Ogni storia che riguarda quelli che il Comitato olimpico internazionale chiama atleti neutrali internazionali è particolare e cerca di riavvicinare alla maggiore competizione mondiale campioni “virtuosi” di Russia e Bielorussia che non possono partecipare con la loro bandiera per l’esclusione dei loro Paesi a causa dell’invasione dell’Ucraina.
La lista di atleti che il Cio aveva redatto era molto più numerosa dei 32 – 17 uomini e 15 donne – che hanno aderito a partecipare. Le rinunce sono quasi tutte dettate da “problemi tecnici” o da “infortuni”, ma in realtà su tante di esse pesano casi di coscienza per non schierarsi definitivamente contro il proprio Paese.
Il tennis ne è un esempio: per i sei presenti a Parigi – gli uomini Medvedev, Kotov e Safiullin e le donne Mirra Andreeva, Shnaider, Alexandrova – molti altri hanno all’ultimo minuto disdetto con una scusa e sono andati a giocare nei più remunerativi (per soldi e punteggio) tornei americani: Sabalenka, Kasatskina e Rublev sono gli esempi più evidenti. Mai schieratisi a favore della “operazione militare speciale” di Putin e talvolta critici, alla prova dei fatti però si sono astenuti.
La storia più curiosa fra le partecipanti riguarda da vicino la coppia azzurra formata da Jasmine Paolini e Sara Errani che nella finale del doppio incontrano proprio due “Ain”: Mirra Andreeva, 17enne siberiana di cui si parla già come prossima numero uno (ora è virtualmente 23), e Diana Shnaider, 20 anni, nata a Zhigulevsk, nell’oblast di Samara, Russia occidentale.
Dalla Russia agli Stati Uniti per diventare una stella del tennis
Ed è proprio l’attuale numero 24 del seeding che ha vissuto con l’inizio della guerra un rapporto molto complesso. Quando le truppe russe sono entrate nel territorio ucraino, Shnaider è fuggita con la famiglia da Mosca e si è trasferita negli Stati Uniti, in Nord Carolina, per continuare gli studi alla State University di Releigh e potersi allenare senza il pericolo di rimanere bloccata in Patria e quindi essere tagliata fuori dalle competizioni.
In verità il padre, Maksim, avvocato di lontane discendenze tedesche, all’inizio non era molto convinto della decisione (che, visti i risultati, poi ha definito come necessaria), ma la madre Julia, insegnante di inglese e che era stata per studio di là dall’Oceano, è stata decisa e ha scelto quello che sembrava più utile alla famiglia. E per la ragazza si sono aperte grosse prospettive agonistiche entrando nella squadra di tennis del NC State Wolfpack che partecipa ai campionati della Ncaa dove ha ottenuto ottimi risultati sotto la guida di David Secker, un guru in campo universitario, scelto appositamente dalla madre per il futuro della figlia, mentre a livello professionale da pochi giorni il coach è l’ex tennista russo, ma anche lui trasferito in America, Igor Andreev.
Un tratto inconfondibile
Diana Shnaider ha molta potenza e determinazione e nel circuito è riconoscibilissima perché gioca indossando una bandana blu a pois che le copre i lunghi capelli: molto sensibile al sole, ha iniziato a indossare foulard fin da bambina per prevenire le scottature, preferendoli a cappelli e visiere. E ora in campo, mentre con il suo dritto mancino e il rovescio a due mani randella colpi a velocità infernale, tutti considerano quell’indumento sulla testa un altro dei tratti inconfondibili della tennista. Per la quale Martina Navratilova ha speso più di un elogio e di una previsione entusiasta.
Le due atlete russe hanno in totale l’età di Sara Errani, 37 anni, loro avversaria sul campo. E anche ciò fornisce a questa finale del doppio femminile alle Olimpiadi di Parigi 2024 un’aurea di leggenda; e poco importa se accanto al tricolore sventolerà un drappo senza colori e con tre lettere: AIN.