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Home » Sport » Eleonora Pescarolo, pallavolista transgender: “Gioco con gli uomini ma sogno la Serie A femminile”

Eleonora Pescarolo, pallavolista transgender: “Gioco con gli uomini ma sogno la Serie A femminile”

Nata come Nicholas, la 22enne ora spera che questo sia l’ultimo anno nella società maschile: "Aspetto la mia rivalsa nello sport"

Barbara Berti
29 Settembre 2022
Eleonora Pescarolo, 22 anni, transgender e promessa del volley italiano (Instagram)

Eleonora Pescarolo, 22 anni, transgender e promessa del volley italiano (Instagram)

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Il sogno è scendere in campo con la Serie A di pallavolo femminile. Intanto, però, continua a giocare ed è pronta per il campionato regionale di Serie C maschile – che debutta il 30 settembre – con la maglia della Polisportiva San Nicolò contro il Circolo Inzani Isomec Green di Parma. Lei è Eleonora Pescarolo, 22 anni, transgender e promessa del volley italiano. Il grande talento, in questo caso, non basta per arrivare in A femminile: serve anche il via libera di alcuni test ormonali.

Eleonora Pescarolo, 22 anni, atleta transgender (Instagram)
Eleonora Pescarolo, 22 anni, atleta transgender (Instagram)

Pescarolo ha fatto un percorso di transizione, da due anni è donna anche sui documenti e per lo Stato italiano, ma è ancora costretta a giocare in una squadra maschile. Servirà superare per un anno i test ormonali che dimostrino che il suo livello di testosterone rientra nei parametri stabiliti dalla Fipav, la Federazione di pallavolo.
Come racconta al quotidiano “La Libertà” di Piacenza, l’atleta è nata a Codogno in un corpo di uomo: il suo nome era Nicholas. E non nasconde la speranza che questa sia l’ultima stagione con una società maschile di pallavolo. “Spero di dare alla mia squadra tutta la mia esperienza e determinazione, dando il massimo e assorbendo tutto quello che di buono posso apprendere sul campo” racconta al quotidiano spiegando che “l’ultimo esame (i test ormonali, ndr) è andato bene: non lo vivo come un peso, non ho niente da nascondere e sono fiera di quella che sono”.

Eleonora Pescarolo (Instagram)
Eleonora Pescarolo (Instagram)

Dopo l’esordio con la Juventina di Casalpusterlengo, Pescarolo ha iniziato il percorso ormonale nel 2015 e si è operata nel maggio 2020 per essere donna. Anche prima dell’operazione ai compagni di squadra si è sempre presentata al femminile. “Ho ricevuto solo enorme rispetto anche se, devo dire, persone disinformate che stigmatizzavano il mio percorso non sono mai mancate” racconta nell’intervista. Dopo aver iniziato il percorso di transizione, commenta, “in ogni squadra in cui ho giocato si sono sempre resi disponibili a concedermi uno spogliatoio mio. Posso dire di essere stata molto fortunata, non capita a tutti” aggiunge la ragazza che, almeno inizialmente, non ha trovato il sostegno della famiglia. E’ andata via di casa a “14 anni perché i miei non comprendevano chi ero”, ora i familiari “hanno grandissima stima di me, sono fieri di quella che sono diventata”.

La pallavolista Eleonora Pescarolo (Instagram)
La pallavolista Eleonora Pescarolo (Instagram)

La giovane donna non rinnega il passato: medaglia d’argento nel trofeo delle regioni 2015 e medaglia d’oro nel 2016, “sono fierissima di quello che ho conquistato quando ancora ero nel corpo maschile. Il mio passato mi ha dato modo di farmi sviluppare le qualità sportive che ho adesso. Se non fosse mai esistito forse non avrei neanche iniziato a giocare a pallavolo”. Ora, però, Pescarolo vuole guardare al futuro. “Nicholas per lo Stato italiano ha smesso di esistere già due anni fa. Ora aspetto la mia rivalsa anche in ambito sportivo” conclude la pallavolista.

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  • Per una detenuta come Joy – nigeriana di 34 anni, arrestata nel 2014 per possesso di droga – uscire dal carcere significherà dover imparare a badare a se stessa. Lei che è lontana da casa e dalla famiglia, lei che non ha nessuno ad aspettarla. In carcere ha fatto il suo percorso, ha imparato tanto, ha sofferto di più. Ma ha anche conosciuto persone importanti, detenute come lei che sono diventate delle amiche. 

Mon solo. Nella Cooperativa sociale Gomito a Gomito, per esempio, ha trovato una seconda famiglia, un ambiente lavorativo che le ha offerto “opportunità che, se fossi stata fuori dal carcere, non avrei mai avuto”, come quella di imparare un mestiere e partecipare ad un percorso di riabilitazione sociale e personale verso l’indipendenza, anche economica.

Enrica Morandi, vice presidente e coordinatrice dei laboratori sartoriali del carcere di Rocco D’Amato (meglio noto ai bolognesi come “La Dozza”), si riferisce a lei chiamandola “la mia Joy”, perché dopo tanti anni di lavoro fianco a fianco ha imparato ad apprezzare questa giovane donna impegnata a ricostruire la propria vita: 

“Joy è extracomunitaria, nel nostro Paese non ha famiglia. Per lei sarà impossibile beneficiare degli sconti di pena su cui normalmente possono contare le detenute italiane, per buona condotta o per anni di reclusione maturati. Non è una questione di razzismo, è che esistono problemi logistici veri e propri, come il non sapere dove sistemare e a chi affidare queste ragazze, una volta lasciate le mura del penitenziario. Se una donna italiana ha ad attenderla qualcuno che si fa carico di ospitarla, Joy e altre come lei non hanno nessun cordone affettivo cui appigliarsi”.

