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Robert Downey Jr. il supereroe sopravvissuto a se stesso: l’Oscar di rivincita da alcol, droga e carcere

Premiato come miglior attore non protagonista per “Oppenheimer”, il film di Nolan sul padre della bomba atomica, ha dedicato la statuetta alla moglie: “Mi ha trovato come un cucciolo e mi ha salvato”

di MARIANNA GRAZI -
11 marzo 2024
Robert Downey Jr. bacia la statuetta dell'Oscar

Robert Downey Jr. bacia la statuetta dell'Oscar

La terza volta è quella che conta: l’Oscar a Robert Downey Jr. come miglior attore non protagonista per “Oppenheimer” è la statuetta della rivincita più che quella della consacrazione. La rivincita che nella realtà non ha avuto il personaggio da lui interpretato nel maestoso biophic di Christopher Nolan, Lewis Strauss, membro di spicco della Commissione per l’energia atomica degli Stati Uniti e ‘mandante’ dei processi che portarono alla revoca dell’autorizzazione di sicurezza per lo stesso J. Robert Oppenheimer (magistralmente interpretato da Cillian Murphy), il ‘padre della bomba atomica’. 

Non che Downey Jr., il volto dietro la maschera del supereroe Iron Man, avesse bisogno di questo tipo di riconoscimento per brillare tra le stelle di Hollywood più famose e amate dal pubblico mondiale, ma l’Oscar vinto questa notte va a chiudere un cerchio che si era aperto più di trent’anni fa con la prima candidatura agli Academy Awards. 

Una vera rockstar del cinema, insomma, che partiva da favorito per il premio, avendo già vinto in serie, per il ruolo di Strauss, il Golden Globe, il Bafta e lo Screen Actors Guild.

A contendergli la statuetta come miglior attore non protagonista c’erano altri big del calibro di Robert De Niro (“Killers of the Flower Moon”), Sterling K. Brown (“American Fiction”), Ryan Gosling (“Barbie”) e Mark Ruffalo (“Povere creature!”).

Il discorso e la dedica alla moglie

Robert Downey Jr. con la moglie Susan Downey
Robert Downey Jr. con la moglie Susan Downey

Downey Jr era già stato nominato per aver interpretato Charlie Chaplin, protagonista di “Charlot” del 1992, e l'attore folle e fin troppo metodico Kirk Lazarus in “Tropic Thunder” del 2008. 

Più di trent’anni di successi e cadute disastrose, con la statuetta che oggi rappresenta il trofeo meritato dopo una lunga, emozionante e travagliata storia personale. “Vorrei ringraziare la mia terribile infanzia e l’Academy, in quest’ordine” ha esordito infatti nel suo suo discorso di accettazione sul palco del Dolby Theatre di Los Angeles. Che dedica, con parole piene d’amore e riconoscenza,a una persona che lo sta osservando dalla platea: “Vorrei anche ringraziare mia moglie, Susan Downey: lei mi ha trovato come un cucciolo abbandonato e, da brava veterinaria, mi ha racolto e curato, mi ha riportato in vita”.

Downey Jr. e Levin si sono conosciuti nel 2003, sul set di "Gothika", dove la donna era tra le produttrici e lui nel cast. Un incontro del destino, viste le differenti esistenze condotte fino ad allora dai due, come ha raccontato lo stesso attore tempo fa: “L’unica cosa che posso dire è che sono diventato più simile a lei. Sto ancora cercando di capire cosa è accaduto”.

Susan Levin è la donna che ha cambiato tutto, che ha riportato in vita un uomo ormai completamente assorbito dai propri demoni, in lotta contro gli eccessi e le dipendenze, con un trascorso in carcere, un divorzio e una relazione fallimentare alle spalle. “Che si lavori sempre insieme o meno, bisogna sempre darsi spazio per leggersi a vicenda”, aveva aggiunto nella stessa intervista. Si sono sposati nell’agosto del 2005 a Long Island, e dalle nozze sono nati due figli. Ma i Downeys, come sono chiamati in America, hanno anche un terzo ‘bambino’, la loro casa di produzione.

