La senatrice dello stato dell’Arizona Eva Burch, durante un discorso in aula, ha dichiarato di aver scelto di non portare avanti la sua gravidanza perché “al momento il trattamento più sicuro e appropriato per me, e quello che scelgo, è l'aborto. Ma le leggi approvate in questa legislatura interferiscono con la possibilità mia e di tante altre donne di accedervi”.
Una decisione sofferta, ma che la donna ha deciso di raccontare descrivendo la sua esperienza e la sua fertilità come un “viaggio difficile”.
La storia della senatrice Eva Burch
“Non credo che le persone debbano giustificare la propria scelta di abortire”, ha detto la senatrice democratica, in piedi in aula, con voce tremante. Circondata da un gruppo di donne, Burch ha parlato per 10 minuti della sua decisione e della lotta per orientarsi nel labirinto “coercitivo” delle restrizioni all'aborto in Arizona.
“Ho scelto di parlare del motivo per cui ho preso questa decisione perché voglio che si parli davvero della realtà che ci circonda, di come ciò che facciamo con il nostro corpo abbia un impatto sulle persone nel mondo reale”.
Poi ha proseguito raccontando dell’aborto spontaneo avuto 13 anni fa, rivelando anche che, dopo quel momento, è rimasta incinta molte volte e che adesso si può godere i suoi “due splendidi bambini in salute”. Nel 2022 però quando era in campagna elettorale per il seggio che adesso occupa, la donna sperava di portare a termine una terza gravidanza. Gravidanza che però si è rivelata non vitale, e a rincarare la dose di dolore ci si è messo “il mio medico curante” spiega, che “è stato costretto a dirmi molte cose che non si applicano alla mia situazione e alcune che sono palesemente false”. “Ora vorrei potervi dire il contrario – continua – ma dopo ecografie e prelievi abbiamo stabilito che anche questa gravidanza non debba proseguire e ancora una volta ho fissato un appuntamento per interromperla”.
Con il suo discorso l’ex infermiera di una clinica per la salute femminile, considerata la prima legislatrice statale incinta a parlare così nel dettaglio dei suoi piani per ottenere un aborto dopo l’abrogazione della Roe v Wade, ha dichiarato di voler condividere con i suoi colleghi e con l'opinione pubblica gli effetti pratici delle restrizioni alla pratica approvate negli anni.
Le politiche restrittive
Ricordiamo anche che l'Arizona vieta gli aborti dopo le 15 settimane, senza eccezioni per stupro o incesto, ma la 43enne ha confermato ad Associated Press di essere ancora in tempo per abortire nel suo Stato. E sulle politiche restrittive ha sottolineato che raccontare la sua esperienza è per lei un modo di “evidenziare ciò che stiamo vivendo qui in Arizona e come le leggi che approviamo abbiano effettivamente un impatto sulle persone nella pratica e non solo in teoria”.
La norma statale richiede un'ecografia che il suo medico non ha ordinato e la politica sottolinea anche come le sia stata fornita quella che lei considera “disinformazione sulle alternative all'aborto”.
Eva Burch, che quest'anno è in corsa per la rielezione, ha anche ammesso di voler puntare i riflettori su una proposta di voto che creerebbe un diritto costituzionale all'aborto. "Se la legislatura dell'Arizona non ha intenzione di operare nella realtà, allora i cittadini dello Stato devono avere l'opportunità di prendere il controllo di alcune di queste decisioni”.
Emigrare per abortire
Dal 1973, anno della storica sentenza Roe v. Wade che fissava un diritto federale all’aborto, sono stati praticati circa 63 milioni e mezzo di interruzioni volontarie di gravidanza. A seguito della sentenza del 24 giugno 2022, le donne con gravidanze “indesiderate” che risiedono in Paesi dove l'aborto volontario è vietato, dovrebbero girovagare, coast to coast, per approdare in uno di quegli stati dove la procedura rimane legale e disponibile, oppure acquistare pillole abortive online, o assoggettarsi a un aborto illegale potenzialmente pericoloso. Insomma, dati che fanno riflettere.