Se a Milano, sponda rossonera, chiedi di Yacine Adli, quasi tutti ti diranno “mi dispiace del suo addio”. Perché è vero che è sbagliato giudicare dall'aspetto, ma se si guarda Yacine in faccia, a primo impatto ti dà quella sensazione di avere a che fare con un bravo ragazzo. Ed è proprio così.
Adli rappresenta un esempio di calciatore atipico. Volto pulito, nessun tatuaggio in mostra, riservato e mai una parola fuori posto. Insomma, non il classico giocatore da Ibiza o Formentera. Tanto per capirsi, sul suo profilo Instagram non ci sono foto di supercar o mete iper lussuose, ma anzi, l'ultimo post che non riguarda il calcio lo ritrae a New York come uno dei tanti turisti che la Grande Mela vede ogni giorno.
E se è vero che per arrivare a certi livelli serve la testa, è vero anche che molto dipende da quanto sono bravi i genitori a far capire ai ragazzini come va il mondo e a rimanere umili. Yacine nasce il 29 luglio del 2000 a Vitry-sur-Seine, a pochi chilometri da quella Villejuif in cui è poi cresciuto e che tanto gli è rimasta nel cuore. Lì vive ancora la sua famiglia, che è di origine algerina proprio come Zinedine Zidane, uno dei suoi punti di riferimento a livello calcistico. Papà Abdennour regala a Yacine un'infanzia completa, non solo a livello sportivo. Insieme ai due fratelli e alla sorella frequenta il conservatorio e cresce suonando prima il violino e successivamente il pianoforte, a cui si appassiona osservando a lungo la sorella che nella vita ha lottato, con successo, prima col cancro e poi con un tumore.
Perché nella vita non deve e non può esistere solo il calcio, e questo Adli l'ha capito. E a proposito, anche come cantante non è male (vedere per credere un video su YouTube dove suona al pianoforte e canta “Bella ciao”). Da piccolo ha praticato anche judo e nuoto e ha la passione per gli scacchi. Yacine si distingue però per il grande apporto a livello umano.
“Voglio essere un uomo buono, avere sempre un buon atteggiamento con chiunque, il più forte, il più debole, il più ricco o il più povero” disse in un intervista ai canali ufficiali del Milan. Proprio i tifosi milanisti, ma non solo, ricorderanno come Adli sia stato il primo in quell'Udinese-Milan dell'anno scorso in cui Maignan fu vittima di cori razzisti, ad andare a supportare Magic Mike.
Non solo: quando Okafor ha segnato il gol della vittoria, tutti sono andati ad abbracciarlo e ad esultare con lui. Tutti, tranne Adli. Lui è andato di corsa, di nuovo, verso Mike Maignan. Un gesto che dimostra una bontà d'animo che è davvero rara vederla in un mondo finto e pieno di ipocrisia come quello del calcio. Inoltre, pochi anni fa, proprio nella sua Villejuif ha deciso di fondare l'Association Yacine Adli, che si impegna ad aiutare i ragazzi della città che vivono situazioni di disagio. Un'associazione che vive su sei "pilastri d'azione": umanitario, ecologico, culturale, educativo, sportivo e amministrativo. Ed è proprio lui in prima persona ad occuparsi delle vicende della sua no-profit, insieme alla famiglia e agli amici.
Tutto questo suona strano se si pensa ad un ragazzo di soli 24 anni. Un “giovane vecchio” verrebbe quasi da dire. La sensazione è che la Fiorentina abbia acquistato non solo un calciatore di talento (nel 2017 venne premiato col titolo del "Titi d'Or", il "Pallone d'Oro" delle giovanili del PSG), ma soprattutto un professionista serio e un uomo vero. Uno di quelli di cui diresti “Il mondo ha bisogno di persone così”. E allora benvenuto a Firenze Yacine.