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Home » Spettacolo » “Forte, libera, donna al comando e mai ‘zerbina’. Vi spiego perché Raffaella Carrà era adorata dai gay”

“Forte, libera, donna al comando e mai ‘zerbina’. Vi spiego perché Raffaella Carrà era adorata dai gay”

Diego Passoni, conduttore radiofonico e televisivo: "Riscattò il corpo femminile dalla soggezione al maschio e cantò in 'Luca' il destino del gay che deve lasciare la propria città per dichiararsi. Liberò il sesso dall'amore e l'amore da convenzioni e cliché". "Una nuova Carrà? Lei fu un incendio, oggi vedo molte scintille"

Piero Ceccatelli
8 Luglio 2021
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“Primi anni Duemila, conduco il programma Close Up su Gay.tv, ricevo telefonate dai telespettatori.  Sollevo la cornetta: ‘Buongiorno mi chiamo Raffaella, telefono da Roma‘.  Lì per lì non ci faccio caso, poi la voce m’incoraggia, offre indizi. Senza rendermene conto, cambio faccia. La voce fa:  ‘Ma sei tutto rosso, sei carinissimo!’. Era davvero Raffaella Carrà che apprezzava il programma e fece la sorpresa di chiamare, spontaneamente”.

E’ il ricordo personale di Raffaella Carrà da parte di Diego Passoni, 45 anni, conduttore radiofonico e televisivo, scrittore autore del  romanzo “Ma è stupendo!” e di “Siamo tutti sulla stessa arca”, lettura del libro della Genesi. Passoni ha conseguito nel 2015 il Diversity Award per il programma Pinocchio, che conduce su Radio Dj. Diego sarà il conduttore dell’ assegnazione dei Diversity Award 2021 (leggi l’articolo), in questo mese di luglio. Con lui parliamo di Raffaella Carrà e del suo essere assurta a icona del mondo gay, come lei stessa affermava, “senza aver fatto niente per diventarlo”.

Diego Passoni con Eva Robbins

Passoni, perché Raffaella piaceva, piace e piacerà sempre ai gay?

“I gay adorano le donne che combattono per se stesse, quelle mai zerbine dell’uomo del quale sono innamorate. Raffaella, che conduceva spettacoli in prima serata su RaiUno, era simbolo della donna non comprimaria, forte, che non chiedeva permesso. La donna che comandava, seppur con aspetto gentile, modi gioiosi”.

Ed educava il popolo italiano.

“Erano anni in cui era appena stato abrogato il delitto d’onore e le violenze sessuali non erano ancora rubricate come reato contro la persona ma contro la morale pubblica. Erano diffusissimi i matrimoni per convenienza se non addirittura combinati, le fuitine e le nozze riparatrici.  Lei ha contribuito all’alfabetizzazione di un popolo mediterraneo, sanguigno, che tuttavia in amore era comunque contratto, costretto da schemi, canoni, convenzioni, religione. Lei, quel popolo lo ha preso per mano e condotto per mano verso la modernità”.

Tiziano Ferro con Raffaella Carrà

Cantando che l’amore è libertà.

“E dicendo che il corpo appartiene alla donna ed è lei a decidere cosa farne. Raffa mostra l’ombelico non per sedurre uomini, ma per piacere a se stessa. L’ombelico non era un accessorio da dispensare al desiderio maschile ma che consentiva di mettere in risalto la donna. Non nel privato di una stanza, ma in tv, davanti alle famiglie schierate, il sabato sera. Il corpo e la sua bellezza appartengono alla donna, la quale ne fa l’uso che ritiene”.

Per questo fu amatissima dalle donne.

“Le ragazzine che, vedendola scoprire l’ombelico mostrarono il proprio indossando il top in estate, le devono tantissimo. L’Italia era – e purtroppo è ancora – il paese in cui si chiede a una donna che abbia subito violenza sessuale, come fosse vestita al momento del fatto”.

L’ombelico scoperto, uno scandalo.

