“Coraggio e passione”, la mostra su Artemisia Gentileschi in corso fino al primo aprile a Palazzo Ducale di Genova, va avanti sulle montagne russe dell’affluenza di pubblico e delle polemiche. A fronte di oltre 50mila visitatori che “l’hanno apprezzata moltissimo”, come dice Iole Siena, presidente di Arthemisia, ovvero l’importante società che l’ha organizzata, ci sono duemila firme in calce a una petizione delle associazioni Mi riconosci? e Non una di meno, attivamente schierate contro la violenza sulle donne, che pongono l‘accento sulla 'spettacolarizzazione' dello stupro subito dalla pittrice.
Le due contendenti: femministe contro la società Arthemisia
L'artista nata a Roma nel 1593 – ma di famiglia pisana – è la protagonista dell’esposizione genovese e il percorso che la racconta culmina in una sala nella quale si ricostruisce per immagini e voci la violenza sessuale subita da parte del collega Agostino Tassi e poi il processo che ne è seguito, una stanza “rosso sangue”, denunciano le attiviste guidate da Cristina Chiesura ed Eva Ferrara, che è cruda e “fuori contesto”. La petizione chiede che la stanza venga disallestita perché è solo un modo per vendere più biglietti e non rispetterebbe la verità storica su Artemisia. Di tutt’altro parere sono la società organizzatrice e il curatore, Costantino D’Orazio, apprezzato critico d’arte romano che da poco si è insediato, nel valzer dei direttori voluto dal Ministero della Cultura e dei Beni Culturali, alla Galleria Nazionale dell’Umbria di Perugia. "Il 12 gennaio – ci racconta D’Orazio – ho organizzato una visita guidata proprio con le donne che hanno sollevato le polemiche e le ringrazio della loro presenza e per avere parlato della questione sociale legata alla figura della Gentileschi. Ma sono altresì convinto che si tratti di una mostra dall’alto profilo scientifico e totalmente inclusiva”.Il curatore D'Orazio: "Ho visitato la mostra con chi l'ha criticata"
La visita è durata tre ore nelle quali D’Orazio e la delegazione delle femministe hanno osservato assieme pannello per pannello e si sono confrontati. “Siamo usciti con una mia proposta – spiega il curatore della mostra -: ho chiesto loro di dare un contributo all’esposizione offrendo la possibilità di scrivere testi da apporre in ogni sala a disposizione del pubblico per spiegare la posizione che hanno preso. Rispetto alla mia disponibilità a tutt’oggi non ho ancora ricevuto nulla. Ripeto quanto già detto sulla mostra: si tratta di una ricostruzione storica e scientifica della questione femminile nel Seicento che viene vista con una prospettiva sociale e civica legata alla contemporaneità. Da un punto di vista emotivo, Artemisia è quella che viene rappresentata. In quanto alla eliminazione della famigerata ‘stanza dello stupro’ deve decidere l’organizzazione non io”.Visualizza questo post su Instagram