La serata cover è nostalgica, non mancano polemiche e messaggi impegnati

Fischi per Geolier, lacrime per Angelina Mango e applausi per i messaggi di Dargen e BigMama. Le pagelle della semifinale che ci ha regalato tante emozioni

di CHIARA CARAVELLI
10 febbraio 2024
74th Sanremo Music Festival

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SANGIOVANNI: 4

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Dopo due anni porta una sua canzone nella serata delle cover. Farfalle sarà anche stata una hit, ma la strada più facile non è sempre quella vincente. Tra i due, è più brava lei. Se son (Mari)pose, fioriranno. 

ANNALISA: 9

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Prende le note basse, quelle medie e pure quelle alte. Non sappiamo cosa debba fare ancora Annalisa per dimostrare che sa cantare divinamente. La scelta della canzone è azzeccatissima, il sound potente accompagna le voci di Nali e Veronica della Rappresentante Di Lista e ne esce una performance travolgente. Il palco dell’Ariston sta ancora tremando dopo gli acuti della cantante ligure.

ROSE VILLAIN: 5

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La dimostrazione vivente che non basta portare un pilastro della musica italiana per fare una buona performance. Purtroppo le voci di Gianna e Rose non vanno di pari passo, c’è chi sbaglia il tempo e chi sbaglia le note.

GAZZELLE: 7.5

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Performance delicata e sopra le aspettative. Fulminacci e Gazzelle omaggiano Antonello Venditti con delicatezza e semplicità. Lo scivolone era dietro l’angolo, ma loro hanno saputo rimanere in piedi. Un po’ de Roma sul palco fa sempre bene. La giacca magenta di Flavio è stata la sorpresa più grande.

THE KOLORS: 7

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Questa è proprio Ibiza. La performance funziona, c’è chimica nonostante Stash e Umberto siano distanti per età e genere musicale. La platea si scatena e canta con loro, come noi da casa. Finale che sorprende e fa sorridere, soprattutto perché ci immaginiamo Tozzi che canta Italodisco.

ALFA: 10

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Alla fine della performance, avevamo tutti gli occhi lucidi. Alfa sul palco è un cucciolo di panda e Vecchioni gli lascia felice l’ultima strofa, scritta in chiave rap per l’occasione, e la ascolta ad occhi chiusi. Uno scambio generazionale che è per tutti una piacevolissima sorpresa. Il classe 2000 è emozionato e lo capiamo bene, visto che al suo fianco c’è uno dei pilastri della nostra storia musicale. Il duo funziona. Bravi, bravi, bravi.

BNKR44: 6.5

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Quando la professoressa ti mette nel gruppo dei secchioni e tu, pur non facendo niente, prendi comunque 8: questo è il contributo di Pino D’Angiò nella serata cover. Scherzi a parte, è bello vederlo tornare a cantare. La canzone è spassosissima e diverte, bravi i ragazzi e la loro interpretazione. D’Angiò è ironico e gli lascia la scena, non prima di aver fatto un balletto.

IRAMA: 8

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‘Quando finisce un amore’ compie 50 anni e Irama e Cocciante non potevano fargli regalo migliore. La canzone, neanche a dirlo, è bellissima e il giovane cantante la interpreta nel migliore dei modi. La sintonia con Cocciante c’è tutta. Irama urla meno e noi non possiamo far altro che ringraziare. Bravi entrambi.

FIORELLA MANNOIA: 8

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Ironici, divertenti e con due canzoni del Festival, ognuna a modo suo, indimenticabili. ‘Che sia benedetta’ fa sempre commuovere e il piano di Gabbani la accompagna dolcemente. Poi è il turno di Occidentali’s Karma, una canzone entrata nel cuore degli italiani sette anni fa e che da lì non se n’è più andata. Il pubblico apprezza e si scatena insieme ai due artisti. Fiorella ha voglia di divertirsi e in Gabbani trova il partner perfetto. 

SANTI FRANCESI: 10

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La pelle d’oca. Halleluja fa sempre quest’effetto (soprattutto a chi ricorda la morte di Marissa in O.C.) e se a cantarla sono due voci così, beh che dire. Skin incanta con le sue note alte e Alessandro De Santis è all’altezza della situazione. Bellissimi sul palco, trovano un’affinità incredibile e stregano gli spettatori. Se si meritavano la top 5 finale? Assolutamente sì.

RICCHI E POVERI: 10

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Che confusione, sarà perché sono iconici! La coppia più divertente del Festival incontra le sorelle Iezzi e niente sarà più lo stesso. I quattro incarnano alla perfezione lo spirito della serata della cover con due canzoni immortali. Il pubblico balla insieme a Lorella Cuccarini e l’Ariston si trasforma in una grande festa. Bravi Riches and Poor, grazie per aver partecipato a questa edizione di Sanremo.

