La "Sete" di MezzoSangue: "Rappo la società liquida di Baumann"

Parte da Firenze il nuovo tour del cantante romano: "La maschera è parte di un percorso personale che si è specchiato nei dischi che ho fatto. In futuro potrei anche toglierla"

di GIOVANNI BALLERINI -
20 aprile 2023
Il rapper i MezzoSangue, pseudonimo di Luca Ferrazzi

Il rapper i MezzoSangue, pseudonimo di Luca Ferrazzi

Il tour del rapper MezzoSangue parte da Firenze. "Sarà un’esperienza immersiva, una frattura nella distinzione fra realtà e illusione" dichiara il cantante che in realtà si chiama Luca Ferrazzi ed è nato a Roma nel 1991.
mezzosangue-sete-cantante-maschera

Parte da Firenze il nuovo tour del rapper MezzoSangue

E aggiunge: "L’idea è quella di concepire il live attraverso una strada che non abbiamo mai attraversato prima. È un percorso intenso diviso in tre atti, tre anime, tre maschere. Sarà un viaggio un esperimento anche per noi". L’artista mascherato, sull’onda dell’ottimo disco "Sete", un concept album con spiccati riferimenti alla società liquida di Zygmunt Baumann, che indaga dieci diverse forme di sete come richiesta, necessità, stato interiore, ha creato uno show che gli rende giustizia, amplificando e attualizzando le interazioni fra le arti.
 
Visualizza questo post su Instagram
 

Un post condiviso da MezzoSangue (@mezzosanguemc)

Insieme a lui sul palco ci saranno Luca Martelli alla batteria e Daniele Giuilli alle chitarre e alle tastiere, ma lo spettacolo sarà molto dinamico e sperimentale e vedrà accanto alle canzoni, dialoghi, proiezioni, i visual di Stefano Di Buduo e le performance di un corpo di ballo.

Il tour in Italia e non solo

Ecco il calendario del tour prodotto da Otr Live: 20 aprile Tuscany Hall di Firenze; 21 aprile Estragon di Bologna; 27 aprile Alcatraz di Milano; 28 aprile Teatro Concordia di Venaria Reale (Torino); 30 giugno Sherwood Festival di Padova; 6 luglio Rock in Roma 2023 all'Ippodromo Capannelle; 9 agosto Festa di Radio Onda D'Urto a Brescia; 14 agosto Sziget Festival di Budapest. Per info e biglietti: https://www.otrlive.it/tour-dates/ mezzosangue-sete-tour-2023.

Parola a Luca Ferrazzi

mezzosangue-sete-cantante-maschera

La cover di "Sete" di MezzoSangue, pseudonimo di Luca Ferrazzi

Le nuove canzoni sono nate riflettendo su Baumann? "C’è tutto un percorso nel disco che nasce dalla sete di qualcosa di sconosciuto. C’è la sete dell’ego, in cui mi prendo in giro, la sete d’amore in cui parlo di narcisismo, la sete di paura in cui faccio tutto l’opposto che trattenermi. 10 temi in cui la sete è intesa come liquidità di quello specifico argomento. Alla fine tutto fa riferimento alla fede. Nel credere che questa liquidità abbia una via d’uscita che è il bello, un concetto di bellezza dostoevskijano". Come nascono le citazioni che fa nei suoi brani? "Tantissimo lo devo al percorso di studi che ho fatto, poi credo che i corsi e nei ricorsi storici non debbano essere dimenticati. Ho studiato psicologia e mi sono appassionato alla filosofia".
mezzosangue-sete-cantante-maschera

Il cantante MezzoSangue (Foto di Michele Anzivino)

Quindi oltre a fare il rapper è uno psicologo? "Mi mancavano pochissimi esami, ma ho smesso l’università poco prima di iniziare il tour. E’ stata la musica a salvarmi". Come è maturata la scelta? "Mentre studiavo ho fatto il brano 'Capitan futuro' che, grazie al video in cui non c’era il mio nome, ma un punto interrogativo, ha avuto grande successo in rete. Allora ho scelto la musica e ho iniziato a portare la maschera per sottolineare che era un’idea a parlare". Un modo per staccarsi dagli stilemi del solito rap? "Soprattutto dall’egocentrismo, dall’autoreferenzialità del rapper classico. Sono andato dritto, con questa maschera in faccia ed è stata la prima cosa che ha colpito l’immaginario di molti". Siete diversi a sfoggiare la maschera dal vivo, da Sick Tamburo a Myss Keta, dai Residents alle Pussy Riot. Lei perché lo fa? "Sono da 11 anni che lo faccio. E’ un gesto spontaneo nato da un momento in cui volevo far capire alla gente che il mio interesse per la musica va al di là dell’ego personale. All’inizio non avevo neppure un nome. L’idea era dire le cose che volevo dire. Sotto la maschera poteva esserci chiunque: era un progetto così vero che non ci ho messo dentro neppure me stesso o, se preferite, il mio ego. La maschera è parte di un percorso personale che si è specchiato nei dischi che ho fatto. Per cui continuo a portarla. Non so se la cosa continuerà anche in futuro".
mezzosangue-sete-cantante-maschera

Il rapper romano classe 1991 (Foto Michele Anzivino)

Una questione di contenuti non di voglia di apparire? "Proprio così, non a caso il primo mixtape e il primo album erano in download gratuito". Si sente un rapper impegnato? "Nell’hip hop l’impegno è spesso visto come una cosa obsoleta, chi lo fa rischia di essere catalogato come retorico. Ho sofferto di questo atteggiamento che non mi corrispondeva. A un certo punto, me ne sono fregato". A proposito di fluidità, ha mai cantato quella di genere? "Ancora no. Ma non è escluso che lo faccia. Diciamo che il contesto storico e sociale in cui siamo sta formando le idee su alcuni argomenti. Poi se si ascolta un mio brano come 'Amore e paura', si può pensare che l’abbia già fatto, ma dipende dalla sensibilità di chi la ascolta, perché il linguaggio è una scatola vuota e ognuno ci mette qualcosa dentro. Ci sono spunti universali che cerco di condividere con chi mi ascolta". Fra questi ci sono anche la cabala, le filosofie orientali? "C’è un percorso mio personale a riguardo, che continua e vorrei portare anche avanti. L’ho sottolineato in questo nuovo album e lo farò anche in questo tour". Finito il quale cosa succederà? "Mi auguro un’ulteriore evoluzione personale da cui partire per nuovi progetti".