Cori omofobi negli stadi, in Inghilterra scatta l'arresto

Al termine di Wolverhampton-Chelsea, 3 tifosi della squadra di casa sono stati presi in custodia dalla Polizia

di MARCO PILI -
13 aprile 2023
Chelsea Wolverhampton

Chelsea Wolverhampton

Durante la partita tra Wolverhampton e Chelsea, valida per la 30^ giornata di Premier League, dalla tribuna di casa si sono levati numerosi cori omofobi ai danni dei Blues, i calciatori del Chelsea. Lo speaker, tramite gli altoparlanti installati nello stadio, ha subito ordinato di interrompere le offese, senza riscuotere alcun successo tra il manipolo di tifosi che ha continuato a intonare epiteti discriminatori. Al termine dell'incontro, vinto peraltro dai giallo-neri per 1-0, la polizia delle West Midlands ha avviato le indagini. L'analisi delle telecamere a circuito chiuso, delle quali ogni impianto inglese deve essere obbligatoriamente dotato per combattere gli episodi offensivi e mantenere l'ordine pubblico, ha permesso l'arresto di 3 persone ritenute responsabili dei cori omofobi. Le autorità, in collaborazione con le due squadre coinvolte, non hanno interrotto le ricerche dopo aver effettuato i primi tre arresti. I video registrati dai terminali di sicurezza sono ancora in mano agli agenti, e non è escluso che altri tifosi possano essere individuati e presi in custodia.

Le squadre condannano i cori

"L’omofobia, come tutte le altre forme di discriminazione, non ha posto nel calcio o nella società, e chiunque si prodighi in comportamenti discriminatori commette un reato", hanno affermato in una nota i Wolves. Anche l'account Twitter del Chelsea, tramite il suo profilo dedicato ai supporter appartenenti alla comunità Lgbtq+ e la pagina principale, ha rilasciato un comunicato di condanna contro gli avvenimenti: La Premier League stessa, tramite i suoi canali ufficiali, ha diffuso una nota nella quale condanna i fatti: "I cori omofobi uditi oggi durante la partita tra Wolverhampton e Chelsea non hanno spazio né nel calcio, né nella società. La Premier League condanna ogni forma di discriminazione. Il calcio è per tutti". Le parole pronunciate da squadre e organizzatori seguono una precisa linea comportamentale, adottata da tutto il movimento calcistico inglese da molti anni. Anche il Brasile, ormai da tempo, sta combattendo contro il razzismo negli stadi. E proprio la massima serie verde-oro ha introdotto, a partire da febbraio 2023, la penalizzazione in classifica per le squadre con tifoserie coinvolte in episodi con finalità discriminatorie.

Le parole di Gavillucci, ex arbitro di serie A

Claudio Gavillucci, arbitro 43enne di Latina, ha all'attivo la conduzione di oltre 600 incontri di Serie A. Durante la partita tra Sampdoria e Napoli del maggio 2018, dalla curva blucerchiata si levarono cori offensivi verso i supporter napoletani. Il direttore di gara, a pochi minuti dalla fine, scelse di interrompere la partita per 3 minuti, permettendo il ripristino dell'ordine e mandando un segnale forte ai tifosi. Al termine della stagione Gavillucci è stato escluso dalle designazioni arbitrali per le sfide della massima serie, e relegato ai campionati giovanili del Lazio. L'Aia (Associazione Italiana Arbitri) ha motivato la sua scelta, affermando che l'esclusione è avvenuta per "motivate ragioni tecniche".
Cori stadio omofobia

Gavillucci indossa la divisa della FA, Football Association inglese

L'arbitro, ad oggi, conduce alcune partite della National League, principale competizione semi-professionistica d'oltremanica. Dopo i più recenti eventi tra Lukaku e i tifosi della Juventus, è tornato a parlare delle differenze tra il campionato inglese e quello del nostro Paese: "In Inghilterra il razzismo non viene banalizzato come da noi: in Italia viene considerato come un secondo problema, in Inghilterra viene combattuto in prima linea, soprattutto dalle società". E sulle misure di sicurezza attiva, afferma che "ci sono ovunque telecamere interne agli stadi, anche a livello dilettantistico c'è un sistema di sicurezza interno attivato per evitare episodi di razzismo. In Inghilterra tutti i casi non vengono ignorati e negli anni si sono ridotti a pochi episodi, quasi mai a livello professionale". Un modo di agire, dunque, decisamente più incisivo, situato su un piano diverso rispetto alle pur sempre ben accette attività di sensibilizzazione della Serie A. Proprio sul campionato nazionale, e sull'evento che ne ha inevitabilmente segnato la carriera, il direttore di gara chiude il suo commento: "Sono contento di aver messo un punto iniziale, perché poi comunque di cose ne sono state fatte, anche se ce ne sono ancora tante da fare. Spero che il mio contributo possa portare a un calcio più equo, dove le disuguaglianze di razza, colore e cultura non esistano più".