“Per sdoganare il Tuca Tuca in tv fu necessario coinvolgere Alberto Sordi e ammantare di scherzo e ironia una danza che se presentata, con un ballerino professionista, avrebbe acquisito tutt’altro significato. L’ombelico in tv venne accolto da Avvenire con i toni apocalittici e lanciando gli stessi strali che oggi la chiesa utilizza contro il Ddl Zan”.

 

Gianni Boncompagni e Raffaella Carrà

Fin qui le opere di Raffaella, ci sono poi il pensiero e le parole. Le canzoni.

“Canzoni con due-tre livelli di lettura, quelle della Carrà. Uno istintivo, basic, gli altri sempre più elevati, raffinati. In questo, Gianni Boncompagni al quale la Carrà si legò nella vita e nel lavoro, era un maestro”.

Esempio?

“Rumore. E’ la storia di una donna che decide di vivere sola, si emancipa dal suo uomo, da cui non vuole più dipendere, ma tratto si sente fragile al manifestarsi di un rumore notturno, che le mette paura. Una fragilità che induce alla tentazione di “ritornare al tempo che c’eri tu“, per correggersi subito dopo “ma ritornate ritornate perché? Quando ho deciso che facevo da me?‘. E la donna che supera la fragilità, affronta paure e pericoli. Negli anni in cui l’immagine della  donna era di colei che, senza un uomo al fianco,  non esisteva. Nemmeno nelle canzoni”.

Raffaella Carrà, camera ardente con un riferimento alla canzone Rumore

Invece, la donna di Raffaella si concedeva liberamente avventure sessuali. Con Pedro, antesignano dei toy-boy.

“La protagonista di Pedro è una donna che, in vacanza all’estero, vive consapevolmente ‘una bellissima avventura a Santa Fè‘. Non ha pentimenti, non deve chiedere scusa a nessuno e fa molto sesso, non amore. Separa i  campi”.

La donna che finalmente gioisce dell’amore, senza restarne vittima. 

“A Sanremo anche oggi ogni direttore sceglie cantanti donne con canzoni inutili di dolci fanciulle, sofferenti per amore. Per rispettare i cliché, non si accettano brani fondati sull’indipendenza della donna”.

Carrà amata dai gay. Dove si raggiunse la consacrazione?

“Dopo aver ascoltato ‘Luca’, i gay  non potevano non adorarla.  Racconta di una donna che soffre, perché piantata senza una spiegazione da Luca. Sembrerebbe una routinaria vicenda lui-lei-l’altra, solo che prima di sparire dalla circolazione, Luca era ‘insieme a un ragazzo biondo‘. Luca costretto ad andarsene dalla sua città per dichiararsi, fare coming out dove nessuno lo conosceva era un inno alla condizione degli omosessuali”.

Resterà immortale il grido liberatorio: Com’è bello far l’amore da Trieste in giù, dove Raffa sentenzia: ‘Importante è farlo sempre con chi hai voglia tu‘. E aggiunge ‘Tanti auguri a chi tanti amanti ha‘. 

“Il sesso  l’amore sono libertà. Seguire voglia, istinto, non calcoli, ragione. O peggio cliché, schemi, imposizioni”.

Raffaella diceva di non spiegarsi perché i gay l’avessero eletta a icona.

“In realtà, lo sapeva benissimo. Fu un gesto intelligente, dietro il quale si celava il suo tacito patto col pubblico: Raffaella faceva salire sul palco di RaiUno quelli che non avevano diritto di esistere per la società del tempo: anticonformisti,  gay, lesbiche, discriminati venivano presentati come persone normalissime. Allo stesso modo in cui paillettes e lustrini, indossati dalla Carrà, perdevano l’alone di immoralità al quale erano spesso associati”.

Oggi sarebbe diverso.

“Non s’illuda. All’epoca la censura era dichiarata, Oggi nessuno l’ammette, ma c’è”.

Il ricordo di Raffaella Carrà di fronte alla sede della Rai a Roma

Ma se in tv i gay sono ovunque, non si contano più.

“Sì ma con ruoli definiti, dignitosi, ma sempre e solo quelli. In tv vanno i gay che si occupano di moda, arte, arredamento, costume. Mai un politico,  ad esempio”.

Ivan Scalfarotto.

