È stata definita "she-cession". E descrive l’impatto negativo della pandemia sul mondo femminile, il più colpito sia per quanto riguarda il lavoro sia in famiglia. Nonostante l’uguaglianza di genere e una leadership bilanciata tra uomini e donne siano associate a migliori performance e selezione dei talenti, una maggiore crescita economica e politiche più efficaci, nessun Paese del mondo mostra ancora una vera uguaglianza. E gli ultimi due anni di pandemia non hanno fatto altro che esacerbare la situazione. La fotografia è stata scattata dall’attività di ricerca di AXA Research Lab on Gender Equality, diretto da Paola Profeta, professoressa ordinaria di Public economics alla Bocconi. Un laboratorio interdisciplinare per cui AXA si avvale delle competenze scientifiche dell’Università milanese e che ha come obiettivo indagare il ruolo delle politiche pubbliche nella promozione dell’uguaglianza di genere, nonché l’empowerment e la leadership femminile. AXA è da tempo impegnata contro il gender gap tanto che il gruppo ha raggiunto la parità in assunzioni e promozioni e la quasi parità sugli executive, ha fondato in Italia Angels 4 Women, primo network di business angels al femminile per sostenere l’imprenditoria al femminile e aperto a Milano Punto donna per aiutare concretamente le donne attraverso attività di orientamento e formazione per il reinserimento sociale e lavorativo. In numerosi studi e in diversi ambiti il Lab ha mostrato l’impatto della ancora scarsa uguaglianza di genere sull’economia e la società e il ruolo della pandemia. A differenza delle crisi economiche precedenti, infatti, questa volta il più coinvolto è stato il settore dei servizi, nel quale la maggior parte delle donne lavoratrici sono occupate, duramente colpito dalle misure restrittive. Ma pesa anche il duro colpo subito dalle famiglie. Se da un lato la diffusione dello smart working ha favorito l’aumento della percentuale di cura di casa e figli da parte degli uomini, dall’altro la pandemia ha ampliamente mostrato quanto il surplus di lavoro domestico sia ricaduto principalmente sulle spalle delle donne. Anche nelle coppie in cui entrambi i partner hanno lavorato a casa, le donne hanno aumentato le ore giornaliere di lavoro domestico da 2,52 prima della pandemia a una media di 3 durante la prima ondata, mentre gli uomini sono passati da 1,26 a 1,57. «In un Paese come l’Italia, da decenni agli ultimi posti in Europa per tasso di occupazione femminile, la pandemia ha esacerbato gli squilibri pre-esistenti - spiega Paola Profeta -. La buona notizia è che gli uomini si sono trovati più esposti alle attività di cura della famiglia e che si sia accelerata la sperimentazione del lavoro flessibile. Meno positivo è vedere che in realtà le donne hanno aumentato più degli uomini l’attività di cura e che siamo distanti da un utilizzo virtuoso della flessibilità lavorativa». Dalla ricerca del Lab inoltre è emerso che durante la pandemia le donne hanno avuto comportamenti più virtuosi degli uomini, con maggiore attenzione al rispetto delle regole e delle misure restrittive. Anche le donne leader hanno avuto più attenzione ad alcuni aspetti che influenzano di più la vita delle famiglie, come la chiusura delle scuole mentre le leader politiche sono state più sensibili ad alcune categorie di spesa pubblica, come quella sociale.
«Cambiamento culturale» «L’obiettivo dell’AXA Research Lab on Gender equality, creato con l’AXA Research Fund e l’Università Bocconi è quello di promuovere la conoscenza e aumentare la consapevolezza perché la società progredisca sulla sfida dell’uguaglianza». Così Giacomo Gigantiello, Ceo Gruppo AXA Italia. «Abbiamo fatto progressi significativi – afferma il Ceo –, ma c’è ancora molta strada da fare. Le donne sono fondamentali per lo sviluppo economico e sociale, sono una forza vitale. In qualità di assicuratore, AXA ha un ruolo chiave da svolgere per contribuire a realizzare una società inclusiva e resiliente. Agiamo per il progresso umano, proteggendo ciò che conta. È ciò che ci impegniamo a sviluppare nel quotidiano, verso le nostre persone, i clienti e la società, perché è fortemente ancorato alla nostra cultura aziendale basata su inclusione, diversità e cura».