Ci sono storie che sanno di leggenda. E che in un attimo trasformano la vita in un sogno. Quello di un bambino che corre con i calzettoni abbassati, su un campetto di periferia, tirando calci ad una palla. Le ginocchia sbucciate, il viso imperlato di sudore e polvere. Ci sono storie che regalano un attimo di stupore e di bellezza, quando meno te l’aspetti. Nel mezzo di una estate torrida, ancora alle prese con i bollettini della protezione civile, tra gli incendi che devastano territori e paesaggi, con le spiagge affollate, e le fabbriche che chiudono. Storie che raccontano di sentimenti, di emozioni, di passioni. Di quelle cose che valgono così tanto da essere gratis. Perché non si possono comprare. Né pagare. E così, mentre c’è chi affastella ingaggi milionari, mentre club sempre più galattici e sempre alla ricerca di nuovi mercati fanno la collezione di figurine strapagate, il ‘racconto’ che stanno scrivendo Borja Valero e il Centro storico Lebowski, ha la dimensione straordinaria di un’utopia che si avvera. Il campione pluritiotolato, e la squadra di promozione. L’uomo che ha vestito maglie leggendarie, che ha calcato l’erba degli stadi più famosi del mondo, ed un progetto talmente diverso dagli altri da sembrare una scommessa. fare calcio, partendo dal basso, puntando sulla partecipazione, rivalutando il ruolo sociale dello sport e quello eminentemente popolare del calcio.