
la-sad
La musica, o l'arte più in generale, può andare per conto suo o deve adeguarsi alla sensibilità sociale? Questo è un dibattito enorme, alimentato ogni giorno (oggi c'è Sanremo, domani ci sarà altro) di cui si vede l'inizio a fatica e non si vede la fine neanche a sforzarsi. Siamo in un periodo storico di cambiamento, questo è evidente, ma cambiare significa cancellare quello che siamo stati? Radere al suolo il passato? Non credo. Significa creare qualcosa di nuovo? Credo di si. La musica, l'arte in generale, ha sempre rispecchiato i tempi. E' da sempre un modo di raccontare quello che ci circonda ed ecco, quindi, che i cambiamenti sociali hanno inevitabilmente un impatto sull'arte (e viceversa). In un momento in cui, fortunatamente, c'è particolare sensibilità a temi come i diritti civili, parità di genere, violenza sulle donne, educazione affettiva, accettazione del rifiuto, è inevitabile che si faccia particolare attenzione alla declinazioni di queste tematiche in tutti i settori. Quindi all'utilizzo delle parole.
Amadeus che risponde con una lezione di vita: "Prima si ascolta la canzone, si legge il libro, si guarda il film o un programma televisivo e poi si esprime un parere o si giudica. Non prima. E' sbagliato avere un pregiudizio". E il Codacons che replica: "Se da un lato è vero che non si giudica una canzone prima di averla ascoltata dall'altro è altrettanto vero che si può e si deve giudicare prima un cantante se già se ne conoscono i brani e le violenze verbali verso le donne. Siamo sicuri - continua - che Amadeus comprenderà la gravità della presenza dei La Sad e tornerà indietro, ma se non torna sui suoi passi e non ritira questo gruppo dalla gara, andremo avanti e saremo costretti a presentare esposto all’Agcom e alla Rai”. Come andrà a finire? Quasi sicuramente La Sad canteranno al festival, magari anche "ripuliti" e sanremizzati, e Amadeus li ascolterà con espressione soddisfatta e con il "ve lo avevo detto" sulle labbra.
Visualizza questo post su Instagram
La polemica su La Sad a Sanremo
Ecco che, allora, testi come “Ma tu sei peggio della coca, sei una tr*” (Da Sto nella sad), e “ti sco* solo per strapparti il cuore (Da Psycho girl)”; “E non ho più voglia di stare al mondo, se ci sei te. Prendo il doppio degli psico.. “ sempre da Psycho girl, finiscono sotto i riflettori e al centro delle polemiche. A far rizzare le antenne del Codacons - che nell'ultimo periodo ha avviato una battaglia contro certi cantanti - non è stata la pubblicazione della canzone della Sad (che ha circa un anno), ma la partecipazione del trio a Sanremo, un palco che nel bene e nel male fa da cassa di risonanza. La tendenza conservatrice, ancora molto forte, a voler tenere il festival di Sanremo sotto una campana di vetro si scontra spesso con le punture di lifting che il programma sta facendo da qualche anno a questa parte per attirare un pubblico più giovane, spesso e volentieri finendo per fare la figura da boomer (ma questa è un'altra storia). Ogni anno, quindi, la polemica come antipasto del festival è servita. L'anno scorso era Rosa Chemical, prima ancora è stato Achille Lauro, quest'anno c'è La Sad a minare la stabilità di questa campana di vetro. Che poi - diciamolo - finisce quasi sempre che l'hype dei mesi precedenti intorno al personaggio di turno, finisce per sgonfiarsi alla prima serata. Fino a quel momento, però, dobbiamo sorbirci i vari botta e risposta. E quindi il Codacons che chiede alla Rai e al direttore artistico, Amadeus, il perché ci sia La Sad sul palco visto che “un Paese che si commuove per Giulia Cecchettin non può applaudire brani offensivi nei confronti delle donne e caratterizzati da una esaltazione costante di violenza e misoginia”.
Amadeus, direttore artistico e presentatore di Sanremo
L'importanza delle parole
Dall'altra parte è oggettivo che alcuni testi, oltre ad essere dal gusto discutibile, possono infastidire chi è più attento a certe questioni. Non solo La Sad. Il problema riguarda molti altri. Prendiamo, per esempio, "Everyday" di Anna, Shiva e Takagi & Ketra: "Io ti ammazzo solo perché parli con lei. Voglio te, voglio te everyday. E divento pazza se non so dove sei. Voglio te, voglio te, voglio te" (è il ritornello). Se ne potrebbero portare altre ad esempio.
Può infastidire, ma non stupisce. Il punto è questo: siamo abituati a questo modo di parlare, prima ancora di cantare. I cantanti scrivono questi testi perché i giovani che li ascoltano parlano così e viceversa, un cane che si morde la coda.
Visualizza questo post su Instagram
La musica di oggi rispecchia la decadenza morale dei nostri tempi e al contempo contribuisce ad alimentarla. Sei cool se dici le parolacce, se cammini in un certo modo, come se non ti importasse di niente e di nessuno, se vai in giro a fare il dito medio a chiunque ti guardi. Ma che modelli alternativi hanno i giovani?
Quanto può essere efficace, ai fini del cambiamento culturale, mettere al bando e boicottare certe canzoni - come appunto sta provando a fare il Codacons - se intanto non si lavora sulla società, sui giovani, sulla politica (ed è buffo che proprio Salvini sia intervenuto sulla polemica), a scuola e in famiglia. Perché affidare tutta la responsabilità dell'educazione (o ineducazione) ai cantanti è da sciocchi, da incoscienti oltre che da ipocriti.
Dopotutto quelli del Codacons quante volte avranno ascoltato Adriano Celentano cantare: " Ma non vorrei che tu a mezzanotte e tre, stai già pensando a un altro uomo. Mi sento già sperduto e la mia mano dove prima tu brillavi, è diventata un pugno chiuso, sai cattivo come adesso non lo sono stato mai. E quando mezzanotte viene, se davvero mi vuoi bene, pensami mezz'ora almeno e dal pugno chiuso una carezza nascerà";
o Vasco Rossi: "Ho una puttana fuori che mi aspetta. Per portarla a casa Ebbene sì, lei mi ama oramai"; o ancora Marco Masini: "Mi verrebbe di strapparti, quei vestiti da puttana e tenerti a gambe aperte finché viene domattina. Ma di questo nostro amore così tenero e pulito, non mi resterebbe altro che un lunghissimo minuto di violenza. E allora ti saluto, bella stronza".