alto di delfini e balene uccisi in un solo giorno, oltre 1400
Il governo delle Isole ha dichiarato che rivedrà la quota nel 2024, utilizzando informazioni aggiornate sulle popolazioni di delfini fornite dalla Commissione per i mammiferi marini dell'Atlantico settentrionale, che rappresenta i quattro Paesi cacciatori di balene della regione: Norvegia, Islanda, Groenlandia e Isole Faroe. "Questo annuncio è farsesco" ha commentato però Sally Hamilton, direttrice dell'associazione di beneficenza per la conservazione dell'ambiente marino Orca. "Quello che le Faroe hanno fatto è stato formalizzare qualcosa che in precedenza non era stato ufficializzato, autorizzando il massacro quando non era mai stato chiaro il numero di delfini che sarebbero stati uccisi ogni anno, se mai lo fossero stati", ha aggiunto. "Le isole Faroe sono diventate un mattatoio per i mammiferi marini, e il Paese sembra non preoccuparsi dell'indignazione e della condanna internazionale che questo sta provocando", conclude Hamilton.
Nessun risultato
Vedi tutti i risultati
  • Attualità
  • Politica
  • Economia
  • Sport
  • Lifestyle
  • Scienze e culture
  • Spettacolo
  • Cos’è Luce!
  • Redazione
  • Board
  • Contattaci
  • 8 marzo

Robin Srl
Società soggetta a direzione e coordinamento di Monrif
Dati societariISSNPrivacyImpostazioni privacy

Copyright© 2023 - P.Iva 12741650159

CATEGORIE
  • Contatti
  • Lavora con noi
  • Concorsi
ABBONAMENTI
  • Digitale
  • Cartaceo
  • Offerte promozionali
PUBBLICITÀ
  • Speed ADV
  • Network
  • Annunci
  • Aste E Gare
  • Codici Sconto