C'è chi ha definito Emma Stone in "Poor Things" una Frankenstein libera e senza vergogna. E chi già, visti gli applausi e l'entusiasmo con cui il film di Yorgos Lanthimos è stato accolto all’80esima edizione della Mostra del Cinema di Venezia, si azzarda già a pensare per lei un Oscar come miglior attrice protagonista. Ovviamente la pellicola del regista greco si candida di diritto al Leone d’oro o alla Coppa Volpi per l’incredibile interpretazione dell'attrice statunitense (qui in veste anche di produttrice).
"Poor Things", tra applausi e scandalo
Quella che appare sul grande schermo è una donna che rinasce, libera da schemi mentali e pressioni sociali. Una donna che ha il corpo di donna, ma vede le cose per la prima volta, e che cerca di capire la natura della sessualità, del potere, delle scelte. Una donna che non conosce il peccato. Che non conosce la vergogna, una donna libera, piena di gioia. L'attrice 34enne, già vincitrice della Coppa Volpi a Venezia e dell’Oscar come migliore attrice per "La La Land", è protagonista di "Poor Things", il film di Yorgos Lanthimos presentato venerdì 1° settembre alla Mostra del cinema in corso nella città lagunare. Il film che, fino a questo momento, è stato salutato dagli applausi più forti.
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— Poor Things (@PoorThingsFilm) September 1, 2023
La pellicola – un ritorno della Stone con Lanthimos, con cui aveva già girato "La favorita" – vede fra gli interpreti anche Mark Ruffalo, Willem Dafoe e Margaret Qualley. In Italia uscirà il 25 gennaio, con il titolo "Povere creature". Ed è arrivato alla Mostra accompagnato da un acre odore di scandalo. Negli Stati Uniti uscirà 'vietato ai minori di 17 anni non accompagnati', per il "forte e pervasivo contenuto sessuale, la nudità, il linguaggio scurrile". E in effetti non è che questi elementi manchino. Ma sono incastonati in un progetto che è ben di più.
Uno straordinario ritratto di donna libera
"Poor Things" è uno straordinario ritratto di donna. Un inno alla loro grandezza, alla loro forza. Le "povere creature" si rivelano, alla fine dei giochi, sempre i maschi. Scienziati cinici o seduttori impenitenti, clienti di bordelli o militari brutali: nessuno può competere con la forza vitale e la lucidità di giudizio delle donne. Yorgos Lanthimos, all’incontro stampa, parla delle scene intime: "Mi sono sempre chiesto: ma perché non c’è più sesso nei film?". Ha risposto con il suo prodotto, nel quale di queste scene ce ne sono un sacco. "È un peccato che Emma non possa essere con noi (l’attrice non è potuta venire, in solidarietà con lo sciopero degli attori americani) per raccontare la sua versione. Ma prima di tutto, il sesso era una parte fondamentale del romanzo a cui abbiamo attinto.
La libertà del personaggio riguarda tutte le sfere, compresa la sessualità. Non potevo fare un film pudico, perché avrebbe completamente tradito il personaggio. Dovevamo avere fiducia l’uno nell’altra e – come il personaggio – non avere vergogna. Emma doveva non vergognarsi del suo corpo o della sua nudità, e lo ha capito immediatamente. Appena accennavo qualcosa al riguardo diceva: 'Capisco: si tratta di Bella. Faremo quello che è necessario fare'".
Emma Stone è Bella Baxter
Emma Stone nel film è Bella Baxter, il soggetto di uno strano esperimento condotto dal suo tutore, il dottor God – Dio – interpretato da Willem Dafoe, sfigurato dalle cicatrici come il mostro di Frankenstein. Bella Baxter è una creatura mostruosa, che non riesce a camminare, ha un’età mentale da neonato, scaraventa piatti per terra. Sapremo presto perché. Ma soprattutto assisteremo alla sua crescita, alle sue scoperte. Delle quali quella del sesso è certamente la più importante. Prende forma il personaggio di una donna libera, totalmente onesta, capace di vivere i suoi istinti, di vivere con spregiudicatezza, di giudicare sé gli altri con spietata lucidità. Noncurante del giudizio della società.
Un’esortazione a vivere, tutti, abbracciando la gioia corporale, sensoriale, che è alla base del nostro vivere. Emma Stone ci consegna un grande ritratto femminile che si destreggia incredibilmente in mezzo alla brutalità quotidiana e al patriarcato che la circondano. Il film è una sfrenata avventura surreale, ambientata ad inizio Novecento, con le immagini costantemente deformate dal grandangolare come nel film "La favorita" di Lanthimos. Ma qui ci sono echi di tanto cinema: da Tim Burton a Guillermo del Toro, per affondare nel passato più lontano, dai film di Georges Méliès a "Frankenstein", a "Metropolis". Ma anche il piacere del cinema viene in secondo piano, rispetto alla forza del racconto, e dei suoi riverberi contemporanei.