“Scalfarotto sarà sempre un numero 2, il cicisbeo del re etero. E in tv non mancano solo politici gay. Mai il top manager di un grande gruppo, un alto esponente di Confindustria, della finanza, delle banche. Oppure un grande atleta. In tv si ammette solo un certo tipo di omosessualità. Del resto, le trans nelle fiction hanno sempre, se non il presente o almeno un lembo di passato legato alla prostituzione”.

Una trans, Gina Chua è executive director di Reuters (leggi l’articolo), una delle più importanti agenzie di stampa del mondo.

“Appunto, ma non per la nostra tv, dove non credo che un conduttore che si dichiarasse gay sarebbe ammesso alla prima serata”.

Perché?

“Perché è ancora in atto la repressione del femmineo: donne e gay hanno componenti femminili manifeste e si tende ancora a soffocarle, a vantaggio del maschio alfa eterosessuale, bianco, ricco, abile”.

Francesca Michielin e Fedez

E occidentale.

“Giusta osservazione. Perché i bianchi dell’est europeo subiscono a loro volta effetti di stereotipi e cliché”.

Vede nuove Carrà, in giro?

“Raffaella è stata un incendio irripetibile. Nella concentrazione dei media della sua epoca, con un colpo raggiungeva 20 milioni di persone. Oggi ci sono tante scintille, chissà se messe insieme faranno una fiamma”.

Ad esempio?

“Francesca Michielin che a Sanremo invita a consegnare al maschio Fedez il mazzo di fiori destinato a lei, ha mandato a casa in un secondo 50 anni di conduzione maschile della tv. Cito poi Chiara Ferragni, Elodie. E a Sanremo Myss Keta ha fatto moltissimo, col linguaggio scorretto, i riferimenti espliciti a sesso, droghe, pur non apparendo mai col proprio volto. Tutte hanno raccolto l’eredità di Raffaella. Che comunque ha lasciato un segnale a tutti, universalmente”.

Henry Kissinger con Raffaella Carrà

Quale ?

“Un momento dopo essere apparsa con l’ombelico in vista durante uno scatenato  balletto, Raffaella Carrà rientrava in scena con l’abito lungo, intervistando  ospiti del mondo dello spettacolo o della politica  in perfetto inglese e in spagnolo, senza bisogno dell’interprete. Dietro danze, balli, canzoni, l’essere glamour, c’era Raffaella che studiava, preparava nei dettagli ogni programma, motivava lo staff a verificare, approfondire. Una grandissima professionista, con umanità tale da diventare persona di casa in ogni famiglia. E che in anni molto diversi dagli attuali faceva sembrare normale invocare l’adozione di un bimbo per due persone che si amano. E se si amano e possono dare amore cosa importa, se appartengono allo stesso sesso?”.

 

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  • Era il 1° febbraio 1945, quando la lotta per la conquista di questo diritto, partita tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento, sulla scorta dei movimenti degli altri Paesi europei, raggiunse il suo obiettivo. Con un decreto legislativo, il Consiglio dei Ministri presieduto da Ivanoe Bonomi riconobbe il voto alle donne, su proposta di Palmiro Togliatti e Alcide De Gasperi. 

Durante la prima guerra mondiale le donne avevano sostituito al lavoro gli uomini che erano al fronte. La consapevolezza di aver assunto un ruolo ancora più centrale all’interno società oltre che della famiglia, crebbe e con essa la volontà di rivendicare i propri diritti. Già nel 1922 un deputato socialista, Emanuele Modigliani aveva presentato una proposta di legge per il diritto di voto femminile, che però non arrivò a essere discussa, per la Marcia su Roma. Mussolini ammise le donne al voto amministrativo nel 1924, ma per pura propaganda, poiché in seguito all’emanazione delle cosiddette “leggi fascistissime” tra il 1925 ed il 1926, le elezioni comunali vennero, di fatto, soppresse. Bisognerà aspettare la fine della guerra perché l’Italia affronti concretamente la questione.

