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Home » Spettacolo » Tornano gli storici Incontri Internazionali di Cinema e Donne. Dignità e diritti al centro del festival

Tornano gli storici Incontri Internazionali di Cinema e Donne. Dignità e diritti al centro del festival

Alle due registe Agnieszka Holland e Aissa Maiga il Premio Sigillo della Pace del Comune di Firenze 2022 per il loro impegno civico

Giovanni Bogani
18 Settembre 2022
Una scena del documentario "Marcher sur l’eau" di Aïssa Maïga

Una scena del documentario "Marcher sur l’eau" di Aïssa Maïga

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La tenacia delle donne. La loro creatività, la loro resistenza. Si chiamano Maresa D’Arcangelo e Paola Paoli: organizzavano da tempo immemorabile gli “Incontri internazionali di cinema e donne“. Uno dei pochi festival, in Europa, dedicati al cinema fatto dalle donne. A Firenze, sede delle proiezioni, sono passate negli anni tante protagoniste del cinema internazionale: da Agnès Varda a Margarethe von Trotta, la regista Leone d’oro a Venezia con “Anni di piombo”, dall’italiana Alina Marazzi alla francese Coline Serrau. Poi, l’anno scorso, lo stop che sembrava definitivo. I titoli di coda su un festival che aveva celebrato quarantadue edizioni, nato nella temperie del femminismo e delle utopie della fine degli anni ’70, cresciuto attraverso gli anni del riflusso, del disimpegno, dei modelli maschili che dominavano il cinema, dai muscoli di Stallone e Schrwarzenegger alla fisicità prorompente di Tom Cruise.

Anno dopo anno, quella di Paola, Maresa e delle loro collaboratrici è stata una lotta sempre più difficile fra finanziamenti che non arrivavano, ospiti difficili da far arrivare, concorrenza con altri festival magari più glamour. L’anno scorso, niente più finanziamenti, edizione saltata. Titoli di coda di un festival dalla lunga storia, veniva da pensare. Era una triste storia. In tempi di #MeToo, di nuova sensibilità per i temi che riguardano la dignità delle donne, i loro diritti, la loro visibilità, si spegneva la luce su un festival che da quarant’anni raccontava le donne e le loro battaglie. E invece no. Con tenacia ed entusiasmo, Paola e Maresa ce l’hanno fatta. L’edizione di quest’anno si farà. Alcuni finanziamenti sono arrivati: quanto basta per organizzare il festival, che si svolgerà in due tranches.

La regista polacca Agnieszka Holland
La regista polacca Agnieszka Holland

Il 20 e 21 settembre al cinema La Compagnia di Firenze, verrà consegnato – a cura del festival – un premio molto importante a due registe donne. È il “Sigillo della Pace“, istituito dal comune di Firenze con il sostegno di Unicoop e dell’Unione europea. Il Sigillo della pace è un premio che va a registe che affrontano temi di grande importanza civica e sociale: guerra, razzismo, oppressione sessista, e che propongono l’incontro fra culture diverse. Il 20 settembre sarà premiata la regista polacca Agnieszka Holland, autrice del film “Mr. Jones”. Il premio le sarà consegnato alle 21, a seguire proiezione del film. E non si tratta di un film qualunque: interpretato da Vanessa Kirby, la splendida attrice britannica Coppa Volpi a Venezia per “Pieces of a Woman”, il film diretto da Agnieszka Holland racconta la tragedia dell’Holodomor. Ovvero, la violenza atroce che i russi perpetrarono contro gli ucraini nel 1932, provocando la morte di dieci milioni di persone. Come? Semplice: sequestrando loro tutta la produzione di grano, lasciando loro meno del necessario per sopravvivere. Una sorta di Olocausto passato sotto silenzio, messo a tacere dai media e – ovviamente – dai sovietici, e riemerso solo da pochi anni in tutto il suo orrore.

L'attrice e regista francese Aïssa Maïga
L’attrice e regista francese Aïssa Maïga

Il 21 settembre, il Sigillo della pace verrà consegnato ad Aissa Maiga, attrice francese di origini senegalesi, in questo caso autrice del documentario “Marcher sur l’eau“, storia di una ragazzina che vive nel Niger e percorre chilometri per procurare l’acqua indispensabile alla sopravvivenza della sua famiglia. Un pellegrinaggio quotidiano che molte ragazze come lei condividono, in Niger. L’acqua, il grano. Le basi della vita, di questa vita e di questo benessere che abbiamo dato troppo a lungo per scontato. Film come questi ci fanno capire che niente è scontato. E magari non è un caso che siano due donne ad averli realizzati. Intanto, buon lavoro a Maresa d’Arcangelo, a Paola Paoli e al loro staff, ritornato in pista.

