“Non c’è alternativa se la notte è trasgressiva...”. Così cantano Donatella Rettore e Tancredi, una coppia inedita che si candida a diventare la coppia dell’estate con il brano senza tabù e senza malizia “Faccio da me” in uscita il 10 giugno.
Rettore, non ha bisogno di tante presentazioni: curiosa, irrequieta, ironica, spregiudicata, ribelle, provocante, provocatoria, in grado di unire pop, rock, sonorità disco e persino ska, negli oltre 40 anni di carriera 19 album e venduto oltre 27 milioni di dischi nel mondo. Quest’anno ha partecipato in gara al Festival di Sanremo, insieme alla cantautrice Ditonellapiaga con Chimica (certificato Disco di Platino).
Tabù infranti Artista all’avanguardia dall’attitudine punk, prima vera rocker italiana, le sue performance sul palcoscenico sono dei veri e propri spettacoli totali, i suoi look hanno anticipato le mode e sono stati fonte di ispirazione per intere generazioni. Icona assoluta della pop culture, è sempre stata capace di reinventarsi e trasformarsi, diventando a tutti gli effetti un modello per le donne alla ricerca di indipendenza grazie anche ai testi delle sue canzoni, un condensato di doppi sensi, allusioni, provocazioni, giochi di parole e sperimentazioni. Ne è un esempio lampante la canzone canzone Kobra, tratta dall’album Magnifico Delirio, una hit in perfetto stile con le commedie sexy anni Ottanta dove si decanta il “nobile servo che vive in prigione”, penetrante come “una lama”, languido come “un sospiro”, totalizzante come “un impero”, statuario come “un blasone di pietra ed ottone”, ammaliante nelle sue movenze e nei suoi modi: “il kobra si snoda, si gira mi inchioda, mi chiude la bocca, mi stringe mi tocca”.
Ma Rettore non è l’unica artista che sdogana certi tabù. Molte canzoni, italiane e straniere, parlano di sesso e di autoerotismo. Note fra sesso e autoerotismo Un caso celebre dove il contenuto sessuale non si nasconde dietro metafore, è “I want your sex” di George Michael. Per il suo esplicito riferimento al sesso, il brano subì una censura da parte della BBC che eliminò il video e la programmazione radiofonica della canzone durante le ore diurne. Ma fu comunque la hit dell’estate 1987. Più recente, invece, “Wap” (2020) di Cardi B. e Megan Thee Stallion, una canzone dove fin dalla frase iniziale “There’s some whores in this house” si percepisce la sensazione di una totale liberazione sessuale femminile: un brano sfacciato, senza filtri né censure dove l’argomento sessuale viene portato all’estremo. Da 'Gelato al cioccolato' al ''Triangolo'
E di esempi ce ne sono tanti altri: da “Gelato al cioccolato” cantata da Pupo (che a Luce! ha raccontato la sua vita in troppia) e scritta da Cristiano Malgioglio dove si parla di sesso omossessuale, a “Pensiero Stupendo” interpretata da Patty Pravo dove, giocando sull’ambiguità, si parla di una fantasia sessuale, un ménage à trois con protagonisti due donne e un uomo. Occorre ricordare, poi, che l’elogio per antonomasia a una relazione a tre è il celeberrimo “Triangolo” di Renato Zero del 1978. Tra le canzoni sul sesso italiane, impossibile non citare “America” di Gianna Nannini. Il testo (1979) è un vero e proprio inno alla masturbazione, sia femminile che maschile, già evidente dalla copertina del disco raffigurante la Statua della Libertà con in mano un vibratore. E l’incipit del brano non lascia dubbi: “Per oggi sto con me, mi basto e nessuno mi vede e allora accarezzo la mia solitudine”. Oltre alla Nannini, ci sono stati artisti del calibro di Vasco Rossi, Lucio Dalla, Rino Gaetano, Fiorella Mannoia, Marcella Bella e Lucio Battisti, che nelle loro canzoni hanno affrontato un tabù come la masturbazione ottenendo grandissimo successo. Con Albachiara sdoganato il tabù della masturbazione Eclatante è il caso di “Albachiara”: inserita inizialmente nell’album “Non siamo mica gli americani” del 1979, è uno degli inni che i fan del Blasco hanno più a cuore, dedicata a una ragazza che Vasco vedeva passare alla fermata di Zocca. Alla fine del testo - che ancora oggi chiude i concerti del Komandante - arriva la strofa dedicata all’autoerotismo: “Qualche volta fai pensieri strani /con una mano, una mano, ti sfiori, /tu sola dentro la stanza /e tutto il mondo fuori”.
