Imparare a scuola a diventare persone adulte e mature, e di conseguenza
bravi cittadini. È un processo che passa attraverso le
corrette relazioni con gli altri, e l’aver imparato come stare al mondo nel modo più giusto in una società, quella che ci circonda, non sempre è facile. Conoscere se stessi, i propri limiti, i diritti altrui; essere educati al rispetto, alla fiducia reciproca, all’ascolto, al confronto, alla corretta affettività, sono le basi della crescita sana di ogni ragazzo. La scuola, del resto, è da sempre chiamata ad insegnare non solo a leggere, scrivere e fare di conto, ma anche a lavorare su ogni singola persona. Da molto tempo si discute che bisogna investire prima di tutto su risorse umane e formazione, e in tal senso, per i ragazzi, fondamentale risulta avere un giusto orientamento. Dal momento che
sui banchi si forma la società del futuro, la
buona scuola è dunque responsabilità sociale collettiva, che gioca un ruolo fondamentale nel giusto processo di crescita. Per questa ragione l’esecutivo sta pensando di introdurre nelle scuole superiori italiane
“l’educazione alle relazioni”.
Educare alle relazioni come materia a scuola
Educazione alle relazioni come "materia" delle scuole superiori
Una nuova materia che
già dai primi di novembre potrebbe debuttare in classe, anche se, almeno inizialmente, solo come progetto pilota. Una scelta che si è fatta urgente alla luce delle
violenze di genere che si sono verificate questa estate, che hanno avuto per protagonisti-carnefici giovani e persino giovanissimi. Le stesse che hanno portato poi il governo a mettere nero su bianco il
decreto Caivano.
Come funzionerà? Ogni istituto potrà autonomamente scegliere di formare dei gruppi di studenti, dei veri e propri team composti da 6 a 12 persone, possibilmente di età omogenee. Tenendo presente uno specifico approccio di lavoro, ossia il cosiddetto
"metodo Balint", si verranno così a formare dei «gruppi di discussione e di autoconsapevolezza». Quanto al “metodo Balint”, si tratta di una "collaudata metodologia di formazione esperienziale creata originariamente dallo psicoanalista Michael Balint e centrata sull’azione del gruppo come strumento facilitatore del pensiero".
Il supporto psicologico
Non solo: visto che il progetto si avvale anche del sostegno del Consiglio nazionale dell’ordine degli psicologi, durante queste ‘lezioni’ ai docenti, chiamati ad avere il ruolo di supervisori, potrebbero anche essere affiancati anche degli psicologi.
Psicologi affiancheranno i docenti durante gli incontri
Compito dei dirigenti sarà individuare un referente per ogni istituto che insieme ad altri docenti che aderiranno volontariamente al progetto, sarà formato per il lavoro che sarà messo in campo. Non solo: saranno i presidi con gli organi collegiali a decidere se prevedere questa attività durante le ore di lezione o nel pomeriggio. I gruppi di studenti saranno tenuti ad incontrarsi da novembre a marzo almeno
una volta ogni due settimane, per circa una oppure due ore.
I temi al centro
Le tematiche che saranno affrontate vanno dalla
costruzione di relazioni affettive al rispetto dell’altro, dalla percezione di genere agli stereotipi. La scelta delle scuole superiori non è casuale: questa materia si rivolge a persone anagraficamente quasi adulte ma ancora non del tutto compiute dal punto di vista del divenire. La trasgressione adolescenziale porta spesso a gesti irreparabili. I ragazzi spesso sono in cerca di aiuto per capire come trovare il proprio posto in un mondo sempre più schiacciato dal peso dei social network, che troppo spesso genera in loro confusione tra ciò che è virtuale da ciò che è reale. “L’educazione alle relazioni” vuole
intervenire positivamente sui comportamenti dei ragazzi, dentro e fuori le aule scolastiche. In modo tale che non si verifichino mai più stupri e violenze shock come quelle che hanno recentemente sconvolto l’opinione pubblica.