L'attore 58enne
L'attore 58enne

La dedica sul palco degli Academy, insomma, è commossa e sincera, perché mai come in questo caso dietro il grande uomo c’è un’immensa, straordinaria donna, senza la quale nemmeno Iron Man sarebbe stato capace di arrivare fin qui. 

La rivincita da un passato difficile

“Il mio segreto? Avevo bisogno di questo lavoro più di quanto questo lavoro avesse bisogno di me”, prosegue poi Robert Downey Jr. riferendosi a “Oppenheimer” e rispondendo così alla (non) velata provocazione lanciata dal presentatore degli Oscar 2024, Jimmy Kimmel, che nel discorso introduttivo lo aveva preso di mira parlando proprio del passato oscuro dell’attore. “Questo è il punto più alto della lunga e illustre carriera di Robert Downey Jr... Beh, uno dei punti più alti”, ha detto sarcasticamente il conduttore. “Hai in tasca un discorso di accettazione o hai semplicemente un pene molto rettangolare?” ha aggiunto. Battute a cui l’attore non ha riso né replicato, se non appunto facendo riferimento alla necessità di fare questo film e l’accenno all’infanzia difficile, in un ringraziamento che sa appunto di rivincita in primis personale, verso se stesso e quello che è stato.

Il Tony Stark in “Iron Man”, “The Avengers” e i vari film del del Marvel Cinematic Universe, è tra gli attori più pagati e famosi di sempre nella Hollywood odierna. Ma la sua carriera inizia molto tempo fa, quando l’odierno 58enne aveva appena 5 anni. Figlio del regista Robert Downey Sr., ha esordito al cinema nel 1970 con una parte in “Pound” e poi recitando in diversi film per teenager negli anni ’80.

La svolta arriva nel 1992, quando gli viene affidato il ruolo di protagonista nel biopic su Charlie Chaplin, per cui riceve l’anno successivo una nomination agli Oscar (battuto da Al Pacino per “Profumo di Donna”). Sono gli anni più difficili per lui, i Novanta: nel 1996 il primo arresto quando viene fermato dalla polizia su Sunset Boulevard in possesso di stupefacenti e di una pistola. È il punto di non ritorno, sembra crollare tutto: i problemi legali legati alle dipendenze da alcol e droga potrebbero infatti far venire giù l’intera impalcatura della sua vita di attore.

Passa appena un mese poi finisce di nuovo in cella perché trovato a dormire sul divano del vicino di casa dove si è introdotto di nascosto. Nel 1997 non si presenta a un dei test antidroga obbligatorio imposto dal tribunale di Los Angeles, due anni dopo viene condannato a tre anni di prigione a Corcoran, mentre sta per uscire il suo film “Black and White”.

Robert Downey Jr. vince l'Oscar come miglior attore non protagonista
Robert Downey Jr. vince l'Oscar come miglior attore non protagonista

In realtà dietro le sbarre resta solo un anno: esce per buona condotta, come deciso da un giudice. Ma non spariscono i demoni, tanto che di nuovo viene fermato in più occasioni dalla polizia e nessuna compagnia vuole più assicurarlo per i cast cinematografici.

Robert Downey Jr. è un sopravvissuto a sé stesso ma per salvarsi ha avuto bisogno dell’aiuto fondamentale degli amici. Tra questi Mel Gibson, che gli paga di tasca propria l’assicurazione necessaria per recitare a Hollywood, e Ben Stiller, che lo inserisce nella produzione di “Tropic Thunder”, per cui Downey Jr. riceverà una nuova nomination agli Oscar.

Ma è il 2008 l’anno di vera svolta: Jon Favreau lo sceglie per interpretare il supereroe Iron Man, ruolo che lo renderà uno dei personaggi iconici non solo dell’MCU ma di tutto il panorama cinematografico mondiale. “Ha trovato molte delle sue esperienze di vita in Tony Stark”, disse il regista all’epoca del primo film. E proprio come l’eroe di Tony Stark, in effetti, Robert Downey Jr. è riuscito a salvare il mondo solo perché salva prima di tutto se stesso: è sobrio dal 2003, nel 2015 il Governatore della California gli ha concesso il perdono definitivo e oggi celebra se stesso e chi gli ha permesso di raggiungere il traguardo degli Oscar.