Uno sguardo crudo e realistico filtrato dalle lenti della cinepresa: i dubbi di una donna di fronte alla decisione di interrompere una gravidanza e l’omicidio volontario nei confronti di un genitore. Questi sono i temi di “Sette Settimane” e “Familia”, entrambi in gara alla Mostra del cinema di Venezia. Tra aborto e situazione carceraria, i film – entrambi diretti da registi italiani – toccano due temi delicati all’interno del quadro politico del bel paese.
Sette Settimane
Il cortometraggio, diretto da Enrico Acciani, è focalizzato esclusivamente sull’esperienza personale ed intima della protagonista. Segue la storia di Luna, una ragazza che lavora in un supermercato, alle prese con una delle scelte più difficili della sua vita. Dopo aver consultato la sua ginecologa, Luna deve decidere se interrompere o meno la sua gravidanza. Attraverso un viaggio interiore che si sviluppa nell'arco di due settimane, il film esplora i pesanti condizionamenti sociali, il senso di colpa e la ricerca disperata di una via che le permetta di preservare la sua autonomia e la sua libertà.
Il film segna il ritorno alla regia di Enrico Acciani: “Questo cortometraggio nasce da un racconto che mi ha fatto un'amica” - spiega il regista. “Ciò che mi ha mosso è stata la solitudine che questa ragazza ha sentito durante quelle settimane: l'asetticità degli ambienti ospedalieri, la crudezza dei rapporti interrotti, la tenerezza di una madre che ricorda cosa significhi essere una persona libera. Tutti questi elementi sono stati fondamentali per me nella creazione di questo film: una storia intensa, legata a una scelta sofferta, presa con la consapevolezza della propria libertà di donna”.
Familia
Tratto dal romanzo autobiografico di Luigi Celeste e diretto da Francesco Costabile, “Familia” racconta la storia di Luigi dopo l’omicidio volontario del padre. A ventitré anni, dopo una vita vissuta tra le difficoltà economiche e con la costante violenza fisica e psicologica del padre, Luigi finisce dentro un ambiente ancora più buio ed ostile: quello del carcere.
In carcere il tempo si ferma e Luigi si trova a doversi confrontare giorno e notte con i propri demoni. Ma è proprio in quella condizione di vita sospesa che si apre uno spiraglio di luce: fa di tutto per farsi trasferire a Bollate, un carcere modello a livello internazionale, centrato sul recupero e la riabilitazione dei detenuti.
Il carcere di Bollate, oltre ad avergli dato una formazione, gli fa trovare la via di uscita. Dopo aver finito di scontare la sua pena si dedica al suo lavoro, diventando libero professionista nel settore delle reti informatiche.