GHALI: 10

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Strepitoso. L’arrangiamento musicale è da togliere il fiato, non da meno lo sguardo in camera di Ghali mentre canta “Io sono un italiano vero”. Performance potentissima, che vale molto più di tante parole. Con l’intro cantata in arabo, l’italo-tunisino rivendica entrambe le nazionalità e ne viene fuori un inno all’uguaglianza. Ghali sa di avere una grande chance di portare un messaggio sul palco e la sfrutta a pieno. 

CLARA: 8

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Con il cerchio della vita è un attimo ritrovarsi bambini. Clara sta vivendo il suo Walt Disney dream e con Ivana Spagna ci fa fare un tuffo nel passato, senza sbagliare una nota.Tanta grinta e sintonia sul palco dell’Ariston per questo duetto inaspettato, ma riuscitissimo. Il coro delle voci bianche dà quel quid in più che fa decollare l’esibizione. 

LOREDANA BERTÈ: 7

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Un pizzico di delusione non ascoltare nemmeno una nota uscire dalla bocca di Venerus. Tutti si aspettavano il contrasto tra la voce dolce e sussurrata del cantante e i graffiati della Bertè. Nel complesso, la performance convince ma, come direbbe Gianni Morandi, si può dare di più.

GEOLIER: 7-

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A chi piace il genere, sarà stato in un brodo di giuggiole. Noi siamo affezionati a Brivido e a Marra e facciamo i complimenti per il coraggio di aver portato un brano poco sanremese sul palco dell’Ariston. Geolier è a suo agio anche tra i big, ma non ha avuto la capacità di trovare il fil rouge fra le tre esibizioni (come ha fatto Ghali), peccato. Tantissime discussioni per il primo posto in classifica. Si è parlato di antimeridionalismo, ma non c’entra. Per quello che ha portato sul palco ieri sera, diciamocelo, non meritava la vittoria. I fischi assordanti e il pubblico che si alza, però, non sono stati un bello spettacolo.

ANGELINA MANGO: 10 (e lode)

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Ci aspettavamo un momento da lacrime, ma non così tanto. Angelina incanta l’Ariston con ‘La rondine’ di papà Pino e la voce non trema. Un’interpretazione magistrale che le vale la standing ovation del pubblico. Strameritata. La giovane cantante lucana dimostra più anni di quelli che ha e omaggia il padre con una maturità vocale impressionante. Ce la ricorderemo per tanto tempo. Peccato per la regia, che ci ha fatto venire il mal di testa. Che dire, grazie Angelina.

ALESSANDRA AMOROSO: 6.5

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Parte piano, poi infiamma l’Ariston grazie all’aiuto dei Boomdabash. Il pubblico balla, Alessandra si diverte e appare più sciolta rispetto alle precedenti performance. Avremmo voluto vederla sempre così, perché ha tutte le carte in regola per spaccare. Poco fortunata con la scaletta, esibirsi dopo la performance da pelle d’oca di Angelina Mango non ha aiutato.

DARGEN D’AMICO: 6.5

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L’omaggio a Ennio Morricone accompagnato dalla Babelnova Orchestra lascia un po’ l’amaro in bocca. Se l’ho capito? Non tanto. C’era un po’ di frizzantezza di troppo. Ma alla fine dell’esibizione torna a chiedere il cessate il fuoco e zittisce di nuovo tutti. "In questo momento dall'altra pare del Mediterraneo ci sono bambini buttati sul pavimento, perché negli ospedali non ci sono più barelle, bambini mutilati, operati a luce dei cellulari senza anestesia. Se abbiamo il coraggio di voltarci dall'altra parte usiamo quel coraggio per imporre un cessate il fuoco”.

MAHMOOD: 10

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Alessandro ci porta in un mondo tutto suo, riuscendo a cantare un brano che negli anni è diventato un inno generazionale. Lo fa suo e l’arrangiamento gli calza a pennello. L’accompagnamento con i Tenores di Bitti è magistrale e la Sardegna è sul palco dell’Ariston insieme ai cinque artisti. Bellissimo omaggio a Dalla, con la voce di Lucio che sul finale si mischia a quella di Alessandro. Era difficile? Sì, ma al termine dell’esibizione ci troviamo ancora una volta ad applaudire e lo votiamo con i nostri cinque cellulari nella tuta gold.

MR RAIN: 7

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Operazione nostalgia riuscita. C’è chi ieri sera ha iniziato a urlare ‘Mary che cammina su sentieri più scuri/sta cercando sorrisi sinceri’ e chi mente. Mr Rain porta i Gemelli Diversi sul palco dell’Ariston e la scelta lo premia, anche se sul finale confonde Amadeus che è costretto a tornare indietro con i fiori. Portare le ragazze della nazionale di ginnastica ritmica è un po’ la risposta quando ti chiedono ‘ti piace vincere facile?’. 

