Un’estate in musica, lo sguardo fisso sui problemi dell’oggi e le soluzioni di domani, tra sonorità pop, riferimenti culturali, analisi della società e ritornelli che rimangono in mente al primo ascolto. Con oltre 40 milioni di stream, i rovere hanno aperto un nuovo capitolo musicale con "glitch", il singolo in radio e su tutte le piattaforme digitali dal 26 maggio per Epic/Sony Music Italy che, ancora una volta, si fa megafono di una generazione in bilico tra ciò che è e ciò che vorrebbe essere. Un tassello che si inserisce alla perfezione nel mosaico della band bolognese.
"Glitch": devi fare meglio, devi fare di più
Un racconto - a tratti ironicamente commovente - di un pezzo di società in perenne ansia da prestazione, che non sa più se inseguire il Bianconiglio o “fare il posto fisso”, per dirla alla Zalone. Una parallela corsa pazza in cui aspettative e realtà si inseguono senza raggiungersi mai, mettendo a dura prova cuore, muscoli, anima e polmoni.I rovere hanno messo in musica e portato in giro per l’Italia il disagio giovanile, provando a spiegare che, forse, a essere sbagliata è l’architettura sociale in cui il loro presente viene incastrato più che la loro visione del mondo. Una battaglia senza esclusione di colpi tra la libertà di essere e la responsabilità di essere all’altezza, la socialità e l'alienazione dell'era digitale, intelligenze artificiali avanzate e persone in carne, ossa e pensiero critico. Un crash di cui abbiamo parlato con la band. Una canzone manifesto, un pezzo che racconta intere generazioni con un meraviglioso disincanto e una spiccata intelligenza. "Glitch" è cinicamente pessimista o idealisticamente ottimista?v "In realtà il pezzo non è né pessimista né ottimista, potremmo definirlo come cinico ed idealista. Mettere al centro della lista di priorità il proprio benessere mentale è sicuramente fuori moda e rappresenta forse l’unica opportunità che abbiamo per non vivere questa vita da spettatori". Appena qualche decennio fa, chi pensava al 2023 lo immaginava con macchine volanti e altre simili diavolerie. Le cose sono andate in maniera abbastanza diversa e siamo finiti per rimanere incastrati tra un digitale sempre più forsennato e un reale ancora pienamente analogico. Un viaggio a due velocità che rischia di farci perdere la rotta. Esiste un giusto mezzo? "Sicuramente abbiamo sempre proiettato nel futuro le nostre speranze per un 'mondo migliore' senza domandarci davvero cosa significhi 'migliore'. Viviamo in un’epoca in cui ad ampliarsi ogni giorno di più non è la differenza tra realtà e digitale (che ormai convivono nelle nostre giornate) ma è la forbice tra chi può permettersi i benefici creati anche dalla tecnologia e chi invece è ancora costretto a vivere con pochi mezzi. Questa disparità non la vediamo soltanto nelle diverse zone del mondo, dove sicuramente è più evidente, ma anche all’interno delle nostre città dove non tutti i quartieri hanno gli stessi servizi e le stesse possibilità. In tal senso, il mondo digitale è certamente più democratico e, secondo noi, il suo ruolo deve essere di continuare a fornire le stesse opportunità di informazione e condivisione di contenuti ad un pubblico sempre più ampio". Il dibattito contemporaneo ama affrontare le questioni per categorie. Facciamolo (nostro malgrado) anche noi: i giovani che ruolo hanno in questo pandemonio? "In questo pandemonio, i giovani ereditano una situazione in cui si è rotto il patto generazionale. Ogni epoca ha i suoi giovani, le sue persone di mezza età e i suoi anziani e sicuramente ciascuna di queste categorie ha le proprie ragioni per sognare una situazione diversa o per non attribuire la responsabilità della situazione attuale. La realtà è che all’interno della categoria 'giovani' esistono così tante linee di pensiero, così tante linee di azione e così tanti obiettivi che è impossibile anche solo sognarne uno comune. Sarebbe bello che, come spesso si trova scritto nei bagni pubblici, lasciassimo il mondo un po’ meglio di come l’abbiamo trovato. Aspettative vs realtà: la musica può aiutare a far riflettere sullo squilibrio che attanaglia intere generazioni e che genera reazioni sempre più individualmente e socialmente allarmanti? "Sarebbe bello approfondire il concetto di situazioni più 'allarmanti'. Sicuramente la musica ha da sempre la capacità di raccontare quello che provano le persone e questo le permette di intercettare i grandi cambiamenti che continuamente avvengono all’interno della nostra società, basti pensare all’effetto terremoto che la musica di Elvis ha avuto sulla società degli anni '50 e '60. Questo per dire che ogni nuova situazione sembra inizialmente allarmante ma in realtà probabilmente è solo il mondo che cambia, così come ha sempre fatto". E dopo "Glitch"? "Abbiamo già dato il via alla lavorazione del nostro prossimo album. Al momento, però, ci stiamo godendo i concerti estivi, aspettando di portare presto nuova musica a tutte le persone che la vorranno ascoltare".Visualizza questo post su Instagram