
L’arrivo in Italia di alcuni migranti
Dalla traversata del deserto alle torture in Libia fino all'aula “Caduti di Nassirya” del Senato italiano. È la parabola del giovane profugo Ibrahima Lo, che ha raccontato la sua odissea nel libro “Pane e acqua – Dal Senegal all'Italia passando per la Libia”. Proprio questa sua testimonianza di vita vissuta – che ha anche ispirato Matteo Garrone per il suo film “Io capitano” - è stata il tema principale dell'incontro promosso dalla vicepresidente di Palazzo Madama Mariolina Castellone (M5S) e moderato dal giornalista del Manifesto Giansandro Merli.
L’incontro in Senato

Accanto a Ibra, Denny Castiglione, capo missione di Mediterranea Saving Humans, che ha sottolineato come il governo ostacoli in ogni modo i salvataggi in mare delle ong, causando frequenti stragi di innocenti. In platea una trentina di ragazzi, coinvolti in passato nell'instancabile opera di divulgazione sul tema dei migranti nelle scuole di Ibrahima Lo - assistente di Mimmo Lucano nel suo ruolo di europarlamentare – per raccontare cosa significa davvero fuggire da Paesi in guerra, devastati o in miseria per cercare una vita migliore.
Il caso Almasri

“Abbiamo anche parlato del caso Almasri, il capo dei torturatori che ogni giorno compiono orribili violenze e soprusi su persone inermi, colpevoli solo di voler raggiungere l'Europa per costruirsi un futuro e aiutare le proprie famiglie rimaste in Africa. Almasri e i suoi scagnozzi invece quelle famiglie le rapinano, torturando i loro cari in collegamento telefonico per costringerle a mandare sempre più soldi, proprio come hanno fatto anche con me. Ebbene quell'uomo, su cui pende un mandato d'arresto della Corte penale internazionale, non solo non è stato arrestato e consegnato alla Cpi dalle autorità italiane, ma come tutti sanno è stato addirittura riaccompagnato in Libia con un volo di Stato. Proprio ieri alla Camera per questo è stata votata una mozione di sfiducia al ministro della Giustizia Nordio”.
Cosa spinge i migranti
Tra le motivazioni che spingono tante persone a cercare salvezza in Europa ci sono i numerosi conflitti che insanguinano l'Africa e l'Asia. “Si parla molto delle guerre in Ucraina e in Medioriente, ma attualmente sono più di 50 le guerre in corso nel mondo, a partire dal Congo, dove ogni giorno si registrano atrocità nei confronti dei civili. Se davvero l'Europa vuole fermare il flusso di disperati, che troppo spesso perdono la vita nel deserto o in mare o nelle prigioni libiche prima di arrivare alla meta, allora deve adoperarsi per far cessare quei conflitti, invece di alimentarli per i propri interessi, e abbandonare le politiche neocolonialiste che sfruttano spudoratamente le nostre risorse, arricchendo solo governi corrotti e lasciando i popoli nella miseria e nell'ignoranza”. “Per ringraziare la vicepresidente del Senato dell'invito – conclude Ibrahima Lo – le ho regalato una stampa che ricorda la figura di Chiekhe Ahmadou bamba, esempio di pacifismo e impegno non violento contro il potere. A causa della sua lotta contro il colonialismo francese, all'inizio del '900 fu esiliato e imprigionato, e quando fu liberato dopo 7 anni e 7 mesi di carcere disse: 'Considero una vittoria essere stato rilasciato senza che sia stato versato sangue'. Questo principio dovrebbe guidare i nostri passi: la lotta non violenta per i diritti civili di tutti”.