NEGRAMARO: 7.5

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Metterò da parte il mio amore per Giuliano Sangiorgi e sarò obiettiva dicendo che in questo duetto con Malika Ayane mi è piaciuto, ma da lui mi aspettavo qualcosa di più. La coppia funziona bene, il frontman della band salentina coinvolge Malika e sta sul palco come lui sa fare. La scelta del brano ‘La canzone del sole’ di Battisti ci fa cantare e ci ricorda ancora una volta la mancanza di Lucio.

EMMA: 8

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Che bel gesto. Un applauso a Emma che porta sul palco un medley di Tiziano Ferro in un momento molto difficile per il cantante di Latina, che oggi la ringrazia. Il duetto con Bresh funziona e poi diciamocelo, chi non ha cantato a squarciagola il ritornello di ‘Sere nere’?

IL VOLO: 5

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Niente, nemmeno il duetto con Stef Burns (che ieri sera ha vinto il premio ‘trova l’intruso’) funziona. La scelta dei Queen con ‘Who wants to live forever’ è un bell’azzardo, forse troppo. Toccare un mostro sacro come Freddy Mercury è un po’ come fare una corsa dopo sette sigarette. Ci provi, ma non ci riesci. 

DIODATO: 8

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La cover di Fabrizio De André è quel livello di difficoltà che qualcuno quest’anno doveva portare. Ci ha pensato Diodato con una versione inedita insieme alla voce graffiante di Jack Savoretti. Due voci molto diverse tra loro, ma che sul palco funzionano bene. L’intro dell’attore Filippo Timi dà un tocco in più. Bravi tutti.

LA SAD: 5

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C’è qualcosa che non torna e tutti, o quasi, ce ne siamo resi conto. I La Sad partecipano quest’anno con ‘Autodistruttivo’, una canzone che punta a sensibilizzare le persone sul tema della depressione e del suicidio. Nella serata cover scelgono di duettare con Donatella Rettore sulle note di «dammi una lametta che mi taglio le vene». Possiamo dire che autodistruttiva è stata proprio la scelta di questo brano.

IL TRE: 6.5

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Un medley sentito e risentito, ci sembra che Moro abbia partecipato alle ultime 10 edizioni del Festival. Sicuramente il duetto non fa emergere il talento del giovane cantante, che con la sua Fragili è riuscito nella terza serata a entrare in Top 5. Da casa viviamo un momento karaoke, ma niente di più. 

BIG MAMA: 9

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Le nostre Christina Aguilera, Lil’ Kim, Mya e Pink, direttamente sul palco di Sanremo. L’esibizione di BigMama, Gaia, La Niña e Sissi fa strabiliare gli occhi e dal divano continuavo a urlare “Go girlzzzz”. Lady Marmalade con una strofa in napoletano dimostra la cazzimma delle quattro artiste, che vocalizzano tra loro perfettamente, senza oscurarsi a vicenda. "Per tutte le donne: non abbiate paura, fate sentire la vostra voce e quando serve denunciate”, è l’appello di BigMama alla fine dell’esibizione. Semplice ma efficace, tutto urla “Girl Power!”

MANINNI: 6

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Scelta democristiana portare Non mi avete fatto niente all’Ariston, brano che parla della guerra e che vinse il Festival nel 2018. A fianco di Ermal Meta non c’è Fabrizio Moro, ma l’estensione vocale di Maninni non lo fa rimpiangere. Purtroppo, non basta azzeccare le note per renderla una performance memorabile e alla fine si perde un po’, complice l’orario in scaletta. 

FRED DE PALMA: 7

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È quasi ora di andare a dormire, ma ci risvegliamo sulle note di “I’m blu, Da ba dee”, pezzo immortale degli Eiffel 65 della fine degli anni Novanta. La scelta di Fred De Palma è giusta e ci riporta sotto cassa a 15 anni, con il nostro primo gin tonic in mano. L’Ariston apprezza il momento dance e balla insieme agli artisti. Grazie Fred per non averci fatto addormentare.

RENGA NEK: 7.5

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Pagano lo scotto di esibirsi per ultimi, ma si fanno perdonare con un’esibizione che ci riporta indietro nel tempo. Nella serata delle cover e dei duetti, Renga e Nek non portano nessuno sul palco insieme a loro, tranne le loro vecchie glorie. Il medley di alcuni dei loro più grandi successi fa felici tutti, anche i meno fan. Un po’ autocelebrativi, ma li perdoniamo.