“Voglio essere mamma, penso alla
fecondazione assistita”. A dirlo è
Chiara Francini. L’attrice (43 anni), che dopo la presenza sul palco del festival di Sanremo, sta vivendo un momento d’oro per la sua carriera, pensa anche all’ambito privato.
Chiara Francini, 43 anni (Instagram)
L’attrice fiorentina (di Campi Bisenzio per l'esattezza come ci tiene a precisare) è legata da 18 anni all’imprenditore scandinavo
Friedrick Lundvquist, 46 anni. Il matrimonio, però, non è mai stato contemplato, se non in vista dell'arrivo di un bambino. “Il matrimonio è una tappa imprescindibile per una ragazza di provincia come me, solo che io non lo agogno” le parole dell’attrice. “Credo che con Fredrick
potremmo sposarci giusto se arrivasse un bimbo. Il matrimonio deve essere per sempre, ma io che ne so se con lui ci starò per sempre?
È l’uomo migliore che abbia incontrato ma il ‘non sposarlo’ è una chance che mi lascio per la mia libertà” dice Francini.
L'attrice sente il desiderio di diventare madre (Instagram)
Ora, però, queste nozze potrebbero arrivare visto che l’attrice desidera fortemente un figlio. “
Voglio un figlio a 43 anni, sono pronta alla
fecondazione assistita” è quanto dichiara in un’intervista a “Oggi”, magazine che le dedica la copertina. E aggiunge: “La mia analista dice che si rimane incinta da
prima di esserlo davvero; non lo so se mi succederà, ma è un’avventura anche provarci”. Poi conclude: “Avendo superato i 40 anni, so però che farò del mio meglio per avere a disposizione
tutte le possibilità”.
Un momento del monologo sulla maternità di Chiara Francini sul palco si Sanremo 2023
L’attrice si sofferma molto sulla fecondazione assistita perché è consapevole del fatto che questa sia una delle più
valide opzioni per lei di rimanere incinta. “La fanno in tanti, ma nessuno ne parla mai, come se ci si vergognasse ancora, nel 2023, di ricorrere alla scienza. Come se farlo ci facesse apparire manchevoli. Un tabù simile a quello che a lungo c’è stato sulla psicoanalisi. La fragilità è invece parte costitutiva dell’essere umano” è il pensiero di Francini.
La cover di "Oggi" dedicata all'artista fiorentina
"Forte e Chiara", l'autobiografia
Il tema della maternità è assai caro a
Chiara Francini. Al di là del monologo – ormai famoso – fatto sul
palco dell’Ariston di Sanremo – l’argomento è affrontato anche nell’autobiografia “
Forte e Chiara”, uscita per Rizzoli un mesetto fa. Il romanzo diventerà uno spettacolo teatrale (che si aggiunge ai due film che l’attrice ha in cantiere). Ma che intanto oggi continua a scalare le classifiche di vendita. Perché è un racconto intimo, delicato, dove ognuno può rivedersi. Perché parla a chi si è sempre sentito fuori.
Fuori luogo, fuori dai denti e fuori misura”.
"Forte e Chiara" è il titolo dell'autobiografia uscita per Rizzoli (Instagram)
L’autrice spiega che va bene così e lo fa senza quella retorica di cui di norma sono pieni i discorsi come questi. Lo fa alla sua maniera, scomposta, agitata, fremente. Un mix che travolge il lettore all’interno della storia. Che, poi, era l’obiettivo di Francini. “Questo libro è
un modo bizzarro di farvi compagnia” le parole affidate ai social dell’attrice.
L’attrice è legata da 18 anni all’imprenditore scandinavo, Friedrick Lundvquist, 46 anni (Instagram)
Il libro “
racconta di me e della mia vita, è una storia umana che corre da quando ero un embrione nella pancia della mia mamma, saltella all’infanzia, si precipita all’adolescenza, scruta l’età adulta fino ad arrivare all’attuale Chiara che sono e che vorrei essere, una mamma oppure no”.
Chiara Francini e la politica
A “Oggi”, però, Chiara Francini parla a tutto tondo. Anche di
politica. “Fascismo, comunismo, un certo tipo di femminismo sono
categorie superate” è il pensiero di Francini.
Chiara Francini (Instagram)
“Nessuna delle parti in causa si sforza di capire l’altra ma devi riuscire a parlarti se l’unica soluzione è il compromesso. Nessuno che dica mai all’altro: ‘Tu sei uno schifo, ma ‘sta cosa te l’hai fatta bene’” prosegue. E aggiunge: “Ormai si usa ‘fascismo’ per qualsiasi cosa, come sinonimo di
arroganza. Le parole sono importanti e la politica dovrebbe alfabetizzare, non appiattire. Serve un riconoscimento reciproco se no non vince mai davvero nessuno, e a perderci è il Paese”.