Il concerto che vorrei: il set a misura di diversity, gender equality e disabilità

Ha preso il via il tour di questo live inclusivo e accessibile dentro e fuori dal palco: l’idea di KeepOn Live è rendere davvero fruibile a tutti e tutte le esperienze di musica dal vivo

di GIOVANNI BALLERINI
10 ottobre 2024
I concerti che vorrei

I concerti che vorrei

Non è certo banale, semmai in sintonia con i tempi che viviamo, l’idea di realizzare set inclusivi e accessibili sopra e sotto il palco. Lo spunto arriva dal progetto “Il concerto che vorrei”, che va proprio in questa direzione, coinvolgendo pubblico, artisti e addetti ai lavori a cui viene proposta l’esigenza di una nuova prospettiva, un nuovo approccio, decisamente più inclusivo, ai live.

Il progetto prende le mosse da un articolato percorso che in due anni ha analizzato, attraverso questionari e interviste, le diverse esigenze degli attori in campo e che, come nuovo step, sta sperimentando l’attualità di live avanzati, concerti ideali, ma non utopici. L’idea di KeepOn Live è infatti offrire soluzioni concrete alla musica dal vivo del presente e del futuro, attraverso un new deal basato su tre pilastri: diversity, cioè una programmazione e una divulgazione comunicativa inclusiva; gender equality nella programmazione, nei ruoli professionali e nella divulgazione comunicativa; disabilità, ovvero l’accessibilità degli spazi e l’adozione di un codice comportamentale inclusivo.

Il tour dei live 

Questo nuovo modo di vivere e organizzare i concerti ha l’ambizione di essere un’esperienza musicale inclusiva, senza discriminazioni di genere, in grado di tutelare ogni forma di disabilità e diversità. Per passare dall’idea ai fatti ha preso il via il tour che, dopo l’anteprima al KeepOn Live Fest di Palermo il 26 settembre, prosegue l’11 e 12 ottobre per il Robot Festival al Dumbo di Bologna, per poi approdare al Monk di Roma il 17 ottobre e in novembre al Santeria di Milano nel corso della Milano Music Week.

L’anteprima palermitana è stata vivacizzata dalle esibizioni dell’artista e performer LIS Giorgina Lo Nardo, del duo electro-pop olandese CUT (Sebastiaan Dutilh  e Belle Doron) che hanno proposto "The Ritual": un'esperienza immersiva e multisensoriale che, attraversa il gusto, l'olfatto e il tatto, hanno creato un forte legame emotivo nel pubblico. Durante la serata c’è stato spazio anche per gli One eat One, la prima band di musica elettronica al mondo composta da persone normodotate e persone con disabilità.

Alla Sala Officina Bistrot del DumBO di Bologna, venerdì 11 ottobre dalle 17, è invece attesa la realizzazione, in collaborazione con NEU! Radio, di una trasmissione radio insieme alle persone di Anffas (Associazione Nazionale di Famiglie e Persone con disabilità intellettive e disturbi del neurosviluppo) per raccontare come vivono la musica dal vivo. Sabato 12 ottobre, spazio all’esito del laboratorio Link AUT, il progetto coordinato da Anffas Bologna APS che promuove l’inclusione, la convivenza delle differenze e l’accessibilità attraverso l’esplorazione e la creazione di musica elettronica. In progress il cast degli altri appuntamenti.

Come funziona “Il concerto che vorrei”

Fra le caratteristiche cardine de “Il concerto che vorrei”, va evidenziata, al pari della grande attenzione e alla cura della programmazione musicale, l’uso di una comunicazione aperta, attenta alle diversità. Per venire incontro alle esigenze di persone con disabilità, è poi vitale rivedere l’uso delle aree ed è quanto mai importante promuovere la formazione dello staff, tanto nell’accoglienza quanto nell’eventuale gestione di situazioni delicate. Rilevante anche la questione trasporti: proponendo l’uso della rete di mezzi pubblici per raggiungere la venue, un servizio navette o una stazione taxi; mentre nel caso di parcheggi auto, è bene che siano ben illuminati e controllati.

Spunti interessanti che fanno capire la lungimiranza di un’iniziativa che vuole contribuire a scardinare l’assunto che alcuni cambiamenti siano oggi troppo difficili in termini di spesa economica, tempo, competenze e risorse umane, dimostrando come i concerti, anziché essere fonte di preoccupazione, possano al contrario stimolare un nuovo approccio e generare soddisfazione tanto nel team di chi lavora nella musica quanto nel pubblico. 

Ideato da KeepOn Live, “Il concerto che vorrei” è realizzato in collaborazione con il Ministero della Cultura, il supporto di Equaly (la prima realtà italiana a occuparsi di uguaglianza di genere nell’industria musicale); Uildm (associazione di riferimento per le persone con distrofie e altre malattie neuromuscolari); CSV Milano (agente di sviluppo del volontariato e della cittadinanza attiva); Revelland e BAM! Strategie Culturali.