Immaginate di essere una studentessa taiwanese che sta completando il proprio percorso di studi in Francia, paese dove si stanno disputando le Olimpiadi. E quale occasione migliore di questa si poteva presentare alla ragazza per sostenere i suoi atleti connazionali? Forse nessuna. E infatti Angelina Yang si è recata allo stadio per assistere alla partita di badminton tra la squadra della sua terra e la Cina. Per infondere ancora di più coraggio ai suoi beniamini ha pensato di esporre uno striscione che raffigurava il contorno della sua isola natale e recitava la scritta in cinese "jiayou Taiwan" (Vai Taiwan). Peccato che in pochissimo tempo la ragazza sarebbe stata circondata dagli steward che gli hanno portato via il cartellone.
"Avevo ancora quel messaggio tra le mani e ho notato un uomo della sicurezza che continuava a parlare con il suo collega con il walkie-talkie. Poi è arrivata una persona che me l'ha portato via. Non stiamo facendo nulla di sbagliato. Perché dovremmo essere trattati in questo modo?", la denuncia della studentessa riportata dal The Guardian. Ma come mai allora non si può esporre il nome di Taiwan alle Olimpiadi?
Il motivo
Le regole sono chiare: all’interno degli stadi si possono esporre solo bandiere dei Paesi e dei territori che partecipano e sono vietati messaggi politici. La delegazione olimpionica di Taiwan, infatti, si chiama "Taipei cinese" e la bandiera usata non è quella ufficiale.
L'altro caso di striscione portato via
Un altro spettatore, dopo la vittoria della prima medaglia d'oro di Lee Yang e Wang Chi-lin nel doppio di badminton, ha esposto un piccolo cartello che mostrava la sagoma di Taiwan. Anche in questo caso è riuscito a mostrarlo per pochi secondi prima che gli steward glielo strappassero dalle mani. Il ministero degli esteri di Taiwan ha alzato la voce descrivendo l'incidente come violento e contrario ai valori olimpici, chiedendo alle autorità francesi di indagare.
A fare chiarezza sull'accaduto ci ha pensato il portavoce del Comitato Olimpico Internazionale, Mark Adams, che ha ribadito che quanto visto in diretta tv non è stata altro che la conseguenza di una violazione delle norme e delle condizioni di ingresso alle sedi olimpiche indicate a gli spettatori su ogni biglietto.
"In alcuni ambienti internazionali non abbiamo molte opportunità di dire che siamo di Taiwan, quindi in questo momento vogliamo alzarci in piedi e dire 'siamo di Taiwan'", ha detto Nancy Tung, una studentessa di 23 anni durante un raduno di tifosi taiwanesi.