Monica Cirinnà: “Sia giorno di lotte, rivendicazioni e femminismi”

Prima firmataria della legge sulle unioni civili, la politica quando parla dell'8 marzo lo fa al plurale. Oggi, il movimento è intersezionale e transfemminista: è tempo di parlare di femminismi

di MARGHERITA AMBROGETTI DAMIANI
8 marzo 2024
Monica Cirinnà

Monica Cirinnà

Le battaglie per tutte le donne del mondo passano dai corpi di persone che hanno saputo e voluto mettersi in gioco, con forza e tenacia, per fare in modo che qualcosa cambiasse veramente. È successo con le ragazze degli anni Sessanta, è accaduto con le generazioni successive che hanno preso il testimone di lotte per la libertà e l’autodeterminazione che, dalle piazze, sono passate addirittura nei luoghi decisionali. Tra le femministe dei nostri tempi c’è anche Monica Cirinnà, già senatrice della Repubblica, impegnata sul fronte dei diritti e prima firmataria della legge sulle unioni civili. Con lei, abbiamo ragionato di 8 marzo e del significato che questa giornata ha per le donne di oggi e domani. “Il femminismo – ha spiegato Cirinnà – è sempre stato plurale e in costante evoluzione. Pochi movimenti, come quello femminista, hanno saputo leggere la realtà e le nuove istanze. Ed è anche per questo che bisognerebbe parlare di femminismi, al plurale. Oggi, per me e per gran parte delle attiviste, è intersezionale e transfemminista. È sempre più evidente che le lotte sono collegate e una non può prescindere dalle altre: non si può essere femministe senza preoccuparsi delle disuguaglianze sociali, non si può essere femministe senza essere anche antirazziste e antifasciste. Ed essere femministe in quest'epoca significa anche allargare il movimento alle istanze delle donne trans. Che sono donne, benché ne dicano alcune”.

Monica Cirinnà con Paola Concia (s) e Vladimir Luxuria (d)
Monica Cirinnà con Paola Concia (s) e Vladimir Luxuria (d)

Quello delle donne, però, è ancora un cammino in salita. Nonostante ciò, Cirinnà guarda i fatti con speranza: “Preferisco ragionare su quello che ha funzionato. Ha funzionato la sorellanza. Nel 1968, non avremmo mai potuto immaginare campagne come il #metoo, le denunce collettive di studentesse, attrici, donne in qualsiasi ambito lavorativo e della vita sociale contro le molestie e le violenze. Oggi, è possibile perché ogni donna che denuncia sa che non sarà da sola. Come sarebbe stato impossibile immaginare donne ai vertici delle aziende, delle istituzioni, delle università. Avremmo mai immaginato che potessero esistere uomini e collettivi di uomini convintamente femministi? Questo è stato possibile grazie al movimento delle donne, anche se ci sono donne ai vertici e in politica che fingono di non saperlo. Alcune, addirittura, si fanno chiamare al maschile. Non sarebbero dove sono se tante altre, prima di loro e anche adesso, non avessero combattuto e combattessero tutti i giorni per l'uguaglianza. Sì, certo, c'è ancora moltissimo da fare perché il patriarcato è duro a morire: non è un caso se lo subiamo da almeno duemila anni”. “La costruzione della piena cittadinanza femminile promessa dalla Costituzione è un compito quotidiano, affidato a donne e uomini, insieme”, si legge nello spazio virtuale di Monica Cirinnà. La domanda è sempre la stessa: la politica sta concretamente andando in questa direzione o, per dirla alla Nanni Moretti nel suo ultimo capolavoro, “Sono solo parole”?

“Il rischio di una regressione politica e culturale – nell’opinione di Cirinnà – c'è, è inutile e pericoloso negarlo. Lo vediamo con l'attacco alla 194, con le rappresentanze politiche che dicono di essere per le donne e invece non fanno altro che relegarle in casa, con la negazione dei fondi contro la violenza. Viviamo, non solo in Italia, un momento difficile in cui è necessario non abbassare la guardia e resistere per difendere le conquiste fatte e promuovere quelle ancora da fare.” Sulla giornata dell’8 marzo le parole di Cirinnà sono chiare: “L'8 marzo non è una festa. Non festeggiamo l'8 marzo. Rivendichiamo. Rivendichiamo i nostri diritti, la nostra dignità, le lotte che ci impegnano tutti i giorni. Rivendichiamo l'uguaglianza e l'autodeterminazione, ma anche la condivisione dei lavori familiari e di cura. Chiediamo congedi parentali paritari, ma anche più investimenti sul welfare pubblico. Pretendiamo parità retributiva e di accesso alle carriere apicali.”

Un 8 marzo di lotta, quello di Cirinnà e di tutte le donne del mondo, che, oggi come ieri, pretende diritti per tutte.