Giorgio Minisini si ritira. Il più forte nuotatore artistico italiano, tra i migliori al mondo, a un passo dai Giochi Olimpici – a cui non potrà partecipare – ha deciso di appendere il costume al chiodo. Volto di tanti successi in acqua e non solo, è riuscito ad abbattere tanti muri di pregiudizi e misoginia, barriere costruite da chi non credeva che un uomo potesse davvero danzare in acqua, che volesse davvero scegliere di praticare quello sport da sempre considerato solo femminile. A meno che non fosse gay, perché si sa che gli uomini omosessuali fanno cose “da femmina”.
Passo dopo passo, anzi routine dopo routine, Minisini si è prima rivelato poi confermato agli occhi del mondo come un Campione vero, in gara, nei progetti sociali portati avanti ad esempio col progetto Filippide, negli infortuni e nei momenti bui della carriera, dimostrando coi fatti quello di cui era capace, senza sprecare parole inutili. Anche grazie a lui, quest’anno per la prima volta ai Giochi Olimpici è stata aperta la sezione del singolo maschile del nuoto artistico, perché Giorgio è stato pioniere di una disciplina sportiva e caratteriale ineguagliabile. Di cui ha fatto sfoggio anche nel momento forse peggiore della sua vita, quando ha scoperto che lui, alle Olimpiadi, non potrà andare. Un’esclusione tecnica, non certo per mancanza di meriti: il duo misto, la sua specialità insieme al solo, non fa parte del programma olimpico e il direttore tecnico della squadra azzurra, Patrizia Giallombardo ha deciso di portare in Francia un team interamente femminile.
Non c’è spazio per il quattro volte campione mondiale e altrettante volte sul tetto d’Europa. Semplicemente quell’obiettivo inseguito per tutta una vita, per tutta la carriera, è sfumato prima ancora di materializzarsi. E con esso anche la forza di continuare a inseguire un sogno sacrificando tutto. A 28 anni il nuotatore romano ha detto basta. “Volevo l'Olimpiade così tanto da essere disposto a praticare un'attività che non mi dava più alcun piacere. Non sono più disposto a farmi male per questo sport”, ha detto a Europsport.
“Mi sono fatto tanto male per questo sport e adesso semplicemente non sono più disposto a farlo” ha aggiunto l’azzurro. Che poi, annuncia che i Campionati Italiani Assoluti saranno la sua ultima gara da atleta. “Mi ritiro, non voglio che la passione di una vita diventi soltanto un’ossessione”. A chi, in queste ore dopo la notizia, chiede se la decisione sia dettata dall’esclusione per i Giochi, lui però risponde che “non ha avuto alcun impatto nella scelta”. Nella sua conferenza stampa d'addio al sincro continua spiegando: “Se avessi fatto l'Olimpiade magari non mi sarei fatto certe domande e sarei arrivato a questo stesso punto chissà quando e soffrendoci di più”.
E la scelta della dt, Patrizia Giallombardo, di escluderlo da Parigi, invece, come l’ha mandata giù? “Mi rendo conto quanto sia stato difficile per lei, perché si prende tutta la responsabilità. Ma lei mi è stata tanto vicino come persona, mentre come atleta mi ha dato quello di cui avevo bisogno. Ci tengo che lei sappia che ha la mia vicinanza”. Il plurimedagliato parla infine dell'eredità che lascia: “È una delle cose che mi dà più soddisfazioni, pensare che oggi un bambino possa andare alle Olimpiadi mi riempie di orgoglio, perché a me da piccolo non era permesso sognarlo. Ho tenuto per me questo malessere perché sapevo di essere un esempio per tanti ragazzini che avevano bisogno di un esempio positivo”.