“Fare climbing senza protesi è come volare, mi sento libera”

Fiamma Cocchi ha perso una gamba quando era ragazza, ma da poco ha conquistato un posto nella nazionale italiana di paraclimbing. L’obiettivo ora sono le Olimpiadi 2028

di CHIARA OTTAVIANI -
2 luglio 2024
Fiamma Cocchi, atleta della nazionale italiana di paraclimbing

Fiamma Cocchi, atleta della nazionale italiana di paraclimbing

“Mi è sembrato di saper volare. Mi sono sentita per la prima volta libera, felice”. Fiamma Cocchi, una giovane psicoterapeuta fiorentina, ha cominciato una nuova vita. A causa di una malformazione congenita ha perso una gamba quando era ragazza, ma oggi fa parte della Nazionale italiana di paraclimbing, sport che nel 2028 farà il suo esordio alle paralimpiadi di Los Angeles.

Come nasce la sua passione per lo sport?

“Ho imparato prima a nuotare che a camminare e ho continuato fino a 18 anni, credendo che questo fosse l’unico sport che potessi fare, ma con il tempo sono arrivata a odiarlo e per un po’ ho abbandonato. Da quel momento il mio rapporto con lo sport è stato altalenante, poi nel 2014 c’è stata la svolta”.

Fiamma Cocchi, atleta della nazionale italiana di paraclimbing,
Fiamma Cocchi, atleta della nazionale italiana di paraclimbing,

Con il paraclimbing?

“No quello è arrivato dopo, nel 2014 ho fatto il mio primo camp, organizzato da Roberto Bruzzone, al quale devo tanto, per ragazzi con le protesi come me. Lì ho iniziato a vedere lo sport in maniera diversa, era finalmente qualcosa di inclusivo e non individuale. Sono entrata a contatto con gli altri, con la natura, con me stessa. Poi ho scoperto l’arrampicata e lì mi si è aperto un altro mondo”.

Qual è stato il suo primo approccio con la parete?

“Direi di liberazione ma non è stato solo questo. Inizialmente lo facevo per svago, mi allenavo una volta a settimana, poi l’anno scorso ho partecipato alla gara di Coppa Italia a Marzo. È lì che mi hanno notata, dicendomi che ci sarebbe stata la possibilità, un giorno, di entrare a far parte della Nazionale, ma che per farlo mi sarei dovuta togliere la protesi durante l’arrampicata”.

E cosa ha risposto?

“Grazie lo stesso, arrivederci! Era incompatibile per me, era come allenarmi senza vestiti, mi sentivo fortemente in imbarazzo solo all’idea. Poi ci ho riflettuto, ho pensato che potesse essere un’opportunità di crescita per me e così è stato. Cristina Cascone, direttore tecnico della Nazionale italiana di paraclimbing e il mio personal trainer Giuliano Jacoberai hanno avuto un ruolo fondamentale nel mio percorso, così come le palestre in cui mi alleno, la Stone Monkey di Firenze, la Beta House di sesto fiorentino e la Arco climbing di Arco. Intorno a me si è creata una squadra formidabile, l’impegno e la passione servono, ma le persone che credono in te sono indispensabili”.

Fiamma Cocchi, atleta della nazionale italiana di paraclimbing
Fiamma Cocchi, atleta della nazionale italiana di paraclimbing

Cosa ha provato alla sua prima arrampicata senza protesi?

“Mi è sembrato di saper volare. Mi sono sentita per la prima volta libera, felice. Per tutta la vita ho lavorato su me stessa puntando tutto sulla mia parte cognitiva, lasciando indietro quella fisica, la testa prima del corpo. Sono arrivata a 46 anni ad avere un’identità forte, di donna, mamma, psicoterapeuta, e insieme ho scoperto un’altra identità ancora bambina, quella della sportiva, e oggi dell’atleta”.

Il paraclimbing è entrato a far parte delle discipline olimpiche, punta alle Olimpiadi?

“Questo è il traguardo più importante al quale può ambire un atleta e io di sicuro mi allenerò per arrivarci al meglio. Penso che sia una grande conquista, questo è uno sport adrenalinico, bello da vedere e simbolo dell’inclusività. Per molti vedere qualcuno con delle disabilità fisiche arrampicarsi a venti metri da terra è inimmaginabile, in realtà è una cosa magica. Quando inizi a fare questo sport cambiano gli sguardi della gente, non sono più compassionevoli ma di ammirazione e le Olimpiadi sono l’occasione perfetta per far sì che ci siano sempre più sguardi così. II tratto che ci accomuna è la gioia del momento dell’arrampicata”.

Qual è il suo limite?

“Lasciarmi andare. Quando arrampichi tante cose non le puoi controllare, devi avere la leggerezza di un ragazzo di 20 anni che non ha paura di cadere, e io per tutta la vita ho cercato sempre di preservarmi e non farmi male. Qui sto imparando che più si cade e più si impara, dopo ci si rialza e ri ricomincia”

Fiamma Cocchi, atleta della nazionale italiana di paraclimbing
Fiamma Cocchi, atleta della nazionale italiana di paraclimbing

In che modo il paraclimbing ha cambiato la sua vita?

“L’ha stravolta, non c’è una cosa che sia rimasta uguale. Dall’alimentazione, alla routine, alle ore di allenamento, per arrivare poi ai cambiamenti interiori. Ho superato tanti problemi di vergogna che avevo da adolescente, cercavo di nascondere il mio corpo. E’ stato un percorso lungo, ora non mi sento arrivata ma sono appesa a un muro e mi sento di volare. Non vedo l’ora di andare in palestra, togliermi la protesi e sentirmi libera”.

Cosa direbbe ad una persona con disabilità che vuole iniziare questo sport?

“Direi vieni e prova insieme a me! Il paraclimbing è libertà. La gioia che si prova essendo su quella parete, consapevole di esserci arrivato da solo è indescrivibile, ti fa sentire di poter far tutto, ed è così che bisogna vivere. Scopri il piacere di sorprenderti sempre”.

Se potesse farlo, cosa direbbe alla sé stessa bambina?

“Direi che tutto questo è dedicato a lei. Dopo quello che ho passato io oggi non mi fermo più. Ho persino imparato a volare, e sono certa che lei sarebbe fiera di me”.