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Sanremo, polemiche sui testi di La Sad. Tutta la responsabilità alla musica?

Il Codacons boicotta la partecipazione del trio a Sanremo perché le canzoni sono offensive nei confronti delle donne. Una società come la nostra che mette al bando la musica è ipocrita?

di TERESA SCARCELLA -
10 dicembre 2023
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La musica, o l'arte più in generale, può andare per conto suo o deve adeguarsi alla sensibilità sociale? Questo è un dibattito enorme, alimentato ogni giorno (oggi c'è Sanremo, domani ci sarà altro) di cui si vede l'inizio a fatica e non si vede la fine neanche a sforzarsi. Siamo in un periodo storico di cambiamento, questo è evidente, ma cambiare significa cancellare quello che siamo stati? Radere al suolo il passato? Non credo. Significa creare qualcosa di nuovo? Credo di si.  La musica, l'arte in generale, ha sempre rispecchiato i tempi. E' da sempre un modo di raccontare quello che ci circonda ed ecco, quindi, che i cambiamenti sociali hanno inevitabilmente un impatto sull'arte (e viceversa). In un momento in cui, fortunatamente, c'è particolare sensibilità a temi come i diritti civili, parità di genere, violenza sulle donne, educazione affettiva, accettazione del rifiuto, è inevitabile che si faccia particolare attenzione alla declinazioni di queste tematiche in tutti i settori. Quindi all'utilizzo delle parole.
 
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La polemica su La Sad a Sanremo

Ecco che, allora, testi come “Ma tu sei peggio della coca, sei una tr*” (Da Sto nella sad), e “ti sco* solo per strapparti il cuore (Da Psycho girl)”; “E non ho più voglia di stare al mondo, se ci sei te. Prendo il doppio degli psico.. “ sempre da Psycho girl, finiscono sotto i riflettori e al centro delle polemiche. A far rizzare le antenne del Codacons - che nell'ultimo periodo ha avviato una battaglia contro certi cantanti - non è stata la pubblicazione della canzone della Sad (che ha circa un anno), ma la partecipazione del trio a Sanremo, un palco che nel bene e nel male fa da cassa di risonanza. La tendenza conservatrice, ancora molto forte, a voler tenere il festival di Sanremo sotto una campana di vetro si scontra spesso con le punture di lifting che il programma sta facendo da qualche anno a questa parte per attirare un pubblico più giovane, spesso e volentieri finendo per fare la figura da boomer (ma questa è un'altra storia). Ogni anno, quindi, la polemica come antipasto del festival è servita. L'anno scorso era Rosa Chemical, prima ancora è stato Achille Lauro, quest'anno c'è La Sad a minare la stabilità di questa campana di vetro. Che poi - diciamolo - finisce quasi sempre che l'hype dei mesi precedenti intorno al personaggio di turno, finisce per sgonfiarsi alla prima serata. Fino a quel momento, però, dobbiamo sorbirci i vari botta e risposta. E quindi il Codacons che chiede alla Rai e al direttore artistico, Amadeus, il perché ci sia La Sad sul palco visto che “un Paese che si commuove per Giulia Cecchettin non può applaudire brani offensivi nei confronti delle donne e caratterizzati da una esaltazione costante di violenza e misoginia”.
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Amadeus, direttore artistico e presentatore di Sanremo

Amadeus che risponde con una lezione di vita: "Prima si ascolta la canzone, si legge il libro, si guarda il film o un programma televisivo e poi si esprime un parere o si giudica. Non prima. E' sbagliato avere un pregiudizio". E il Codacons che replica: "Se da un lato è vero che non si giudica una canzone prima di averla ascoltata dall'altro è altrettanto vero che si può e si deve giudicare prima un cantante se già se ne conoscono i brani e le violenze verbali verso le donne. Siamo sicuri - continua - che Amadeus comprenderà la gravità della presenza dei La Sad e tornerà indietro, ma se non torna sui suoi passi e non ritira questo gruppo dalla gara, andremo avanti e saremo costretti a presentare esposto all’Agcom e alla Rai”. Come andrà a finire? Quasi sicuramente La Sad canteranno al festival, magari anche "ripuliti" e sanremizzati, e Amadeus li ascolterà con espressione soddisfatta e con il "ve lo avevo detto" sulle labbra.

L'importanza delle parole

Ora, al di là della polemica della settimana che rischia pure di banalizzare una questione più seria, il linguaggio è importante, le parole sono importanti. E ogni settore, compreso quello del giornalismo, ha tanto lavoro da fare per non urtare la sensibilità di oggi. La Rai, per restare in tema, ha sicuramente tante altre cose da sistemare in casa sua, prima di ripulire i testi delle canzoni dei rapper italiani.
Dall'altra parte è oggettivo che alcuni testi, oltre ad essere dal gusto discutibile, possono infastidire chi è più attento a certe questioni. Non solo La Sad. Il problema riguarda molti altri. Prendiamo, per esempio, "Everyday" di Anna, Shiva e Takagi & Ketra: "Io ti ammazzo solo perché parli con lei. Voglio te, voglio te everyday. E divento pazza se non so dove sei. Voglio te, voglio te, voglio te" (è il ritornello). Se ne potrebbero portare altre ad esempio.
Può infastidire, ma non stupisce. Il punto è questo: siamo abituati a questo modo di parlare, prima ancora di cantare. I cantanti scrivono questi testi perché i giovani che li ascoltano parlano così e viceversa, un cane che si morde la coda.
 
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La musica di oggi rispecchia la decadenza morale dei nostri tempi e al contempo contribuisce ad alimentarla. Sei cool se dici le parolacce, se cammini in un certo modo, come se non ti importasse di niente e di nessuno, se vai in giro a fare il dito medio a chiunque ti guardi. Ma che modelli alternativi hanno i giovani?
Quanto può essere efficace, ai fini del cambiamento culturale, mettere al bando e boicottare certe canzoni - come appunto sta provando a fare il Codacons - se intanto non si lavora sulla società, sui giovani, sulla politica (ed è buffo che proprio Salvini sia intervenuto sulla polemica), a scuola e in famiglia. Perché affidare tutta la responsabilità dell'educazione (o ineducazione) ai cantanti è da sciocchi, da incoscienti oltre che da ipocriti.
Dopotutto quelli del Codacons quante volte avranno ascoltato Adriano Celentano cantare: " Ma non vorrei che tu a mezzanotte e tre, stai già pensando a un altro uomo. Mi sento già sperduto e la mia mano dove prima tu brillavi, è diventata un pugno chiuso, sai cattivo come adesso non lo sono stato mai. E quando mezzanotte viene, se davvero mi vuoi bene, pensami mezz'ora almeno e dal pugno chiuso una carezza nascerà";
o Vasco Rossi: "Ho una puttana fuori che mi aspetta. Per portarla a casa Ebbene sì, lei mi ama oramai"; o ancora Marco Masini: "Mi verrebbe di strapparti, quei vestiti da puttana e tenerti a gambe aperte finché viene domattina. Ma di questo nostro amore così tenero e pulito, non mi resterebbe altro che un lunghissimo minuto di violenza. E allora ti saluto, bella stronza".