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Home » Scienze e culture » Morire di aborto: dopo la decisione della Corte Suprema a rischio 40 milioni di persone

Morire di aborto: dopo la decisione della Corte Suprema a rischio 40 milioni di persone

Secondo le stime di Abortion Surveillance sono più di 600.000 le interruzioni di gravidanza praticate ogni anno

Marianna Grazi
26 Giugno 2022
Usa le proteste pro aborto

Una ragazza regge un cartello di protesta contro il ritorno agli aborti illegali

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Vi siete mai chiesti quante siano le persone che ricorrono all’aborto ogni anno? Dopo che venerdì 24 giugno la Corte Suprema degli Stati Uniti ha rovesciato la sentenza Roe v. Wade che per quasi 5 decenni aveva garantito l’accesso all’aborto come diritto costituzionale questa domanda è diventata quasi impellente, per fare un conto approssimativo di quante siano le donne – in maggioranza, ma ci riferiamo a tutte le persone con utero e con possibilità riproduttive – saranno colpite da questa decisione.

Cosa cambia adesso negli Usa?

Usa proteste aborto
si allargano le proteste negli Stati Uniti contro la decisione della Corte Suprema che ha abolito il diritto all’aborto

Le previsioni parlano chiaro: almeno 26 Stati dovrebbero vietare l’aborto immediatamente o appena possibile dopo la nuova sentenza, con conseguenze per 40 milioni di persone. Quaranta milioni. Le fasce meno abbienti, le giovani generazioni, le donne nere o di colore e quelle che hanno già dei figli sono destinate a subire maggiormente i contraccolpi di questa decisione. Che va a minare in profondità le basi della salute femminile, riproduttiva in primis ma anche fisica in generale e mentale. L’interruzione di gravidanza, che non verrebbe cancellata ma tornerà presumibilmente ad essere un reato, verrà ancora praticata ma non più in cliniche specializzate o in strutture adeguate, bensì in modo illegale, come accadeva fino a qualche decennio fa, mettendo a rischio la vita della donna che vi si sottopone. Ma quindi di quante persone si parla?

I numeri sull’aborto: quanti sono e qual è la percentuale di mortalità

Usa proteste aborto
Manifestanti pro-aborto 

Secondo le statistiche dell’Abortion Surveillance sono più di 600.000 all’anno, tenendo conto che, come tutte le indagini relative a questo genere di procedure, i dati sono sempre da considerarsi sottostimati per via della difficoltà di reperimento di numeri ufficiali. L’Organizzazione Mondiale della Sanità invece offre una panoramica inquietante sua quale sia la percentuale delle morti derivate da complicazioni dovute a procedure abortive illegali e non sicure: si stima che siano tra il 4.7 % e il 13,2% delle morti connesse alle gravidanze.

Ed è questa la sorte a cui la Corte Suprema consegna la salute delle migliaia di ragazze, di donne, che d’ora in poi subiranno l’assenza di tutela giuridica nazionale e soprattutto le politiche decise dai governi federali in materia, spesso condizionate da una visione ulta bigotta della vita. Ma se tutto questo non bastasse, se insomma non si stesse già parlando di una negazione di fatto di uno dei diritti fondamentali e inalienabili delle persone, quello alla possibilità di decidere liberamente sul proprio corpo, la sentenza del più alto tribunale statunitense ha anche la capacità di evidenziare le dimensioni delle disuguaglianze negli USA.

Chi rischia di più dopo l’abolizione della Roe v. Wade

Usa proteste aborto
“Abortire il patriarcato” si legge in un cartello di una manifestante

Anche se metà degli Stati Uniti è pronta a rendere l’aborto un reato e a vietarlo praticamente a qualsiasi condizione, non vi sarà certo alcun problema per i ricchi americani a sostenere sia gli esosi costi delle assicurazioni sanitarie sia nel raggiungere – in caso risiedessero dove la procedura sarà o è già illecita – in altri Stati in cui la pratica è legale. I problemi, anche molto gravi, si paleseranno invece per le famiglie più povere, per le donne sole o vittime di contesti già difficili, senza servizi o tutele, per le persone razzializzate. Ma non solo, a fare le spese della nuova politica anti-abortista saranno le persone trans* e non binarie, i minori e le persone il cui status giuridico non è tutelato dalla cittadinanza.