Musica sensuale e voce seducente, “Sola” (2015) di Nina Zilli non è apertamente un canzone che parla di sesso. Il testo può essere interpretato in vari modi, ma è guardando il video che il significato diventa palese: una Nina Zilli sexy che si chiude nel bagno e inizia a spogliarsi e a toccarsi in maniera appassionata. Con queste immagini, le parole: “Sola/ e gli altri ballano / mi piace farmi male/ e ricordare la felicità cos’è”, acquistano tutto un altro senso. Tornando indietro nel tempo, Giorgio Gaber ricorre all’innocenza di un fanciullo per descrivere la bellezza dell’autoerotismo in “La Bugia”: “Credo nella bugia, quando un bambino si nasconde, quando sdraiato, timido in mezzo all’erba, non fa niente di male, accarezza il suo corpo e dolcemente si masturba: è cosi naturale” recita il testo del 1974. Rino Gaetano in “Sei Ottavi” affronta il tema della masturbazione femminile in un’Italia, quella del 1977, attraversata da onde libertarie e rigurgiti femministi ma pur sempre bigotta e appisolata ai piedi della basilica di San Pietro. Anche Lucio Battisti canta l’autoerotismo in “Anonimo”, brano del 1974 scritto da Mogol. Ed è proprio quest’ultimo che nel booklet di “Anima latina” spiega che il testo presenta “spunti autobiografici dalla vena erotica. Forte e rivoluzionario per l’epoca il linguaggio (“a masturbarsi un po’”), non usuale in una canzonetta”.
Inserita nell’album “Come è profondo il mare”, “Disperato Erotico Stomp” (1977) è un brano molto conosciuto di Lucio Dalla che racconta di un uomo lasciato dalla propria donna per “quella alta, grande f...”. Un viaggio che dura quasi sei minuti e si chiude con una strofa molto esplicita (come, d’altra parte, esplicita è tutta la canzone): “Ho fatto le mie scale tre alla volta, mi son steso sul divano, ho chiuso un poco gli occhi, e con dolcezza è partita la mia mano”. Un’altra delle signore della musica italiana, Fiorella Mannoia, affronta il tema dell’autoerotismo in un pezzo molto conosciuto, “Caffè nero bollente”. La Mannoia nel 1981 si presenta al Festival di Sanremo con questo brano, dove ci tiene a sottolineare che: “io non ho bisogno di te / perchè io non ho bisogno / delle tue mani mi basto sola”.
Altra signora della musica italiana, altra hit dai contenuti da bollino rosso: Marcella Bella in “Nell’aria” parla di una donna schiava del sesso che si chiude in camera... Un tema ‘scandaloso’ per il 1983 mitigato dal garbo e dalla delicatezza con cui il testo è scritto da Gianni Bella e Mogol. E così l’autoerotismo si nasconde dietro una gatta: “La mia mente è chiara, ma a volte è più forte il sesso. La mia gatta è ancora lì, non parla ma dice sì”. Oltreoceano, un’effervescente Cyndi Lauper raggiunse il terzo posto nella Billboard Hot 100 del 1984 con “She Bop”, brano tutto incentrato sul doppio senso del verbo ‘to bop’, che vuol dire ‘ballare’ ma anche ‘toccare’ e ‘sfiorare’. E allora la bionda Cyndi confessa di non riuscire a smettere di giocherellare con la zona pericolosa, ma non se ne preoccupa, perché in fondo, mica è vietato dalla legge. Non sarà vietato dalla legge ma questa sfrontatezza è costata all’artista l’inserimento nella speciale classifica “Filthy Fifteen” e l’applicazione del bollino Parental Advisory.
Da un lato un’icona indiscussa, un’artista che ha firmato (e segnato) un pezzo di storia della musica italiana, dall’altro un cantautore 21enne (all’anagrafe Tancredi Cantù Rajnoldi), ex concorrente di Amici 20, capace di trasmettere nelle sue canzoni verità ed emozioni forti ma con attenzione ad un sound anni 80/90. Nel mezzo un brano (prodotto da Luca Chiaravalli e Giordano Colombo) con il carattere della disco music, reinterpretato ai giorni nostri, che è un inno all’emancipazione, alla libertà di vivere la sessualità come meglio si crede. Donatella Rettore, o semplicemente