Tommie Smith compie 80 anni. Il suo pugno contro il razzismo non ha età

Nel ‘68 delle lotte per i diritti civili “The Jet” e il compagno di nazionale Carlos furono i protagonisti della più famosa protesta della storia dei Giochi Olimpici

di MARIANNA GRAZI -
6 giugno 2024
Il pugno chiuso che cambiò le Olimpiadi

Il pugno chiuso che cambiò le Olimpiadi

Tommie 'The Jet' Smith, quel pugno alzato che portò i diritti civili nell’olimpo dello sport. Spegne oggi 80 candeline lo sprinter che infranse per primo la barriera dei 20” nei 200 metri, che dalla pista olimpica più calda che ci sia mai stata (quella di Città del Messico 1968) lanciò – insieme al connazionale Carlos, medaglia di bronzo e, a suo modo, all’australiano Peter Norman – un silenzioso e potentissimo messaggio sociale per denunciare la discriminazione razziale negli Stati Uniti, la sua nazionale, di cui vestiva i colori sul gradino più alto del podio. 

Pugno destro, guanto di pelle simbolo delle Pantere Nere alzato verso il cielo, testa bassa in silenzio mentre ‘The Star-Spangled Banner’, l’inno americano, risuonava nello stadio ammutolito.  

Il Sessantotto alle Olimpiadi di Città del Messico 

Calda, dicevamo, quella pista non tanto per le temperature infuocate del Centro America, non solo per l’impresa sportiva compiuta da Thomas C. Smith, quel 19”83 che ispirò anche il nostro Pietro Mennea, allora ancora adolescente, quanto per quello che stava accadendo fuori dagli stadi, sulle strade e nelle piazze di gran parte del mondo: le manifestazioni operaie e studentesche che passarono appunto alla storia come Il Sessantotto. E che dentro le arene dei Giochi, dove per gli intransigenti la politica non doveva entrare, trovò riscontro in quella protesta simbolo di tanti anni a mangiar polvere e insulti prima, e di decenni successivi a mettere la faccia, il nome e l’anima nelle rivendicazioni per i diritti degli afroamericani. 

Tommie Smith compie 80 anni (Ansa)
Tommie Smith compie 80 anni (Ansa)

Oggi quel ragazzo, Tommie Smith, compie 80 anni, nei quali non è mai venuto meno al suo impegno. E rimane il protagonista di uno dei momenti più iconici del Novecento sportivo e delle Olimpiadi moderne. In quella gara il rinominato “The Jet” fu il primo uomo al mondo a scendere sotto i 20″, un record che gli avrebbe permesso di fare la storia sportiva della disciplina. Ma lo sprint di Clarksville, cittadina di poco più di 3 mila abitanti del Texas, decise che quella premiazione sarebbe dovuta passare alla storia per altri motivi.

Il pugno alzato contro il razzismo: un’impronta che arriva fino a oggi

Perché la politica, nel senso più autentico del termine, fuori dalle ideologie, ha sempre trovato nello sport una cassa di risonanza, perché lo sport poteva e doveva essere uno strumento di integrazione sociale, tramite azioni che potessero ispirare il cambiamento. Quella degli sprinter americani Smith e Carlos fu una di queste: i due fecero un rumore enorme pur rimanendo in silenzio, dando vita a quella che è ancora oggi la più famosa protesta della storia dei Giochi.

Città del Messico 1968, il podio dei 200 metri: Smith oro, Norman argento, Carlos bronzo
Città del Messico 1968, il podio dei 200 metri: Smith oro, Norman argento, Carlos bronzo

Che non fu priva di conseguenze, ma questo lo sapevano entrambi. Innanzitutto sul piano sportivo, perché la prima decisione presa fu quella di sospenderli dalla squadra statunitense con relativa espulsione dal villaggio olimpico. Ma non solo, in quegli che erano gli anni della marcia su Selma e dell’uccisione di Martin Luther King appena sei mesi prima della gara che li vide protagonisti, anche tornati in patria dovettero fare i conti con una cultura (e soprattutto un potere)ancora profondamente razzista. 

Una volta rientrato Tommie subì altre ritorsioni, ricevette minacce di morte e di fatto quel podio rappresentò la fine della sua carriera di sprinter a soli 24 anni, nel miglior momento, con un Record del Mondo che resistette comunque ben 11 anni, fino a quando non venne battuto – proprio sulla stessa pista – dal 19″72 di Pietro Mennea, un altro ragazzo cresciuto ai margini della società italiana, che del Sud non ne voleva sapere. Smith nel frattempo tentò con poca fortuna la carriera nel football americano, ma ben presto decise di tornare al college per terminare i suoi studi in Scienze Politiche e Sociali. Ma la sua impronta indelebile l’aveva già lasciata. Un’impronta che arriva fino ad oggi.