Usa proteste aborto
Una donna nera piange dopo la sentenza della Corte Suprema sulla Roe v. Wade. Saranno i gruppi già marginalizzati a farne maggiormente le spese

Le donne nere, in particolare, hanno un tasso di mortalità materna 3 volte superiore a quello delle americane bianche, e rappresentano il 38% delle utenti che ricorrono all’aborto negli Stati Uniti. Gran parte di loro, che spesso sono la principale o l’unica fonte di sostentamento familiare, risiede negli stati del sud, i più antiabortisti, e per ricorrere alla procedura sono costrette a stare lontane dalla casa e dalla comunità per raggiugnere le cliniche che praticano aborti a costi ridotti. Ora però, con la chiusura di questi centri, non avranno praticamente più modo di ricorrere alle cure necessarie, impossibilitate a spostarsi lungo il Paese in cerca di uno Stato che consenta loro di mettere fine alla gravidanza.

Insomma a pagare il prezzo più alto della sentenza che rovescia la Roe v. Wade saranno i gruppi umani già marginalizzati e discriminati.

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Instagram

  • La polemica politica riaccende i riflettori sulle madri detenute con i figli dopo la proposta di legge in merito alla detenzione in carcere delle donne in gravidanza: già presentata dal Pd nella scorsa legislatura, approvata in prima lettura al Senato, ma non alla Camera, prevedeva l’affido della madre e del minore a strutture protette, come le case famiglia, e vigilate. La dichiarata intenzione del centrodestra di rivedere il testo ha messo il Pd sul piede di guerra; alla fine di uno scontro molto acceso, i dem hanno ritirato il disegno di legge ma la Lega, quasi per ripicca, ne ha presentato uno nuovo, esattamente in linea con i desideri della maggioranza.

Lunedì non ci sarà quindi alcuna discussione alla Camera sul testo presentato da Debora Serracchiani nella scorsa legislatura, Tutto ripartirà da capo, con un nuovo testo, firmato da due esponenti del centrodestra: Jacopo Morrone e Ingrid Bisa.

“Questo (il testo Serracchini) era un testo che era già stato votato da un ramo del Parlamento, noi lo avevamo ripresentato per migliorare le condizioni delle detenute madri – ha spiegato ieri il dem Alessandro Zan – ma la maggioranza lo ha trasformato inserendovi norme che di fatto peggiorano le cose, consentendo addirittura alle donne incinte o con figli di meno di un anno di età di andare in carcere. Così non ha più senso, quindi ritiriamo le firme“.

Lo scontro tra le due fazioni è finito (anche) sui social media. "Sul tema delle borseggiatrici e ladre incinte occorre cambiare la visione affinché la gravidanza non sia una scusa“ sottolineano i due presentatori della proposta.

La proposta presentata prevede modifiche all’articolo 146 del codice penale in materia di rinvio obbligatorio dell’esecuzione della pena: “Se sussiste un concreto pericolo di commissione di ulteriori delitti – si legge nel testo presentato – il magistrato di sorveglianza può disporre che l’esecuzione della pena non sia differita, ovvero, se già differita, che il differimento sia revocato. Qualora la persona detenuta sia recidiva, l’esecuzione della pena avviene presso un istituto di custodia attenuata per detenute madri“.

#lucenews #madriincarcere
  • Paese che vai inquinamento che trovi. O, se volete, un mal comune che non diventa affatto un mezzo gaudio. Secondo uno studio pubblicato su “The Lancet Planetary Health”, primo autore il professore Yuming Guo, sono infatti a appena 8 milioni le persone che possono dire di respirare aria pulita: lo 0,001% della popolazione mondiale, che vive su una percentuale irrisoria del globo terraqueo, lo 0,18%.

Per i rimanenti 7 miliardi e passa la situazione è grama, se non critica, con la concentrazione annuale di polveri sottili che è costantemente al di sopra della soglia di sicurezza indicata dall’Oms, Organizzazione mondiale della sanità (PM2.5 inferiori a 5 µg/m3), un limite oltre il quale il rischio per la salute diventa considerevole. E come se non bastasse la concentrazione media giornaliera globale è di 32,8 µg/m3, più del doppio della soglia Oms.

