Martina Mugavero, a 32 anni leader dell'editoria: "La mia Minerva"

Con il fratello Guido e il padre Roberto ricopre un ruolo determinante nella casa editrice: "Il Salone di Torino? Una splendida occasione per entrare in contatto con i lettori"

di GUIDO GUIDI GUERRERA -
18 maggio 2023
Martina Mugavero in casa editrice nel 2023

Martina Mugavero in casa editrice nel 2023

Ha solo trentadue anni ma è già una giovane leader dell’editoria. Maniere sbrigative da imprenditrice, voce piacevole, squillante e simpatica. Una brunetta assai graziosa, carisma da vendere ereditato dal padre, avvenire brillante segnato. Lei è Martina Mugavero che con il fratello Guido e il padre Roberto, fondatore della Minerva Edizioni, ricopre un ruolo determinante nella casa editrice. Classica ragazza dai sani principi, è una di quelle ‘senza grilli per la testa’ che non ha mai pensato di bruciare le tappe o decidere di mettersi in vetrina evitando quel diffuso eccesso di protagonismo che connota i nostri giorni. Positiva, con i piedi ben piantati a terra, concreta nelle sue decisioni, dopo aver conseguito una laurea in Comunicazione e Semiotica all’Università di Bologna, è subito entrata a far parte del clan ‘Minerva’.

Martina Mugavero, verso Torino

Per la quale, oggi, ricopre il ruolo di coordinatrice editoriale. Comunicativa e arguta, ha le idee molto chiare tanto sui compiti che le toccano al presente quanto sulle possibili prospettive future. Martina è una ragazza vivace, sa essere accattivante e come il padre Roberto dà un’importanza fondamentale ai rapporti umani, in cui crede assolutamente. L’autore che parla con l’editore, che può confrontarsi amichevolmente rappresenta forse uno degli ultimi fuochi di un’editoria che sostanzialmente tende a non esistere più. E Martina sa anche molto bene quanto sia indispensabile mantenere un rapporto vivo con i lettori, così aspetta eventi importanti come il Salone del Libro di Torino, aperto dal 18 al 22 maggio 2023 (pad. 3 stand N110), per coccolare il suo pubblico, stimolandone la curiosità e accompagnandolo con cordiale competenza nelle scelte e in ogni possibile esigenza.
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Martina Mugavero all’inaugurazione della mostra itinerante “Fausto Coppi. La grandezza del mito” con le fotografie di Walter Breveglieri e catalogo curato da Minerva (foto di Paolo Tassoni)

Martina, cosa significa essere una giovane editrice al comando di una realtà editoriale sempre più in crescita … “Non posso certo definirmi “al comando” perché il timone di Minerva lo tiene ben saldo da più di trent’anni mio padre. Io e mio fratello Guido lo affianchiamo e siamo un po’ il suo braccio destro. Per fortuna le nostre competenze e indoli si completano, così l’agire di uno finisce dove inizia quello dell’altra. D’altra parte è vero: Minerva dal 1989 è cresciuta molto e, da una piccola realtà editoriale quale era, oggi edita circa cento titoli l’anno. Si tratta di un lavoro impegnativo, ma possiamo contare su una squadra solida che vive ogni giorno nella massima collaborazione con i nostri autori. Personalmente mi occupo del coordinamento editoriale che, in buona sostanza, consiste nel mettere in relazione l’autore con la redazione e tutte le parti che compongono la casa editrice fino alla pubblicazione del libro. È un lavoro dinamico, molto stimolante, che gestire con i tanti titoli in uscita ogni anno richiede notevole impegno e visione di insieme. Tengo a sottolineare che la nostra casa editrice si è sempre contraddistinta per l’attenzione nei confronti degli autori. Siamo sempre pronti ad ascoltare ogni parere per dare forma poi a progetti e libri che rispettino sì i canoni della casa editrice, ma anche i desideri di chi quelle storie le scrive.”
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Martina, Guido e Roberto Mugavero con Marie Paule Védrine, fondatrice del Museo delle Bambole di Bologna, all'evento dedicato alla presentazione del libro "C'era una bambola", Palazzo Gnudi , Bologna (Foto Luca Bolognese)

