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Home » Spettacolo » Emma e le sue fragilità: “Dopo la morte di mio padre è come se fossi nata di nuovo”

Emma e le sue fragilità: “Dopo la morte di mio padre è come se fossi nata di nuovo”

La cantante pugliese in un dialogo a cuore aperto davanti ai fan sul palco di 'Dream Time', intervistata dalla direttrice Agnese Pini in occasione del Festival per i due anni di Luce

Ludovica Criscitiello
27 Novembre 2022
Emma ricorda il padre, morto a settembre di leucemia, e la commozione coinvolge il pubblico (Fotocronache Germogli)

Emma ricorda il padre, morto a settembre di leucemia, e la commozione coinvolge il pubblico (Fotocronache Germogli)

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Non c’è solo Emma Marrone cantante famosa e amata dal pubblico. C’è anche Emma con tutte le sue fragilità e il suo essere una ragazza semplice di sani principi. “Non ho mai nascosto quello che ho dentro – racconta l’artista pugliese ospite d’onore della Festa di Luce!, intervistata dalla direttrice di Qn La Nazione-Il Resto del Carlino-Il Giorno Agnese Pini -. A 38 anni non mi interessa il fatto di non essere capita o essere me stessa. Ci saranno sempre persone che non coglieranno il senso di quello che comunico ma io quanto impegno metto in quello che faccio”.

Emma con i fan (Fotocronache Germogli)
Emma con i fan (Fotocronache Germogli)

Una Emma diversa e profonda ma anche giocherellona: “Datemi una schiacciata dell’ ‘Antico Vinaio’ e sono tutta vostra”. La cantante svela il suo lato più umano e vero sul palco del Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio, a Firenze. Quel lato che, a volte, a causa della forte esposizione pubblica resta nascosto, protetto. E poi quando esce fuori sorprende.

“Ricordo che ero a fare la spesa e sento due signore che cercavano di capire se ero io o meno. Una diceva all’altra che non potevo essere io: ‘Figurati se Emma fa la spesa’. C’è questa convinzione che chi ha successo non fa nulla a casa. Io invece lavo e stiro”.

Emma Marrone alla festa per i due anni di Luce! (foto NewPressPhoto)
Emma Marrone (38 anni) alla festa per i due anni di Luce! (foto NewPressPhoto)

Ma c’è anche quella battagliera che durante l’intervista tocca temi cari al nostro canale digitale che quest’anno ha festeggiato il suo secondo compleanno. “Ho aderito alla campagna di Laura Boldrini insieme a un gruppo di donne pubblicando nomi e cognomi dei nostri hater. Ho voluto dare l’esempio perché quando si tratta di cyberbullismo non si scherza. Ed è giusto far capire alle persone che ci sono strumenti per poterlo combattere. E per imparare a usare i social in modo corretto. Non solo per mostrare al mondo che per diventare ricchi, famosi e belli basta poco. Ma per insegnare, al contrario, che ci vuole sacrificio per arrivare all’obiettivo”. Non mancano le battute, ispirate alla sua esperienza, sugli stereotipi da abbattere che affliggono le donne.

“Pochi giorni fa- le chiede Pini – hai aderito alla campagna di Laura Boldrini insieme a un gruppo di donne avete deciso di pubblicare i nomi e cognomi dei vostri hater. È stato importante farlo?”. Risponde Emma: “E’ giusto dare un volto a questi personaggi e che tutte le altre persone vedendo nomi e cognomi, veri o falsi che siano, si possano difendere con delle “armi” a disposizione”.

Emma con la direttrice Agnese Pini (foto New Press Photo)
Emma con la direttrice Agnese Pini (foto New Press Photo)

Poi l’intervista si sposta sul tema del cyberbullismo. “Con la semplicità ho imparato a gestire l’emotività sui social e cerco di aiutare chi si ritrova vittima del cyberbullismo”. L’essere belli, ricchi e famosi facendo poco sta distruggendo l’autostima dei ragazzi e ciò che un tempo significava lavorare e fare sacrifici.  “Se una quando è al mare fa fatica ad andare in bagno e ha la pancia gonfia, allora per la gente sicuro è incinta”.

