Un bacio, che cosa è e che cosa significa un bacio. I poeti e tutti gli artisti si sono sbizzarriti nei secoli per definirlo o rappresentarlo. Quello del pomeriggio americano di domenica fra Jannik Sinner e Anna Kalinskaya nel box del tennista italiano che aveva appena conquistato gli Us Open è stato in fondo casto, ma si porta dietro una serie di significati che vanno ben più in là di quelle labbra socchiuse e unite. Jannik e Anna stanno assieme da pochi mesi, sono sembrati fatti l’uno per l’altra, ma la vicenda di cui è stato vittima Sinner per la questione doping sembrava avere molto raffreddato quel rapporto che era deflagrato nonostante la sobrietà mostrata dai due.
Voci davano quell’unione già finita anche senza dichiarazioni, ma come sempre erano stati gli esperti di social a dare l’allarme: la tennista russa aveva tolto i like e non seguiva più il compagno. Crisi vera? E’ stata Kalinskaya stessa a smentire prima con i fatti e poi con le parole il gossip, presentandosi all’inizio di questo delicatissimo torneo dello Slam a tifare per il pusteriese che viveva un momento difficile “e che è il mio compagno”. E che alla fine ha premiato dopo un abbraccio “misurato”, portando le labbra a un contatto che sa molto di amore vero. Ma la coppia ha dovuto affrontare anche un nemico comune, guascone, Nick Kyrgios, australiano di origini greche, presuntuoso sul campo e fuori, ma in realtà mai sbocciato come forse la sua tecnica avrebbe meritato a causa di una testa davvero insostenibile.
Nick in campo è stato avversario (sconfitto) di Sinner del quale ha detto le massime nefandezze possibile giudicandolo a volte un "modesto giocatore” (i pronostici non sono nel suo Dna visto che ora Jannik ha più di 4mila punti di vantaggio sul secondo in classifica), un “usurpatore di tornei” e ora “un dopato”.
Ma soprattutto Kyrgios è l’ex fidanzato di Anna Kalinskaya, un rapporto durato quasi un anno. Kyrgios ha toccato il fondo nei giorni scorsi (e infatti la rete televisiva che l’aveva scelto come commentatore tecnico l’ha subito liquidato) commentando una foto con lei “second serve” (secondo servizio), frase che in qualsiasi modo venga letta è offensiva e non poco: come dire è un ripiego.
Sinner è stato un signore e ha promesso a Kyrgios di vendicarsi sul campo (se mai l‘australiano-greco vi si ripresenterà, destinato come sembra più a esibizioni ben remunerate che di significato tecnico) e con parole secche a una domanda su di lui: “Non voglio rispondere a quello che ha detto. Ognuno è libero di dire tutto, quindi va bene così”.
Più glaciale addirittura Kalinskaya toccata nella sua sensibilità: “Non merita parlare di lui, non è un bad boy, ma solo una persona cattiva. E io con lui non ci parlo più anche se siamo colleghi e se ci incrociamo lo ignoro”.
Il tennis è uno sport intenso, duro, che crea dipendenza e problemi. Solo pochi giorni fa gli haters hanno minacciato di morte la madre di Caroline Garcia, giocatrice francese già campionessa delle Finals, colpevole di avere perduto al primo turno di Flushing Meadows accusandola di avere ceduto agli scommettitori. E sempre a New York Emma Raducanu, la giovane britannica che ancor prima di compiere i 19 anni vinse a sorpresa lo Slam del 2021 e che da allora travolta da fama, soldi e depressione non ritrova più la strada della vittoria, ha dichiarato in conferenza stampa dopo la sconfitta al primo turno con Sofia Kenin: “Maledetto il giorno in cui ho vinto gli Us Open, mi hanno rovinato la vita”. Non è la prima caduta dalle stelle alle stalle (è accaduto alla stessa Kenin, a Bianca Andreescu e a Naomi Osaka per restare agli esempi più recenti) e non sarà l’ultima. Per questo “l’apostrofo rosa fra le parole t’amo” di Anna e Jannik assume un valore ancora maggiore e scaccia via d’un colpo le malignità (e Kyrgios) e lascia solo spazio al sogno, alla speranza. All’amore.