Cosa si richiede a una donna che vuole imporsi in un settore così difficile? “Esattamente quello che si richiede a un uomo, non ci sono differenze ed è importante che a entrambi – non solo nel mio settore – siano concesse le stesse opportunità e sia richiesto lo stesso impegno. A mio avviso il motore di questo mestiere è la curiosità: l’indagare quotidiano, il porsi continue domande e cercare le storie giuste da poter raccontare a un pubblico quanto più vasto possibile. Il segreto, immagino, sia andare incontro alle storie, non aspettare che vengano a bussare alla tua porta. Dopodiché bisogna prendersi cura di queste storie e di chi le ha scritte. Questo nostro mestiere vive di comunicazione e relazione, è bene sempre tenerlo a mente: troppo spesso sul lavoro ci si dimentica del fattore umano e del valore dell’empatia, aspetti fondamentali che noi donne siamo particolarmente inclini a non dare mai per scontati.” Come si sente in un contesto imprenditoriale in genere dominato dagli uomini? “Anche se non viviamo più in un’epoca in cui il lavoro era considerato qualcosa di esclusivamente maschile ci portiamo ancora dietro il retaggio di una figura femminile assai spesso un passo dietro rispetto a quella dell’uomo. Un problema aperto che vale per tutti i possibili settori professionali, non solo nel mio caso. Non nego che si possano incontrare enormi difficoltà da questo punto di vista, però occorre sempre combattere con tenacia, pronte a far sentire la propria voce. Mi rammarica che troppe volte le donne siano costrette a urlare più forte degli uomini per farsi notare e rispettare. Io ho la fortuna di lavorare in una realtà imprenditoriale che dà pari spazio e valore a ogni persona a prescindere dal suo sesso, nel rispetto e nella valorizzazione delle rispettive competenze , cosa che non è così ovunque. Mi sorprende e un po’ spaventa il luogo comune che una donna, per fare carriera, debba dedicarsi totalmente e unicamente al lavoro . Conosco tantissime professioniste che hanno saputo conciliare benissimo la carriera con la vita privata, costruendosi una famiglia e dedicando tempo a loro stesse e ai loro affetti . Questo le rende per caso professioniste di livello inferiore? Non lo credo assolutamente.” In che modo riesce a gestire la sua vita privata? "Avere spazi per la propria vita privata è importantissimo. Ritengo che sia la linfa perfetta per alimentare la produttività, perciò ho imparato col tempo a gestirla. All’inizio non è stato facile perché il nostro lavoro ci costringe spesso a lavorare quando tutti gli altri si godono il loro riposo, poi sono riuscita a organizzarmi meglio riuscendo a far convivere il lavoro con il mio privato senza farmi distrarre dai miei impegni. Non nego però che spesso e volentieri la sera, invece che andare a dormire, mi metto davanti al computer a recuperare quanto ho lasciato in sospeso. Un 'vizio' ereditato da mio padre…” Si è mai sentita in imbarazzo per colpa di qualcuno che le ha mancato di rispetto? “In imbarazzo no, ma arrabbiata sì e tanto. Mi è capitato diverse volte di dovermi confrontare con persone dall’ atteggiamento supponente, di ridicola superiorità : in questi casi ho sempre cercato di far rispettare la mia persona e il mio ruolo. Alle volte, per il bene di un progetto, ho preferito fare spontaneamente un passo indietro e chiedere il sostegno di chi lavora con me : posso dire che non c’è mai stata occasione in cui io non l’abbia ricevuto. E questo vale molto di più di ogni fastidio subìto, di qualsiasi torto mi sia stato arrecato.”
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Martina Mugavero al lavoro nel backstage dell’evento dedicato al pilota di moto Renzo Pasolini a Cesenatico (foto di Paolo Tassoni)