Lo studio pubblicato su “Lancet” è il primo al mondo ad aver ricostruito i valori giornalieri di polveri sottili, ovvero smog, su tutto il Pianeta, attraverso un metodo complesso e multifattoriale che ha permesso di ottenere dei valori anche nelle regioni non monitorate, grazie a un mix fatto di osservazioni tradizionali di monitoraggio della qualità dell’aria, rilevatori meteorologici e di inquinamento atmosferico via satellite, metodi statistici e di apprendimento automatico (machine learning).

Dati allarmanti, dunque. Per quanto qualche segnale di miglioramento comincia a intravvedersi, con il totale dei giorni con concentrazioni eccessive che sta diminuendo nel complesso. I dati degli ultimi 20 anni rivelano delle tendenze positive in Europa e Nord America, dove l’inquinamento da PM2.5 è sceso, ma non in Asia meridionale, Australia e Nuova Zelanda, America Latina e Caraibi, dove il trend è invece di crescita. Le concentrazioni più elevate di PM2.5 sono state rilevate nelle regioni dell’Asia orientale (50 µg/m3) e meridionale (37,2 µg/m3), seguite dall’Africa settentrionale (30,1 µg/m3). Poco da gioire, dunque e molto da lavorare.

#lucenews #inquinamento
  • L’arrivo della bella stagione ha il sapore del gelato 🍦

Golosi ma di qualità. È il rapporto degli italiani con il gelato artigianale secondo un’indagine di Glovo. Piattaforma di consegne, e Gusto17, brand gourmet, in vista del Gelato Day del prossimo 24 marzo.

Nel 2022 solo sull’app di Glovo gli italiani hanno ordinato più di 2 milioni di gelati, il 16% in più rispetto al 2021, con una media di 5.500 gelati al giorno, principalmente dalle gelaterie di quartiere, facendo aumentare le vendite del 138% per i piccoli esercenti. In particolare, il picco di ordini si registra alle 21.

Tra i gusti più amati dagli italiani ci sono: crema, pistacchio, nocciola e Nutella. Questa la Top 10 delle città più golose di gelato: Roma, Milano, Torino, Palermo, Napoli, Firenze, Catania, Bologna, Bari e Verona.

🍨E voi, amanti del gelato, qual è il vostro gusto preferito? 

📸 Credits: @netflixit 

#lucenews #lucelanazione #gelatoday
  • 🗣«Persi undici chili in poco tempo. Per cercare di rialzarmi iniziai un percorso con uno psicologo, ma ho capito presto qual era il motivo per cui ero caduta dentro quel tunnel. E ho iniziato presto a lavorare su di me, da sola.

Nel 2014 avevo ripreso ad allenarmi da pochissimo tempo, quando ho incontrato una donna, Luana Angeletti. Ho scoperto dopo che era la mamma di un amico, ma la cosa importante è quello che lei mi disse quella volta.

Che avevo una struttura fisica adatta a competere nella categoria bikini, nel body-building. Mi è scattato dentro qualcosa, ho iniziato a lavorare perché volevo migliorare e finalmente farmi vedere dagli altri, dopo che per otto anni non ero andata neanche al mare perché mi vergognavo del mio fisico e della mia scoliosi. Grazie a Luana sono passata dal nascondermi allo stare su un palco guardata da tante persone. È stata decisiva.

Imparate a volervi bene, e se non ci riuscite con le vostre forze, non abbiate paura di farvi aiutare e seguire da altri. È importantissimo».

Dai disturbi alimentari al body building, l
Vi siete mai chiesti quante siano le persone che ricorrono all'aborto ogni anno? Dopo che venerdì 24 giugno la Corte Suprema degli Stati Uniti ha rovesciato la sentenza Roe v. Wade che per quasi 5 decenni aveva garantito l'accesso all’aborto come diritto costituzionale questa domanda è diventata quasi impellente, per fare un conto approssimativo di quante siano le donne – in maggioranza, ma ci riferiamo a tutte le persone con utero e con possibilità riproduttive – saranno colpite da questa decisione.

Cosa cambia adesso negli Usa?

