
Una protesta pro LGBTQ+ fuori dal Georgia State Capitol ad Atalanta, Georgia
Negli ultimi anni, le politiche di Diversità, Equità e Inclusione (DEI) hanno assunto un ruolo sempre più centrale nelle strategie aziendali e istituzionali, contribuendo a creare ambienti di lavoro più equi e innovativi. Tuttavia, mentre in Europa e in Italia sono molte le imprese che rafforzano il proprio impegno su questi temi - anche grazie a iniziative di incentivo statale -, negli Stati Uniti l'amministrazione Trump sta smantellando le iniziative DEI nelle istituzioni pubbliche e private, segnando una netta inversione di tendenza.

Il caso italiano e i vantaggi dell’impegno in ambito DEI
Un'analisi condotta da Il Sole 24 Ore in collaborazione con Statista ha individuato 275 aziende italiane che si distinguono per il loro impegno nell'ambito DEI. Si tratta delle imprese “con le più alte valutazioni negli indicatori sulla diversità in generale, sulla parità di genere, di età e orientamento sessuale e sulle diversità etnico–culturali presenti in azienda e sull’inclusione dei lavoratori con disabilità”, spiega il quotidiano.
L'adozione di queste politiche non solo favorisce un ambiente di lavoro più equo e rispettoso, ma porta anche a vantaggi concreti: “Le imprese che investono nelle politiche di diversità e inclusione (Dei), all’interno della gestione delle risorse umane, tendono a essere più etiche, favoriscono un maggiore senso di appartenenza tra i dipendenti e accrescono la competitività aziendale; le politiche di Dei non solo attraggono e fidelizzano i talenti, ma contribuiscono anche a migliorare le performance complessive delle aziende”, ha spiegato Valentina Marcazzan del team di Statista.
I numeri in Italia
Nonostante questi benefici, solo il 6% delle aziende italiane sta sviluppando attivamente una cultura inclusiva sul posto di lavoro. Inoltre, la grande maggioranza delle aziende individuate come virtuose dall’indagine si trovano nel Nord Italia, con ben 151 imprese lombarde segnalate. Al secondo posto la Regione Lazio, con 40 aziende. Mentre non se ne conta nessuna in Umbria, Basilicata, Puglia, Molise e Valle d’Aosta. Il settore più rappresentato è quello dell’IT e tecnologia (12,7%), seguito dai servizi generali (8,7%), dalla farmaceutica (6,9%) e dalle banche (6,2%).
“Da segnalare che molte imprese dell’elenco hanno migliorato le politiche Dei nel percorso per ottenere la certificazione per la parità di genere secondo la UNI/PdR 125 oppure la certificazione Iso 30145 dedicata alla diversità e inclusione”, sottolinea il Sole 24 Ore.
Il contrasto con gli Stati Uniti: l'eliminazione delle politiche DEI sotto Trump
Mentre in Italia le politiche DEI sembrano continuare a produrre risultati, negli Stati Uniti l'amministrazione Trump ha avviato un processo di smantellamento delle iniziative legate alla diversità e all'inclusione. Il 20 gennaio 2025, infatti, il presidente repubblicano ha firmato l'Ordine Esecutivo 14151, che ordina la cessazione di tutti i programmi DEI all'interno delle istituzioni federali. Le conseguenze di questa decisione sono state immediate: l'Università del Michigan ha chiuso il suo ufficio DEI per evitare il rischio di perdere finanziamenti federali, mentre il presidente ha ordinato una ristrutturazione dello Smithsonian Institution per eliminare programmi educativi legati alla diversità e all'inclusione. Una retromarcia che ha scatenato reazioni accese, con attivisti e leader civili che denunciano il rischio di un ritorno a politiche discriminatorie e di esclusione.