Si sente una privilegiata, o una ragazza come tante altre? “Mi sento una ragazza fortunata perché lavoro in un’azienda importante costruita dalla mia famiglia, ma il peso delle responsabilità è alto e non lo dimentico mai. Sono però una giovane donna come tutte le altre, che cerca di fare il proprio lavoro con impegno e passione ma senza presunzione o favoritismi, che non ha mai cercato scorciatoie, pronta ad apprendere il più possibile anche da chi non la pensa come me.” Suo padre e suo fratello sono per lei sempre e comunque un supporto e un aiuto o talvolta un ingombro? "Sono un supporto irrinunciabile e non potrei mai immaginare di non averli accanto. Io e mio fratello Guido ci occupiamo di due branche diverse ma complementari: io mi occupo della costruzione del libro, poi dal momento che lo si manda in stampa subentra Guido a cui sono affidati gli eventi e il commerciale. Ognuno di noi sa dove finisce il suo ruolo e inizia quello dell’altro e questo è importante per poter portare avanti un progetto in modo organico. In più nostro padre ci insegna tantissimo e sarebbe da incoscienti non seguire il suo esempio, quello di un uomo che ha saputo costruire trent’anni fa un’azienda dal nulla.” Come immaginerebbe un’editoria tutta al femminile? “La immagino come una realtà energica e colorata, sensibile e attenta, ma ancora poco realizzabile. Noi donne siamo ancora troppo influenzabili dai dettami della società che ci dice di comportarci in un modo piuttosto che in un altro e, troppo spesso, finiamo col farci guerra tra di noi. Quante volte l’imprenditoria femminile viene etichettata come litigiosa e giudicante nei confronti di altre donne lavoratrici? Ma questa versione non costituisce la completa realtà dei fatti: tante donne imprenditrici, grandi o piccole che siano, collaborano invece perfettamente tra loro e raggiungono risultati davvero incredibili. Dovremmo ascoltare più storie di questo tipo, invece che lasciarci influenzare da una visione parziale della realtà. Detto ciò, non so se mi vedrei bene in un’editoria esclusivamente al femminile, sebbene io collabori molto bene con altre donne. Ho lavorato con tanti colleghi uomini e sempre in modo armonico: spesso persone dotate di bella intelligenza con una visione del mondo diversa dal solito sotto molti aspetti, cosa che reputo personalmente davvero stimolante .”
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Presentazione del volume sulla storia della Banca di Imola, maggio 2023. Nella foto, Martina e Roberto Mugavero con il presidente Giovanni Tamburini (foto di Giancarlo Corelli)

Nel suo mondo ci sono cose che cambierebbe? “Sì, però innanzitutto intendo evolvere attraverso nuove esperienze, evitando per adesso di esprimere giudizi e proporre alternative. Preferisco arrivare per gradi a conquistare una visione più completa del mondo che mi circonda prima di ideare cose nuove o immaginare di realizzare ciò che ancora non conosco bene. In realtà so che ho davvero tanto da imparare e valutare.” Con quale spirito affronta questa nuova sfida al Salone del Libro di Torino? “Con spirito più che propositivo. Il Salone di Torino è una splendida occasione per entrare in contatto con chi lavora nel settore e, soprattutto, con i lettori. Il loro parere e le loro impressioni sono essenziali per migliorarci e capire quale direzione sta prendendo il mercato . Sembra assurdo, eppure i contatti diretti tra editori e lettori sono davvero pochi: noi di Minerva siamo sempre alla ricerca di cornici come questa per stimolare il confronto diretto, faccia a faccia. Poi c’è ovviamente l’incontro con i tanti nostri autori, con i quali abbiamo stabilito reciproci legami di affetto e stima.” E se qualcuno come lei volesse provarci quale potrebbe essere la sua ricetta e quali le sue raccomandazioni? “Non esiste la ‘ricetta perfetta’, altrimenti la distribuirei insieme ai nostri libri! Posso però consigliare di partire dalle basi: innanzitutto leggere, leggere tanto e leggere di tutto per ampliare i propri orizzonti . Dopodiché occorre prepararsi con esperienze sul campo: valutando e correggendo testi di altri e poi facendo tante visite in librerie diverse, tanto per “annusare” il mercato. La principale raccomandazione che intendo fare a chi vuole cimentarsi in questo settore è di non trascurare mai il fattore umano. L’era digitale ci porta a dialogare troppo spesso attraverso uno schermo, eppure è solo guardandosi negli occhi che si raggiungono davvero i migliori risultati.”