Costituito il governo di liberazione nazionale, le donne si attivarono per entrare a far parte del corpo elettorale: la prima richiesta dell’ottobre 1944, venne avanzata dalla Commissione per il voto alle donne dell’Unione Donne Italiane (Udi), che si mobilitò per ottenere anche il diritto di eleggibilità (sancito da un successivo decreto datato 10 marzo 1946). Si arrivò così, dopo anni di battaglie per il suffragio universale, al primo febbraio 1945, data storica per l’Italia. Il decreto prevedeva la compilazione di liste elettorali femminili distinte da quelle maschili, ed escludeva però dal diritto le prostitute schedate che esercitavano “il meretricio fuori dei locali autorizzati”.

Le elezioni dell’esordio furono le amministrative tra marzo e aprile del 1946 e l’affluenza femminile superò l’89%. 

#lucenews #lucelanazione #dirittodivoto #womenrights #1febbraio1945
  • La regina del pulito Marie Kondo ha dichiarato di aver “un po’ rinunciato” a riordinare casa dopo la nascita del suo terzo figlio. La 38enne giapponese, considerata una "Dea dell’ordine", con i suoi best seller sull’economia domestica negli ultimi anni ha incitato e sostenuto gli sforzi dei comuni mortali di rimettere in sesto case e armadi all’insegna del cosa “provoca dentro una scintilla di gioia”. Ma l’esperta di decluttering, famosa in tutto il mondo, ha ammesso che con tre figli da accudire, la sua casa è oggi “disordinata”, ma ora il riordino non è più una priorità. 

Da quando è diventata madre di tre bambini, ha dichiarato che il suo stile di vita è cambiato e che la sua attenzione si è spostata dall’organizzazione alla ricerca di modi semplici per rendere felici le abitudini di tutti i giorni: "Fino a oggi sono stata una organizzatrice di professione e ho dunque fatto il mio meglio per tenere in ordine la mia casa tutto il tempo”, e anche se adesso “ci ho rinunciato, il modo in cui trascorro il mio tempo è quello giusto per me in questo momento, in questa fase della mia vita”.

✍ Marianna Grazi 

#lucenews #lucelanazione #mariekondo
  • La second hand, ossia l’oggetto di seconda mano, è una moda che negli ultimi anni sta diventando sempre più un’abitudine dei consumatori. Accumulare roba negli armadi, nei cassetti, in cantina, non è più un disagio che riguarda soltanto chi soffre di disposofobia, ossia di chi è affetto da sindrome dell’accumulatore compulsivo. Se l’acquisto è l’unica azione che rende felice l’uomo moderno, non riuscire a liberarsene è la condanna di molti.

Secondo quanto emerge dall’Osservatorio Second-hand Economy 2021, realizzato da BVA Doxa per Subito.it, sono 23 milioni gli italiani che, nel 2021, hanno fatto ricorso alla compravendita di oggetti usati grazie alle piattaforme online. Il 52% degli italiani ha comprato e/o venduto oggetti usati, tra questi il 15% lo ha fatto per la prima volta. L’esperienza di compravendita online di second hand è quella preferita, quasi il 50% degli affari si conclude online anche perché il sistema di vendita è simile a un comune eCommerce: internet è il canale più veloce per quasi la metà dei rispondenti (49%), inoltre offre una scelta più ampia (43%) e si può gestire comodamente da casa (41%). Comprare second hand diventa una sana abitudine che attrae ogni anno nuove persone, è al terzo posto tra i comportamenti sostenibili più messi in atto dagli italiani (52%) – preceduto sempre dalla raccolta differenziata (94%) e l’acquisto di lampadine a LED (71%) –, con picchi ancora più alti di adozione nel 2021 da parte dei laureati (68%), di chi appartiene alla generazione Z (66%), di chi ha 35-44 anni (70%) e delle famiglie con bambini (68%). 

Ma perché concretamente si acquista l’usato? Nel 2021 le prime tre motivazioni che inducono a comprare beni usati sono: il risparmio (56%, in crescita di 6 punti percentuali rispetto al 2020), l’essere contrari agli sprechi e credere nel riuso (49%) e la convinzione che la second hand sia un modo intelligente di fare economia e che rende molti oggetti più accessibili (43%). 

✍E tu? Hai mai comprato accessori oppure oggetti di seconda mano? Cosa ne pensi?