L
  • Presidi psicologici, psicoterapeutici e di counselling per tutti gli studenti universitari e scolastici. Lo chiedono l’Udu, Unione degli universitari, e la Rete degli studenti medi nella proposta di legge ‘Chiedimi come sto’ consegnata a una delegazione di parlamentari nel corso di una conferenza stampa a Montecitorio.

La proposta è stata redatta secondo le conclusioni di una ricerca condotta da Spi-Cgil e Istituto Ires, che ha evidenziato come, su un campione di 50mila risposte, il 28 per cento abbia avuto esperienze di disturbi alimentari e oltre il 14 di autolesionismo.

“Nella nostra generazione è ancora forte lo stigma verso chi sta male ed è difficile chiedere aiuto - spiega Camilla Piredda, coordinatrice nazionale dell’Udu - l’interesse effettivo della politica si è palesato solo dopo il 15esimo suicidio di studenti universitari in un anno e mezzo. Ci sembra assurdo che la politica si interessi solamente dopo che si supera il limite, con persone che arrivano a scegliere di togliersi la vita.

Dall’altro lato, è positivo che negli ultimi mesi si sia deciso di chiedere a noi studenti come affrontare e come risolvere, il problema. Non è scontato e non è banale, perché siamo abituati a decenni in cui si parla di nuove generazioni senza parlare alle nuove generazioni”.

#luce #lucenews #università
  • La polemica politica riaccende i riflettori sulle madri detenute con i figli dopo la proposta di legge in merito alla detenzione in carcere delle donne in gravidanza: già presentata dal Pd nella scorsa legislatura, approvata in prima lettura al Senato, ma non alla Camera, prevedeva l’affido della madre e del minore a strutture protette, come le case famiglia, e vigilate. La dichiarata intenzione del centrodestra di rivedere il testo ha messo il Pd sul piede di guerra; alla fine di uno scontro molto acceso, i dem hanno ritirato il disegno di legge ma la Lega, quasi per ripicca, ne ha presentato uno nuovo, esattamente in linea con i desideri della maggioranza.

Lunedì non ci sarà quindi alcuna discussione alla Camera sul testo presentato da Debora Serracchiani nella scorsa legislatura, Tutto ripartirà da capo, con un nuovo testo, firmato da due esponenti del centrodestra: Jacopo Morrone e Ingrid Bisa.

“Questo (il testo Serracchini) era un testo che era già stato votato da un ramo del Parlamento, noi lo avevamo ripresentato per migliorare le condizioni delle detenute madri – ha spiegato ieri il dem Alessandro Zan – ma la maggioranza lo ha trasformato inserendovi norme che di fatto peggiorano le cose, consentendo addirittura alle donne incinte o con figli di meno di un anno di età di andare in carcere. Così non ha più senso, quindi ritiriamo le firme“.

Lo scontro tra le due fazioni è finito (anche) sui social media. "Sul tema delle borseggiatrici e ladre incinte occorre cambiare la visione affinché la gravidanza non sia una scusa“ sottolineano i due presentatori della proposta.

La proposta presentata prevede modifiche all’articolo 146 del codice penale in materia di rinvio obbligatorio dell’esecuzione della pena: “Se sussiste un concreto pericolo di commissione di ulteriori delitti – si legge nel testo presentato – il magistrato di sorveglianza può disporre che l’esecuzione della pena non sia differita, ovvero, se già differita, che il differimento sia revocato. Qualora la persona detenuta sia recidiva, l’esecuzione della pena avviene presso un istituto di custodia attenuata per detenute madri“.

#lucenews #madriincarcere
Il sogno è scendere in campo con la Serie A di pallavolo femminile. Intanto, però, continua a giocare ed è pronta per il campionato regionale di Serie C maschile - che debutta il 30 settembre - con la maglia della Polisportiva San Nicolò contro il Circolo Inzani Isomec Green di Parma. Lei è Eleonora Pescarolo, 22 anni, transgender e promessa del volley italiano. Il grande talento, in questo caso, non basta per arrivare in A femminile: serve anche il via libera di alcuni test ormonali.
Eleonora Pescarolo, 22 anni, atleta transgender (Instagram)
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Eleonora Pescarolo (Instagram)
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La pallavolista Eleonora Pescarolo (Instagram)
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La giovane donna non rinnega il passato: medaglia d'argento nel trofeo delle regioni 2015 e medaglia d'oro nel 2016, “sono fierissima di quello che ho conquistato quando ancora ero nel corpo maschile. Il mio passato mi ha dato modo di farmi sviluppare le qualità sportive che ho adesso. Se non fosse mai esistito forse non avrei neanche iniziato a giocare a pallavolo”. Ora, però, Pescarolo vuole guardare al futuro. “Nicholas per lo Stato italiano ha smesso di esistere già due anni fa. Ora aspetto la mia rivalsa anche in ambito sportivo” conclude la pallavolista.
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