Infine il ricordo del padre, morto a settembre di leucemia, e la commozione di un’artista che non riesce a non essere vera. “Lo chiamavo Peter Pan perché non voleva mai crescere. Di lui ho sempre apprezzato la generosità. La mia famiglia non si è mai girata dall’altra parte e ha sempre aiutato chi aveva bisogno. Faceva l’infermiere e quando qualcuno non riusciva ad andare in ospedale si recava di persona a casa a fare le medicazioni”. Esperienze che ti sconvolgono e ti cambiano dentro.

“Ricordo di aver letto – le dice Agnese Pini – che quando eri a scuola c’era un tuo compagno che non portava la merenda. Quando tua madre lo ha saputo ha iniziando a preparare due merende”.

Emma (38 anni) ospite d’onore della Festa di Luce!, intervistata dalla direttrice di Qn La Nazione-Il Resto del Carlino-Il Giorno Agnese Pini
Emma (38 anni) ospite d’onore della Festa di Luce!, intervistata dalla direttrice di Qn La Nazione-Il Resto del Carlino-Il Giorno Agnese Pini

“Siamo persone che non si sono mai girate dall’altra parte. Ho visto i miei aiutare tante persone. Oggi vorrei essere più presente per i miei familiari, mi sono persa tante cose ma se mi fermo io si ferma tutta una macchina e ho delle responsabilità verso chi lavora per me”. La cantante conclude con una sorta di autoconfessione: “Dopo la morte di mio padre è come se fossi nata di nuovo nel senso che quando ti succedono cose tragiche è come se uno ricominciasse tutto daccapo. Prima c’era lui e sapevo chi ero. Oggi lo devo riscoprire”. “È come se fossi nata di nuovo nel senso che quando ti succedono cose tragiche è come se uno ricominciasse tutto daccapo. Prima c’era lui e sapevo chi ero. Oggi lo devo riscoprire”.

Qui la diretta del suo intervento sul palco di Dream Time

 

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  • Nicoletta Sipos, giornalista e scrittrice, ha vissuto in Ungheria, in Germania e negli Stati Uniti, prima di raggiungere Milano e lì restare. Il suo romanzo “La guerra di H”, un romanzo fortemente ispirato a fatti realmente accaduti.

L’autrice indaga in maniera del tutto nuova e appassionante un momento drammatico, decisivo della storia del nostro continente: la Seconda guerra mondiale. A raccontare l’ascesa e la disfatta del Nazismo è stavolta la voce di un bambino tedesco, che riporta con semplicità e veracità le molte sofferenze patite dal suo popolo durante il conflitto scatenato da Hitler, focalizzando l’attenzione del lettore sul drammatico paradigma che accomuna chiunque si trovi a vivere sulla propria pelle una guerra: la sofferenza. Pagine toccanti, le sue, tanto più intense perché impregnate di fatti reali, emozioni provate e sentite dai protagonisti e condivise da quanti, tuttora, si trovano coinvolti in un conflitto armato. La memoria collettiva è uno strumento potente per non commettere gli stessi errori. 

"Imparai poco alla volta – scrive il piccolo Heinrich Stein, protagonista del romanzo – che nel nostro strano Paese la verità aveva più volti con infinite sfumature”.

👉Perché una storia così e perché ora?
“Ho incontrato il protagonista di questa mia storia molto tempo fa, addirittura negli anni ’50, ossia in un’epoca che portava ancora gli strascichi della guerra. Diventammo amici, parlammo di Hitler e della miseria della Germania. Poco per volta, via via che ci incontravamo, lui aggiungeva ricordi, dettagli, confessioni. Per anni ho portato dentro di me la testimonianza di questa storia che si arricchiva sempre più di dettagli. Molte volte avrei voluto scriverla, magari a quattro mani con il mio amico, ma lui non se la sentiva. Io stessa esitavo ad affrontare questa storia che racconta una famiglia tedesca in forte sofferenza in una Germania ferita e umiliata. La gente ha etichettato tutto il popolo tedesco durante il nazismo come crudele per antonomasia. Non si pensa mai a quanto la gente comune abbia sofferto, alla fame e al freddo che anche il popolo tedesco ha patito”.