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"Ve lo risparmio ragazzi, non è proprio il mio forte" ha risposto l
  • Aumentano, purtroppo, gli episodi di bullismo e cyberbullismo. 

I minori vittime di prepotenze nella vita reale, o che le abbiano subite qualche volta sono il 54%, contro il 44% del 2020. Un incremento significativo, di ben 10 punti, che deve spingerci a riflettere. 

Per quanto riguarda il cyber bullismo, il 31% dei minori ne è stato vittima almeno una volta, contro il 23% del 2020. Il fenomeno sembra interessare più i ragazzi delle ragazze sia nella vita reale (il 57% dei maschi è stato vittima di prepotenze, contro il 50% delle femmine) sia in quella virtuale (32% contro 29%). Nel 42% si tratta di offese verbali, ma sono frequenti anche violenze fisiche (26%) e psicologiche (26%).

Il 52% è pienamente consapevole dei reati che commette se intraprende un’azione di bullismo usando internet o lo smartphone, il 14% lo è abbastanza, ma questo non sembra un deterrente. Un 26%, invece, dichiara di non saperne nulla della gravità del reato. Intervistati, con risposte multiple, sui motivi che spingono ad avere comportamenti di prepotenza o di bullismo nei confronti degli altri, il 54% indica il body shaming. 

Mentre tra i motivi che spingono i bulli ad agire in questo modo, il 50% afferma che così dimostra di essere più forte degli altri, il 47% si diverte a mettere in ridicolo gli altri, per il 37% il bullo si comporta in questo modo perché gli piace che gli altri lo temano.

Ma come si comportano se assistono a episodi di bullismo? Alla domanda su come si comportano i compagni quando assistono a queste situazioni, solo il 34% risponde “aiutano la vittima”, un dato che nel 2020 era il 44%. 

Un calo drastico, che forse potrebbe essere spiegato con una minore empatia sociale dovuta al distanziamento sociale e al lockdown, che ha impedito ai minori di intessere relazioni profonde. Migliora, invece, la percentuale degli insegnanti che, rendendosi conto di quanto accaduto, intervengono prontamente (46% contro il 40% del 2020). Un 7%, però, dichiara che i docenti, sebbene si rendano conto di quanto succede, non fanno nulla per fermare le prepotenze.

I giovanissimi sono sempre più iperconessi, ma sono ancora in grado di legarsi?

#lucenews #giornatacontroilbullismo
  • “Non sono giorni facilissimi, il dolore va e viene: è molto difficile non pensare a qualcosa che ti fa male”. Camihawke, al secolo Camilla Boniardi, una delle influencer più amate del web si mette ancora una volta a nudo raccontando le sue insicurezze e fragilità. In un post su Instagram parla della tricodinia. 

“Se fosse tutto ok, per questa tricodinia rimarrebbe solo lo stress come unica causa e allora dovrò modificare qualcosa nella mia vita. Forse il mio corpo mi sta parlando e devo dargli ascolto."

La tricodinia è una sensazione dolorosa al cuoio capelluto, accompagnata da un bruciore o prurito profondo che, in termini medici, si chiama disestesia. Può essere transitoria o diventare cronica, a volte perfino un gesto quotidiano come pettinarsi o toccarsi i capelli può diventare molto doloroso. Molte persone – due pazienti su tre sono donne – lamentano formicolii avvertiti alla radice, tra i follicoli e il cuoio capelluto. Tra le complicazioni, la tricodinia può portare al diradamento e perfino alla caduta dei capelli. 

#lucenews #lucelanazione #camihawke #tricodinia
  • Dai record alle prime volte all’attualità, la 65esima edizione dei Grammy Awards non delude quanto a sorprese. 

Domenica 5 febbraio, in una serata sfavillante a Los Angeles, la cerimonia dell’Oscare della musica della Recording Academy ha fatto entusiasmare sia per i big presenti sia per i riconoscimenti assegnati. 

Intanto ad essere simbolicamente premiate sono state le donne e i manifestanti contro la dittatura della Repubblica Islamica: “Baraye“, l’inno delle proteste in Iran, ha vinto infatti il primo Grammy per la canzone che ispira cambiamenti sociali nel mondo. Ad annunciarlo dal palco è stata nientemeno che  la first lady americana Jill Biden.

