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Il fondatore della rivista Rolling Stone: "Tra donne e neri non ho visto geni"

Jann Wanner è finito nell'occhio del ciclone per alcune dichiarazioni razziste e omofobe rilasciate al New York Times. Espulso dalla Rock'n'Roll Hall of Fame

di EDOARDO MARTINI
19 settembre 2023

Jann Wenner, co-fondatore della storica rivista musicale Rolling Stone (Instagram)

Il razzismo e la misoginia dove proprio non te li aspetti. Jann Wenner, co-fondatore della storica rivista musicale Rolling Stoneè al centro di molte critiche dopo le dichiarazioni rilasciate al New York Times dove ha ammesso e rivendicato che negli anni Sessanta e Settanta non prendeva i musicisti neri e le musiciste sul serio. Almeno non quanto gli uomini bianchi. Frasi che lo hanno portato, tra l'altro, all'esclusione dal consiglio di amministrazione della Rock & Roll Hall of Fame Foundation.
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Una della copertine di Rolling Stone, la rivista musicale fondata da Wanner nel 1967 (Instagram)

"Le donne e i neri articolano il loro pensiero ad un livello inferiore"

Wenner fondò Rolling Stone nel 1967 insieme al critico Ralph J. Gleason. Per due decenni consecutivi, la rivista è diventata un riferimento mondiale del giornalismo musicale, raccontando l'affermazione del rock e i cambiamenti culturali negli Stati Uniti di quegli anni. Il 77enne ne è rimasto l'anima principale della rivista fino al 2017, quando ha venduto le sue quote. Qualche giorno fa è arrivata invece la frase al centro delle polemiche: "Le cantanti e musiciste donne e gli artisti neri articolano il loro pensiero ad un livello inferiore rispetto ad alcuni artisti uomini bianchi". Dopo la dichiarazione e le critiche ricevute Wanner si è poi scusato. "Nella mia intervista con il New York Times ho fatto commenti che hanno sminuito l'importanza dei contributi, il genio e l'impatto degli artisti neri e delle donne, e di questo mi scuso pienamente", ha fatto sapere attraverso un comunicato diffuso dalla sua casa editrice, la Little, Brown and Company.

Il razzismo e la misoginia al centro dell'intervista

Parole pronunciate nel corso di un dialogo con Dave Marchese che, nell'introduzione del libro ha osservato come Wenner dichiari che i musicisti neri e le musiciste "non rappresentavano lo spirito del suo tempo". A proposito delle donne il 77enne ha risposto che "nessuna era sufficientemente eloquente a livello intellettuale". "Non è che non fossero geni creativi. Non è che non fossero sofisticate", ha proseguito.
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Il 77enne insieme al 'Boss' Bruce Springsteen (Instagram)

"Però andate a fare una conversazione profonda con Janis Joplin. Prego, dopo di voi", alludendo al fatto che secondo lui non era possibile. Secondo Wenner, "non è che Joni [Mitchell] fosse una filosofa del rock'n'roll. A mio avviso non superava questo test. Non con il suo lavoro, non con le sue interviste. Le persone che ho intervistato erano quel tipo di filosofi del rock". Poi è arrivata l'altra frecciatina. "Quanto agli artisti neri, Stevie Wonder è un genio della musica, giusto? Con lui, semmai, il problema è usare una parola ampia come 'maestro'. Lo erano forse Marvin Gaye o Curtis Mayfield? Non penso si siano mai espressi a quel livello. Voglio dire, guardate di cosa stava scrivendo Pete Townshend, o cosa ha scritto Jagger, o qualcun altro di loro", ha continuato. "Erano cose profonde su una particolare generazione, uno spirito particolare e un particolare atteggiamento nei confronti del rock 'n' roll. Non che gli altri non lo fossero, ma questi erano quelli che potevano davvero articolarlo".
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"Capisco perfettamente la natura incendiaria delle parole da me pronunciate e mi scuso profondamente", le scuse dell'uomo (Instagram)

Le scuse di Wenner

La raccolta di interviste contenute in The Masters è quella che secondo Wenner "rappresenta meglio l'idea dell'impatto del rock'n'roll sul suo mondo", si legge nel comunicato. "Non intende rappresentare la musica nella sua totalità e i suoi creatori nella loro diversità e importanza, ma restituire i momenti più alti della mia carriera e le interviste che a mio avviso mostrano la portata e l’esperienza di quella carriera […] Capisco perfettamente la natura incendiaria delle parole da me pronunciate e scelte male e mi scuso profondamente, e ne accetto le conseguenze".