✍ Caterina Ceccuti

#lucenews #giornodellamemoria #27gennaio
  • È dalla sua camera con vista affacciata sull’Arno che Ornella Vanoni accetta di raccontare un po’ di sé ai lettori di Luce!, in attesa di esibirsi, sabato 28 gennaio sul palco della Tuscany Hall di Firenze, dov’è in programma una nuova tappa della nuova tournée Le Donne e la Musica. Un ritorno atteso per Ornella Vanoni, che in questo tour è accompagnata da un quintetto di sole donne.

Innanzitutto come sta, signora Vanoni?
“Stanca, sono partita due mesi dopo l’intervento al femore che mi sono rotto cadendo per una buca proprio davanti a casa mia. Ma l’incidente non mi ha impedito di intraprendere un progetto inaspettato che, sin da subito, mi è stato molto a cuore. Non ho perso la volontà di andare avanti. Anche se il tempo per prepararlo e provare è stato pochissimo. E poi sono molto dispiaciuta“.

Per cosa?
“La morte dell’orso Juan Carrito, travolto e ucciso da un’auto cercava bacche e miele: la mia carissima amica Dacia (Maraini, ndr) l’altro giorno ha scritto una cosa molto bella dedicata a lui. Dovrò scrollarmi di dosso la malinconia e ricaricarmi in vista del concerto“.

Con lei sul palco ci sarà una jazz band al femminile con Sade Mangiaracina al pianoforte, Eleonora Strino alla chitarra, Federica Michisanti al contrabbasso, Laura Klain alla batteria e Leila Shirvani. Perché questa scelta?
“Perché sono tutte bravissime, professioniste davvero eccezionali. Non è una decisione presa sulla spinta di tematiche legate al genere o alle quote rosa, ma nata grazie a Paolo Fresu, amico e trombettista fantastico del quale sono innamorata da sempre. Tempo fa, durante una chiacchierata, Paolo mi raccontò che al festival jazz di Berchidda erano andate in scena tante musiciste bravissime. E allora ho pensato: ’Se sono così brave perché non fare un gruppo di donne? Certo, non l’ha fatto mai nessuno. Bene, ora lo faccio io“.

Il fatto che siano tutte donne è un valore aggiunto?
“In realtà per me conta il talento, ma sono felice della scelta: è bellissimo sentire suonare queste artiste, vederle sul palco intorno a me mi emoziona“.

L
  • Devanshi Sanghvi è una bambina di otto anni che sarebbe potuta crescere e studiare per gestire l’attività di diamanti multimilionaria appartenente alla sua facoltosissima famiglia, con un patrimonio stimato di 60 milioni di dollari.

Ma la piccola ha scelto di farsi suora, vivendo così una vita spartana, vestita con sari bianchi, a piedi nudi e andando di porta in porta a chiedere l’elemosina. Si è unita ai “diksha” alla presenza di anziani monaci giainisti. La bimba è arrivata alla cerimonia ingioiellata e vestita di sete pregiate. Sulla sua testa poggiava una corona tempestata di diamanti. Dopo la cerimonia, a cui hanno partecipato migliaia di persone, è rimasta in piedi con altre suore, vestita con un sari bianco che le copriva anche la testa rasata. Nelle fotografie, la si vede con in mano una scopa che ora dovrà usare per spazzare via gli insetti dal suo cammino per evitare di calpestarli accidentalmente.