L’autore, il 25enne Shervin Hajipour, era praticamente sconosciuto quando è stato eliminato dalla versione iraniana di American Idol, ma la sua canzone è diventata un simbolo delle proteste degli ultimi mesi in Iran evocando sentimenti di dolore, rabbia, speranza e desiderio di cambiamento. Hajipour vive nel Paese in rivolta ed è stato arrestato dopo che proprio questo brano, a settembre, è diventata virale generando oltre 40 milioni di click sul web in 48 ore.

#lucenews #grammyawards2023 #shervinhajipour #iran
La tenacia delle donne. La loro creatività, la loro resistenza. Si chiamano Maresa D’Arcangelo e Paola Paoli: organizzavano da tempo immemorabile gli "Incontri internazionali di cinema e donne". Uno dei pochi festival, in Europa, dedicati al cinema fatto dalle donne. A Firenze, sede delle proiezioni, sono passate negli anni tante protagoniste del cinema internazionale: da Agnès Varda a Margarethe von Trotta, la regista Leone d’oro a Venezia con "Anni di piombo", dall’italiana Alina Marazzi alla francese Coline Serrau. Poi, l’anno scorso, lo stop che sembrava definitivo. I titoli di coda su un festival che aveva celebrato quarantadue edizioni, nato nella temperie del femminismo e delle utopie della fine degli anni ’70, cresciuto attraverso gli anni del riflusso, del disimpegno, dei modelli maschili che dominavano il cinema, dai muscoli di Stallone e Schrwarzenegger alla fisicità prorompente di Tom Cruise. Anno dopo anno, quella di Paola, Maresa e delle loro collaboratrici è stata una lotta sempre più difficile fra finanziamenti che non arrivavano, ospiti difficili da far arrivare, concorrenza con altri festival magari più glamour. L’anno scorso, niente più finanziamenti, edizione saltata. Titoli di coda di un festival dalla lunga storia, veniva da pensare. Era una triste storia. In tempi di #MeToo, di nuova sensibilità per i temi che riguardano la dignità delle donne, i loro diritti, la loro visibilità, si spegneva la luce su un festival che da quarant’anni raccontava le donne e le loro battaglie. E invece no. Con tenacia ed entusiasmo, Paola e Maresa ce l’hanno fatta. L’edizione di quest’anno si farà. Alcuni finanziamenti sono arrivati: quanto basta per organizzare il festival, che si svolgerà in due tranches.
La regista polacca Agnieszka Holland
La regista polacca Agnieszka Holland
Il 20 e 21 settembre al cinema La Compagnia di Firenze, verrà consegnato – a cura del festival – un premio molto importante a due registe donne. È il "Sigillo della Pace", istituito dal comune di Firenze con il sostegno di Unicoop e dell’Unione europea. Il Sigillo della pace è un premio che va a registe che affrontano temi di grande importanza civica e sociale: guerra, razzismo, oppressione sessista, e che propongono l’incontro fra culture diverse. Il 20 settembre sarà premiata la regista polacca Agnieszka Holland, autrice del film "Mr. Jones". Il premio le sarà consegnato alle 21, a seguire proiezione del film. E non si tratta di un film qualunque: interpretato da Vanessa Kirby, la splendida attrice britannica Coppa Volpi a Venezia per "Pieces of a Woman", il film diretto da Agnieszka Holland racconta la tragedia dell’Holodomor. Ovvero, la violenza atroce che i russi perpetrarono contro gli ucraini nel 1932, provocando la morte di dieci milioni di persone. Come? Semplice: sequestrando loro tutta la produzione di grano, lasciando loro meno del necessario per sopravvivere. Una sorta di Olocausto passato sotto silenzio, messo a tacere dai media e – ovviamente – dai sovietici, e riemerso solo da pochi anni in tutto il suo orrore.
L'attrice e regista francese Aïssa Maïga
L'attrice e regista francese Aïssa Maïga
Il 21 settembre, il Sigillo della pace verrà consegnato ad Aissa Maiga, attrice francese di origini senegalesi, in questo caso autrice del documentario "Marcher sur l’eau", storia di una ragazzina che vive nel Niger e percorre chilometri per procurare l’acqua indispensabile alla sopravvivenza della sua famiglia. Un pellegrinaggio quotidiano che molte ragazze come lei condividono, in Niger. L’acqua, il grano. Le basi della vita, di questa vita e di questo benessere che abbiamo dato troppo a lungo per scontato. Film come questi ci fanno capire che niente è scontato. E magari non è un caso che siano due donne ad averli realizzati. Intanto, buon lavoro a Maresa d’Arcangelo, a Paola Paoli e al loro staff, ritornato in pista.
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