Una settimana a riflettori (e microfoni) accesi per Malmo, la città svedese che quest’anno ospita l’Eurovision Song Contest. Alla finale di stasera Angelina Mango porterà la sua “La Noia” in mondovisione e siamo tutti pronti a tifare Italia. Ma oltre ad essere uno dei contest musicali più importanti al mondo, il più importante in Europa, l’ESC è un monito che il mondo queer regala all’intera umanità – piena di lustrini, vestiti-cyborg e rimandi al mondo Lgbtq.
Bastava anche solo il turqoise carpet, in apertura della kermesse, a mostrare la bellezza della pluralità e la certezza che il gender non è un’ideologia, ma una bellissima palette di colori.
Artisti queer all’Eurovision
Tra i e le cantanti che sfideranno stasera nella finale, occhi puntati quindi su coloro che fanno della loro appartenenza alla comunità Lgbtq un vero e proprio vanto.
- IN FINALE
Il primo di cui parliamo è uno dei protagonisti della seconda semifinale, quella di giovedì 9 maggio: si tratta del cantante e rapper rappresenta la Svizzera. Classe 1999, Nemo Mettler, noto semplicemente come Nemo, è orgogliosamente non-binary e porta sul palco una canzone, “The Code”, sul suo percorso di scoperta e accettazione di non riconoscersi in un genere specifico.
La sua performance su un tondo semovente ricorda gli alti e bassi della vita, mentre il brano è un mixage di rap e pop, con acuti potenti. Nemo si muove con un grande pelo sfumato rosa e con una gonna che gli arriva a metà coscia. È il suo non essere né uomo né donna, che lo trascina in vetta nei gradimenti, per alcuni è già sul podio.
Altro grande protagonista di questa kermesse palettata è Olly Alexander a rappresentanza del Regno Unito. Sfoggia tutta la sua queerness in uno pseudo-spogliatoio piastrellato, quasi horror, in cui è sballottolato insieme ai suoi ballerini. I compagni di show sono sensuali e bellissimi, un omaggio all’omoerotismo e all’accettazione dell’amore tra uomini. La canzone “Dizzy” è sicuramente figlia degli anni Ottanta, con l’influenza prepotente della contemporaneità.
A stregarci nella prima semifinale è stata, però, Bambie Thug. La rappresentante dell’Irlanda arriva vestita da megera ma con i colori della bandiera trans, rosa e celeste. Il brano è “Doomsday Blue” e racconta l’inganno di un amore non corrisposto. La sua è una performance, in cui interpreta una divinità infernale senza genere, accompagnata da altri ballerini-demoni e da una pedina, sballottata da poteri occulti, in un’ambientazione esoterica. Un’esibizione che scuote e completa il brano, perfetta per essere rappresentata all’Eurovision.
È passato in finale anche Silvester Belt, il primo cantante dichiaratamente ‘bisessuale’ lituano. Canta una canzone pop-dance molto intrigante, che entra facilmente in testa. Si muove sul palco con un oversize rosso che fa ballare tutta Malmo grazie alla sua “Luktelk”. Belt ha fatto coming out in tv a 19 anni, durante la sua partecipazione a un talent show.
- ELIMINATI
Tra gli eliminati, che non vedremo questa sera in finale, ci sono gli Electric Fields australiani, che hanno all’attivo la sigla del World Pride, “We The People”. Ha portato una certa dose di arcobaleno anche Luna, rappresentante della Polonia, che nel backstage ha sventolato una bandiera del Pride; purtroppo si è fermata alla prima semifinale. Si è conclusa alla seconda semifinale, invece, la corsa di Muusti, già giurato principale nella versione belga di Drag Race. Niente da fare anche per Saba, la rappresentante della Danimarca, che aveva emozionato con la sua “Sand” in una delle migliori performance. Saba è dichiaratamente lesbica.
Un contest gay friendly
Il contest, insomma, è molto gay friendly. Lo sono i ballerini, le esibizioni che accompagnano le canzoni con le loro esibizioni, tra cui quella della Spagna, che con “Zorra” di Nebulossa porta un messaggio di rivalsa per le donne. Lo è anche con la pseudo-pubblicità a Grindr, la famosa applicazione per incontri per gay, che è stata protagonista di uno spezzone dell’anteprima della prima semifinale.
Insomma, l’orgoglio Lgbtq è uno dei tanti temi cari all’Eurovision. Rappresenta uno dei suoi cardini e una delle sue caratteristiche più importanti. Tutto (o quasi) il mondo arcobaleno lo adora, anche grazie ad alcuni cantanti iconici della sua storia, tra i tanti ricordiamo Conchita Wurst. Da italiani facciamo il tifo ovviamente per Angelina Mango, che si meriterebbe tutto il successo. Ma speriamo anche che alcuni dei cantanti appartenenti al mondo queer, che qui vi abbiamo raccontato, arrivino sul podio. Perché il messaggio che portano, spesso, è ancora piuù potente delle note che cantano.