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La pugile Rebecca Niccoli (Fondazione Bracco)
Donne e atlete, un connubio non sempre facile. Eppure, nell’ambito sportivo dovrebbero essere solo due i parametri di valutazione: i risultati e il merito. La teoria, anche se qualche buona notizia c’è, non va di pari passo con la pratica, come testimonia la ricerca "La copertura mediale delle Olimpiadi e Paralimpiadi di Parigi 2024 analizzata da una prospettiva di genere". Lo studio, è stato promosso dal Comitato olimpico internazionale e Fondazione Bracco ed è stato illustrato a Milano, a Palazzo Marino, da Monia Azzalini, Responsabile settore Diversità, Equità e Inclusione dell'Osservatorio di Pavia. Con l’occasione è stata presentata anche la mostra fotografica “Una vita per lo sport. Volti e conquiste delle 100esperte” basata sugli scatti di Gerald Bruneau in vista di Milano-Cortina.
Come sono rappresentate dai media le donne durante i Giochi Paralimpici
Stando al report la situazione non è di certo rosea. La patina patriarcale e molte volte pervasa da pregiudizi che è radicata nei substrati culturali della nostra società, si ritrova nella narrazione sportiva. Il racconto, carente in termini numerici e di qualità, sfocia in banali stereotipi. Non sorprende, quindi, che a livello paralimpico, il linguaggio utilizzato non sia risultato sempre pienamente inclusivo, ovvero nel 37% delle notizie e sessista nel 6%. Lo stesso vale per le immagini, non inclusive al 13% e sessiste nel 9%.
Tante volte i media sono incappati in grossolane banalizzazioni relative a genere e disabilità, scadendo nell’eroismo e nel pietismo. Inoltre, nei TG, è stata rivolta più attenzione a favore discipline sportive maschili: 61% vs. 39%. Le atlete che hanno preso parte alla competizione non hanno ricevuto lo stesso trattamento in termini di visibilità 43% vs. 57% e sono state anche intervistate meno degli atleti: 46% vs. 54%. Le giornaliste che hanno firmato servizi, interviste o che hanno dato notizie in diretta da Parigi sono state il 57% vs. il 43% dei colleghi maschi, elementi positivo che potrebbe perseguire la tendenza di affidare a donne tematiche poco interessanti.

La situazione migliora a livello Olimpico
Va meglio a livello olimpico: ai Giochi Olimpici c’era una percentuale di donne del 48% e i telegiornali che hanno seguito l’evento hanno dedicato 476 notizie. La copertura è stata distribuita ugualmente fra sport femminili (51%) e sport maschili (49%) e fortunatamente, atleti e atlete partecipanti ai Giochi hanno avuto una visibilità quasi perfettamente paritaria (49% atlete e 51% atleti). Poi, non sono state state riscontrate particolari problematiche per l’’utilizzo del linguaggio o delle immagini.
Le noti dolenti, comunque, non mancano e riguardano le poche le volte in cui sono state incluse le donne: gli uomini sono stati interpellati molto di più come esperti o commentatori (74% vs. 26%) e come portavoce (67% vs. 33). Inoltre, hanno avuto molto più visibilità le Olimpiadi che le Paralimpiadi, relegate a una copertura limitata (solo 54 notizie, appena l'11%).

Il progetto #100esperte e la mostra
Il progetto #100 esperte, ovvero "100 donne contro gli stereotipi" ("#100esperte"), ideato nel 2016, dall'Osservatorio di Pavia e dall’associazione Gi.U.Li.A. Giornaliste, con lo sviluppo di Fondazione Bracco e con il supporto della Rappresentanza in Italia della Commissione Europea, altro non è che una banca dati online con nomi di professioniste e accademiche in diversi ampi, dalla Scienza alla Politica internazionale allo Sport.
L’obiettivo è quello di cercare di trovare spazio tra media, colmando il gap di genere. Nasce con lo stesso scopo, "sfruttando" la portata mediatica offerta dai Giochi di Milano-Cortina, la mostra fotografica che vede protagoniste 20 donne italiane nel mondo sportivo, parte del database. Tra i volti immortalati, c’è l’ormai ex campionessa dei 100 metri paralimpici, Martina Caironi, l’attuale vicepresidente vicario del Coni, ex atleta, Silvia Salis o ancora, Antonella Bellutti attivista dell’Associazione Nazionale Atlete, ex atleta di ciclismo su pista, olimpica. Per ognuna di queste personalità, lo sport ha assunto un valore diverso, per qualcuna è stato un modo per realizzarsi, per altre di emanciparsi, ma per tutte è essenza vitale. La mostra vuole riconoscere il ruolo di queste atlete o ex che con loro impegno hanno contribuito a farsi largo nella società e nello sport.
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L’impegno di Diana Bracco
Dietro questi progetti non poteva che esserci una donna come Diana Bracco, Presidente della fondazione che porta il suo nome e da sempre impegnata a sostegno e supporto delle figure femminili, soprattutto in ambito sportivo (è anche Presidente onoraria della Bracco atletica). “Nel 2025 in occasione di Expo era stato realizzato un padiglione interamente dedicato alle donne. Ed è bello che dopo dieci anni, Milano si prepari a vivere un altro grande evento, ed è simbolico che a poco meno di un anno dai Giochi Invernali e in occasione del mese dedicato ai diritti delle donne, venga esposta nel cuore della nostra città la Mostra di Fondazione Bracco. Personalmente, ho sempre ritenuto che l'attività agonistica sia un'opportunità per maturare, migliorare, confrontarsi, imparando ogni giorno i valori del rispetto verso gli altri, della lealtà e del sacrificio. Merito e impegno costante sono l'unica via per emergere”.
Del resto, l’iniziativa è nata per arginare “le discriminazioni di stereotipo e per dar voce alle donne. Seppur ci sia qualche miglioramento, hanno ancora troppa poca visibilità. Penso di saperlo: sono in presenza limitata per i ruoli di spicco a livello istituzionale, nello sport o nella cultura, anche al Festival di Sanremo erano tutti uomini”. Infine, sulla mostra: “È una galleria di doni del fotografo Gerald Bruneau che con tenacia e determinazione ha ritratto le atlete. Lasciamoci ispirare da questi volti: storie di valori forti, di campionesse che hanno superato i più importanti pregiudizi in nome di una forte passione per lo sport”.