#lucenews #lucelanazione #secondhand #vintage
  • È iniziata come una sorta di sfida personale, come spesso accade tra i ragazzi della sua età, per testare le proprie capacità e resistenza in modo divertente. Poi però, per Isaac Ortman, adolescente del Minnesota, dormire nel cortile della sua casa è diventata una missione. 

“Non credo che la cosa finisca presto, potrei anche continuare fino all’università – ha detto il 14enne di Duluth -. È molto divertente e non sono pronto a smettere”. 

Tanto che ormai ha trascorso oltre 1.000 notti sotto le stelle. Il giovane, che fa il boy scout, come una specie di moderno Barone Rampante ha scoperto per caso il piacere di trascorrere le ore di sonno fuori dalle mura di casa, persino quando la temperatura è scesa a quadi 40 gradi sotto lo zero. Tutto è iniziato circa tre anni fa, nella baita della sua famiglia a 30 miglia da casa, diventando ben presto una routine notturna. Il giovane Ortman ricorda bene il giorno in cui ha abbandonato la sua camera da letto per un’amaca e un sacco a pelo, il 17 aprile 2020, quando era appena in prima media: “Stavo dormendo fuori dalla nostra baita e ho pensato: ‘Wow, potrei provare a dormire all’aperto per una settimana’. Così ho fatto e ho deciso di continuare”. 

“Non si stanca mai: ogni notte è una nuova avventura“, ha detto il padre Andrew Ortman, 48 anni e capo del suo gruppo scout. 

Sua mamma Melissa era un po’ preoccupata quella notte, lei e il padre gli hanno permesso di continuare la sua routine. “Sa che deve entrare in casa se qualcosa non va bene. Dopo 1.000 notti, ha la nostra fiducia. Da quando ha iniziato a farlo, è cresciuto sotto molti aspetti, e non solo in termini di statura”, dice orgogliosa. 

“Non lo sto facendo per nessun record o per una causa, mi sto solo divertendo. Ma con il ragazzo che dorme in Inghilterra, credo si possa dire che si tratta di una gara non ufficiale”, ha detto Isaac riferendosi all’adolescente inglese Max Woosey, che ha iniziato la sua maratona di sonno all’aperto il 29 marzo 2020, con l’obiettivo di raccogliere fondi per un ospedale che cura un suo anziano amico.

#lucenews #isaacortman #minnesota #boyscout
  "Primi anni Duemila, conduco il programma Close Up su Gay.tv, ricevo telefonate dai telespettatori.  Sollevo la cornetta: 'Buongiorno mi chiamo Raffaella, telefono da Roma'.  Lì per lì non ci faccio caso, poi la voce m'incoraggia, offre indizi. Senza rendermene conto, cambio faccia. La voce fa:  'Ma sei tutto rosso, sei carinissimo!'. Era davvero Raffaella Carrà che apprezzava il programma e fece la sorpresa di chiamare, spontaneamente". E' il ricordo personale di Raffaella Carrà da parte di Diego Passoni, 45 anni, conduttore radiofonico e televisivo, scrittore autore del  romanzo "Ma è stupendo!" e di "Siamo tutti sulla stessa arca", lettura del libro della Genesi. Passoni ha conseguito nel 2015 il Diversity Award per il programma Pinocchio, che conduce su Radio Dj. Diego sarà il conduttore dell' assegnazione dei Diversity Award 2021 (leggi l'articolo), in questo mese di luglio. Con lui parliamo di Raffaella Carrà e del suo essere assurta a icona del mondo gay, come lei stessa affermava, "senza aver fatto niente per diventarlo".
Diego Passoni con Eva Robbins
Passoni, perché Raffaella piaceva, piace e piacerà sempre ai gay? "I gay adorano le donne che combattono per se stesse, quelle mai zerbine dell'uomo del quale sono innamorate. Raffaella, che conduceva spettacoli in prima serata su RaiUno, era simbolo della donna non comprimaria, forte, che non chiedeva permesso. La donna che comandava, seppur con aspetto gentile, modi gioiosi".

Ed educava il popolo italiano.