Di Barbara Berti ✍

#lucenews #lucelanazione #india #DevanshiSanghvi
  • Settanta giorni trascorsi in un mondo completamente bianco, la capitana dell’esercito britannico Harpreet Chandi, che già lo scorso anno si era distinta per un’impresa tra i ghiacci, è una fisioterapista che lavora in un’unità di riabilitazione regionale nel Buckinghamshire, fornendo supporto a soldati e ufficiali feriti. 

Ha dimostrato che i record sono fatti per essere battuti e, soprattutto, i limiti personali superabili grazie alla forza di volontà e alla preparazione. E ora è diventata una vera leggenda vivente, battendo il record del mondo femminile per la più lunga spedizione polare – sola e senza assistenza – della storia.

Il 9 gennaio scorso, 57esimo giorno del viaggio che era cominciato lo scorso 14 novembre, la 34enne inglese ha raggiunto il centro del Polo Sud dopo aver percorso circa 1100 chilometri. Quando è arrivata a destinazione nel bel mezzo della calotta polare era felice, pura e semplice gioia di aver raggiunto l’agognato traguardo: “Il Polo Sud è davvero un posto incredibile dove stare. Non mi sono fermata molto a lungo perché ho ancora un lungo viaggio da fare. È stato davvero difficile arrivare qui, sciando tra le 13 e le 15 ore al giorno con una media di 5 ore di sonno”.

Di Irene Carlotta Cicora ✍

#lucenews #lucelanazione #polosud #HarpreetChandi #polarpreet
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Emma con i fan (Fotocronache Germogli)
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Emma Marrone alla festa per i due anni di Luce! (foto NewPressPhoto)
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Emma con la direttrice Agnese Pini (foto New Press Photo)
Emma con la direttrice Agnese Pini (foto New Press Photo)
Poi l’intervista si sposta sul tema del cyberbullismo. “Con la semplicità ho imparato a gestire l’emotività sui social e cerco di aiutare chi si ritrova vittima del cyberbullismo”. L’essere belli, ricchi e famosi facendo poco sta distruggendo l’autostima dei ragazzi e ciò che un tempo significava lavorare e fare sacrifici.  “Se una quando è al mare fa fatica ad andare in bagno e ha la pancia gonfia, allora per la gente sicuro è incinta”. Infine il ricordo del padre, morto a settembre di leucemia, e la commozione di un’artista che non riesce a non essere vera. “Lo chiamavo Peter Pan perché non voleva mai crescere. Di lui ho sempre apprezzato la generosità. La mia famiglia non si è mai girata dall’altra parte e ha sempre aiutato chi aveva bisogno. Faceva l’infermiere e quando qualcuno non riusciva ad andare in ospedale si recava di persona a casa a fare le medicazioni”. Esperienze che ti sconvolgono e ti cambiano dentro. “Ricordo di aver letto – le dice Agnese Pini – che quando eri a scuola c’era un tuo compagno che non portava la merenda. Quando tua madre lo ha saputo ha iniziando a preparare due merende”.
Emma (38 anni) ospite d’onore della Festa di Luce!, intervistata dalla direttrice di Qn La Nazione-Il Resto del Carlino-Il Giorno Agnese Pini
Emma (38 anni) ospite d’onore della Festa di Luce!, intervistata dalla direttrice di Qn La Nazione-Il Resto del Carlino-Il Giorno Agnese Pini
“Siamo persone che non si sono mai girate dall’altra parte. Ho visto i miei aiutare tante persone. Oggi vorrei essere più presente per i miei familiari, mi sono persa tante cose ma se mi fermo io si ferma tutta una macchina e ho delle responsabilità verso chi lavora per me”. La cantante conclude con una sorta di autoconfessione: “Dopo la morte di mio padre è come se fossi nata di nuovo nel senso che quando ti succedono cose tragiche è come se uno ricominciasse tutto daccapo. Prima c’era lui e sapevo chi ero. Oggi lo devo riscoprire”. “È come se fossi nata di nuovo nel senso che quando ti succedono cose tragiche è come se uno ricominciasse tutto daccapo. Prima c’era lui e sapevo chi ero. Oggi lo devo riscoprire”.

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