Un abbraccio che racchiude in sé molto più di una semplice vittoria, e diventa simbolo dell’empowerment e della solidarietà femminile. Ambra Sabatini, Martina Caironi e Monica Contrafatto che si stringono l'una all'altra per festeggiare il podio, conquistato in quest'ordine, dei 100 metri alle Paralimpiadi, è un'immagine che non solo resterà per sempre nella storia dell'atletica italiana, ma lascia un segno indelebile per tutte le donne che spesso vengono relegate in secondo piano anche in ambito sportivo.
“Penso che il mondo femminile abbia questo potere empatico – commenta la giovane di Porto Ercole – . Non è facile trovare questa sintonia, ci sono molte variabili e l’agonismo porta a pensare a sé stessi, però c’è sempre un rapporto di stima e sostegno, perché vogliamo che ognuna di noi dia il massimo e che il più forte riesca ad emergere. Nei momenti di difficoltà sento la vicinanza delle mie colleghe e amiche, non mi vergogno di mostrare loro le mie debolezze e le sostengo quando sono in difficoltà. Avere compagne così aiuta perché ci sosteniamo a vicenda in qualsiasi cosa, e penso che questa sia una qualità femminile”.
L'empowerment femminile nello sport: il percorso di Ambra
Ha solo 22 anni ma ha sviluppato da subito una certa consapevolezza e attenzione per la parità di genere e i diritti delle donne. “La tesina per l’esame di Stato delle medie l’ho fatta proprio sulla figura della donna, collegando tutte le materie – ha raccontato –. Si tratta di un tema che mi è sempre stato a cuore. Già allora mi concentrai molto sull’educazione fisica, specialmente perché ho trovato ispirazione in molte donne, la cui forza di superare alcuni ostacoli, stereotipi e limiti imposti dalla società, nel momento in cui si è iniziato a fare sport, ci ha rese tutte più forti”.
Lo sport, infatti, non è un territorio sgombro di ostacoli per il genere femminile: “Stimo moltissime mie colleghe, alcune atlete contemporanee ad esempio riescono a continuare la propria carriera anche dopo una gravidanza, che è un evento bellissimo, ma è comunque difficile riprendere un’attività di alto livello dopo – è la riflessione di Sabatini –. La nostra vita è dettata da certi tempi biologici che ci costringono a fare delle scelte, e a volte le scelte non sono ‘aiutate’ dalla società, che non offre possibilità. In ogni caso penso che negli anni siano stati fatti molti passi in avanti”.
Scelte e sacrifici, lo sport come specchio della società
Ambra Sabatini non è l’unica atleta donna a portare avanti importanti battaglie, anzi tante atlete la hanno ispirata con le loro azioni e scelte. “Uno dei miei idoli è Allyson Felix, che è anche un’attivista per i diritti per le persone nere e a livello di empowerment femminile, così come Shaunae Miller-Uibo, campionessa olimpica nei 400 metri che è riuscita a tornare a correre – ha detto la campionessa toscana –. Penso che bisognerebbe stare al a fianco di queste atlete, offrire una possibilità e un supporto non solo a livello economico, ma di sostegno nel percorso, perché in certi casi le atlete vogliono tornare a correre”.
Nello sport si replica quanto notoriamente accade negli altri campi lavorativi: le donne si trovano spesso a dover scegliere fra carriera e vita privata.
“Essere un’atleta donna comporta scelte impegnative e diverse da quelle che comporta essere un atleta uomo. Io sono giovanissima, ma già il fatto che penso al fatto che la gravidanza possa incidere sulla mia carriera atletica è un segnale – ammette Sabatini –. Alcuni stereotipi ci sono ancora, anche se vedo tanta apertura in alcuni casi, come nel calcio femminile, in cui si parla di atlete professioniste che si allenano tutti i giorni, a cui si dovrebbe dare la stessa importanza e visibilità di quello maschile. A livello economico ci sono tante differenze, ma non legate al fatto di essere donne: esistono gli sport considerati maggiori e quelli minori, e tante altre variabili”.
Originaria del piccolo comune toscano di Monte Argentario, Ambra Sabatini è molto attiva anche per promuovere lo sviluppo dello sport sul suo territorio. “La prima volta che mi sono innamorata dell’atletica, è stata quando ho visto per la prima volta una pista, l’atmosfera, la possibilità di allenarsi per bene. Per questo mi sto impegnando per far costruire una pista d’atletica all’Argentario, che farebbe bene ai ragazzi, si troverebbe in una posizione strategica, fra tre grandi paesi. E poi l’atletica è alla base della preparazione di qualsiasi altro sport”.
Lo sport femminile viene costantemente oscurato dall’ombra degli stereotipi. Negli ultimi anni sono stati fatti tanti progressi, ma come spesso accade in questi casi sotto la superficie e le dichiarazioni di facciata continuano ad annidarsi le discriminazioni più dure, difficili da scrostare. Fin quando la mentalità dominante sarà intrisa di sessismo e maschilismo le atlete saranno costrette a concentrarsi non solo sulle competizioni agonistiche, come fanno i loro colleghi uomini, ma dovranno anche lottare contro una società che ancora nel 2024 le vede fuori posto in un contesto diverso dal focolare domestico.
Ambra Sabatini, però, sa bene che nessuno può dirle cosa deve fare una donna, sa che lei deve stare su una pedana, continuando a fare quello che le piace e per cui è nata e che la rende libera: correre.