"Erano anni in cui era appena stato abrogato il delitto d'onore e le violenze sessuali non erano ancora rubricate come reato contro la persona ma contro la morale pubblica. Erano diffusissimi i matrimoni per convenienza se non addirittura combinati, le fuitine e le nozze riparatrici.  Lei ha contribuito all'alfabetizzazione di un popolo mediterraneo, sanguigno, che tuttavia in amore era comunque contratto, costretto da schemi, canoni, convenzioni, religione. Lei, quel popolo lo ha preso per mano e condotto per mano verso la modernità".
Tiziano Ferro con Raffaella Carrà
Cantando che l'amore è libertà. "E dicendo che il corpo appartiene alla donna ed è lei a decidere cosa farne. Raffa mostra l'ombelico non per sedurre uomini, ma per piacere a se stessa. L'ombelico non era un accessorio da dispensare al desiderio maschile ma che consentiva di mettere in risalto la donna. Non nel privato di una stanza, ma in tv, davanti alle famiglie schierate, il sabato sera. Il corpo e la sua bellezza appartengono alla donna, la quale ne fa l'uso che ritiene". Per questo fu amatissima dalle donne. "Le ragazzine che, vedendola scoprire l'ombelico mostrarono il proprio indossando il top in estate, le devono tantissimo. L'Italia era – e purtroppo è ancora – il paese in cui si chiede a una donna che abbia subito violenza sessuale, come fosse vestita al momento del fatto". L'ombelico scoperto, uno scandalo. "Per sdoganare il Tuca Tuca in tv fu necessario coinvolgere Alberto Sordi e ammantare di scherzo e ironia una danza che se presentata, con un ballerino professionista, avrebbe acquisito tutt'altro significato. L'ombelico in tv venne accolto da Avvenire con i toni apocalittici e lanciando gli stessi strali che oggi la chiesa utilizza contro il Ddl Zan".  
Gianni Boncompagni e Raffaella Carrà
Fin qui le opere di Raffaella, ci sono poi il pensiero e le parole. Le canzoni. "Canzoni con due-tre livelli di lettura, quelle della Carrà. Uno istintivo, basic, gli altri sempre più elevati, raffinati. In questo, Gianni Boncompagni al quale la Carrà si legò nella vita e nel lavoro, era un maestro". Esempio? "Rumore. E' la storia di una donna che decide di vivere sola, si emancipa dal suo uomo, da cui non vuole più dipendere, ma tratto si sente fragile al manifestarsi di un rumore notturno, che le mette paura. Una fragilità che induce alla tentazione di "ritornare al tempo che c'eri tu", per correggersi subito dopo "ma ritornate ritornate perché? Quando ho deciso che facevo da me?'. E la donna che supera la fragilità, affronta paure e pericoli. Negli anni in cui l'immagine della  donna era di colei che, senza un uomo al fianco,  non esisteva. Nemmeno nelle canzoni".
Raffaella Carrà, camera ardente con un riferimento alla canzone Rumore
Invece, la donna di Raffaella si concedeva liberamente avventure sessuali. Con Pedro, antesignano dei toy-boy. "La protagonista di Pedro è una donna che, in vacanza all'estero, vive consapevolmente 'una bellissima avventura a Santa Fè'. Non ha pentimenti, non deve chiedere scusa a nessuno e fa molto sesso, non amore. Separa i  campi". La donna che finalmente gioisce dell'amore, senza restarne vittima.  "A Sanremo anche oggi ogni direttore sceglie cantanti donne con canzoni inutili di dolci fanciulle, sofferenti per amore. Per rispettare i cliché, non si accettano brani fondati sull'indipendenza della donna". Carrà amata dai gay. Dove si raggiunse la consacrazione? "Dopo aver ascoltato 'Luca', i gay  non potevano non adorarla.  Racconta di una donna che soffre, perché piantata senza una spiegazione da Luca. Sembrerebbe una routinaria vicenda lui-lei-l'altra, solo che prima di sparire dalla circolazione, Luca era 'insieme a un ragazzo biondo'. Luca costretto ad andarsene dalla sua città per dichiararsi, fare coming out dove nessuno lo conosceva era un inno alla condizione degli omosessuali". Resterà immortale il grido liberatorio: Com'è bello far l'amore da Trieste in giù, dove Raffa sentenzia: 'Importante è farlo sempre con chi hai voglia tu'. E aggiunge 'Tanti auguri a chi tanti amanti ha'.  "Il sesso  l'amore sono libertà. Seguire voglia, istinto, non calcoli, ragione. O peggio cliché, schemi, imposizioni". Raffaella diceva di non spiegarsi perché i gay l'avessero eletta a icona. "In realtà, lo sapeva benissimo. Fu un gesto intelligente, dietro il quale si celava il suo tacito patto col pubblico: Raffaella faceva salire sul palco di RaiUno quelli che non avevano diritto di esistere per la società del tempo: anticonformisti,  gay, lesbiche, discriminati venivano presentati come persone normalissime. Allo stesso modo in cui paillettes e lustrini, indossati dalla Carrà, perdevano l'alone di immoralità al quale erano spesso associati". Oggi sarebbe diverso. "Non s'illuda. All'epoca la censura era dichiarata, Oggi nessuno l'ammette, ma c'è".
Il ricordo di Raffaella Carrà di fronte alla sede della Rai a Roma