Usa proteste aborto
si allargano le proteste negli Stati Uniti contro la decisione della Corte Suprema che ha abolito il diritto all'aborto
Le previsioni parlano chiaro: almeno 26 Stati dovrebbero vietare l'aborto immediatamente o appena possibile dopo la nuova sentenza, con conseguenze per 40 milioni di persone. Quaranta milioni. Le fasce meno abbienti, le giovani generazioni, le donne nere o di colore e quelle che hanno già dei figli sono destinate a subire maggiormente i contraccolpi di questa decisione. Che va a minare in profondità le basi della salute femminile, riproduttiva in primis ma anche fisica in generale e mentale. L'interruzione di gravidanza, che non verrebbe cancellata ma tornerà presumibilmente ad essere un reato, verrà ancora praticata ma non più in cliniche specializzate o in strutture adeguate, bensì in modo illegale, come accadeva fino a qualche decennio fa, mettendo a rischio la vita della donna che vi si sottopone. Ma quindi di quante persone si parla?

I numeri sull'aborto: quanti sono e qual è la percentuale di mortalità

Usa proteste aborto
Manifestanti pro-aborto 
Secondo le statistiche dell'Abortion Surveillance sono più di 600.000 all’anno, tenendo conto che, come tutte le indagini relative a questo genere di procedure, i dati sono sempre da considerarsi sottostimati per via della difficoltà di reperimento di numeri ufficiali. L'Organizzazione Mondiale della Sanità invece offre una panoramica inquietante sua quale sia la percentuale delle morti derivate da complicazioni dovute a procedure abortive illegali e non sicure: si stima che siano tra il 4.7 % e il 13,2% delle morti connesse alle gravidanze. Ed è questa la sorte a cui la Corte Suprema consegna la salute delle migliaia di ragazze, di donne, che d'ora in poi subiranno l’assenza di tutela giuridica nazionale e soprattutto le politiche decise dai governi federali in materia, spesso condizionate da una visione ulta bigotta della vita. Ma se tutto questo non bastasse, se insomma non si stesse già parlando di una negazione di fatto di uno dei diritti fondamentali e inalienabili delle persone, quello alla possibilità di decidere liberamente sul proprio corpo, la sentenza del più alto tribunale statunitense ha anche la capacità di evidenziare le dimensioni delle disuguaglianze negli USA.

Chi rischia di più dopo l'abolizione della Roe v. Wade

Usa proteste aborto
"Abortire il patriarcato" si legge in un cartello di una manifestante
Anche se metà degli Stati Uniti è pronta a rendere l'aborto un reato e a vietarlo praticamente a qualsiasi condizione, non vi sarà certo alcun problema per i ricchi americani a sostenere sia gli esosi costi delle assicurazioni sanitarie sia nel raggiungere – in caso risiedessero dove la procedura sarà o è già illecita – in altri Stati in cui la pratica è legale. I problemi, anche molto gravi, si paleseranno invece per le famiglie più povere, per le donne sole o vittime di contesti già difficili, senza servizi o tutele, per le persone razzializzate. Ma non solo, a fare le spese della nuova politica anti-abortista saranno le persone trans* e non binarie, i minori e le persone il cui status giuridico non è tutelato dalla cittadinanza.
Usa proteste aborto
Una donna nera piange dopo la sentenza della Corte Suprema sulla Roe v. Wade. Saranno i gruppi già marginalizzati a farne maggiormente le spese
Le donne nere, in particolare, hanno un tasso di mortalità materna 3 volte superiore a quello delle americane bianche, e rappresentano il 38% delle utenti che ricorrono all'aborto negli Stati Uniti. Gran parte di loro, che spesso sono la principale o l'unica fonte di sostentamento familiare, risiede negli stati del sud, i più antiabortisti, e per ricorrere alla procedura sono costrette a stare lontane dalla casa e dalla comunità per raggiugnere le cliniche che praticano aborti a costi ridotti. Ora però, con la chiusura di questi centri, non avranno praticamente più modo di ricorrere alle cure necessarie, impossibilitate a spostarsi lungo il Paese in cerca di uno Stato che consenta loro di mettere fine alla gravidanza. Insomma a pagare il prezzo più alto della sentenza che rovescia la Roe v. Wade saranno i gruppi umani già marginalizzati e discriminati.
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