Ma se in tv i gay sono ovunque, non si contano più.

"Sì ma con ruoli definiti, dignitosi, ma sempre e solo quelli. In tv vanno i gay che si occupano di moda, arte, arredamento, costume. Mai un politico,  ad esempio". Ivan Scalfarotto. "Scalfarotto sarà sempre un numero 2, il cicisbeo del re etero. E in tv non mancano solo politici gay. Mai il top manager di un grande gruppo, un alto esponente di Confindustria, della finanza, delle banche. Oppure un grande atleta. In tv si ammette solo un certo tipo di omosessualità. Del resto, le trans nelle fiction hanno sempre, se non il presente o almeno un lembo di passato legato alla prostituzione". Una trans, Gina Chua è executive director di Reuters (leggi l'articolo), una delle più importanti agenzie di stampa del mondo. "Appunto, ma non per la nostra tv, dove non credo che un conduttore che si dichiarasse gay sarebbe ammesso alla prima serata". Perché? "Perché è ancora in atto la repressione del femmineo: donne e gay hanno componenti femminili manifeste e si tende ancora a soffocarle, a vantaggio del maschio alfa eterosessuale, bianco, ricco, abile".
Francesca Michielin e Fedez
E occidentale. "Giusta osservazione. Perché i bianchi dell'est europeo subiscono a loro volta effetti di stereotipi e cliché". Vede nuove Carrà, in giro? "Raffaella è stata un incendio irripetibile. Nella concentrazione dei media della sua epoca, con un colpo raggiungeva 20 milioni di persone. Oggi ci sono tante scintille, chissà se messe insieme faranno una fiamma". Ad esempio? "Francesca Michielin che a Sanremo invita a consegnare al maschio Fedez il mazzo di fiori destinato a lei, ha mandato a casa in un secondo 50 anni di conduzione maschile della tv. Cito poi Chiara Ferragni, Elodie. E a Sanremo Myss Keta ha fatto moltissimo, col linguaggio scorretto, i riferimenti espliciti a sesso, droghe, pur non apparendo mai col proprio volto. Tutte hanno raccolto l'eredità di Raffaella. Che comunque ha lasciato un segnale a tutti, universalmente".
Henry Kissinger con Raffaella Carrà
Quale ? "Un momento dopo essere apparsa con l'ombelico in vista durante uno scatenato  balletto, Raffaella Carrà rientrava in scena con l'abito lungo, intervistando  ospiti del mondo dello spettacolo o della politica  in perfetto inglese e in spagnolo, senza bisogno dell'interprete. Dietro danze, balli, canzoni, l'essere glamour, c'era Raffaella che studiava, preparava nei dettagli ogni programma, motivava lo staff a verificare, approfondire. Una grandissima professionista, con umanità tale da diventare persona di casa in ogni famiglia. E che in anni molto diversi dagli attuali faceva sembrare normale invocare l'adozione di un bimbo per due persone che si amano. E se si amano e possono dare amore cosa importa, se appartengono allo stesso sesso?".  
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