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Giornata dell’Albinismo, le storie di Ava, Xueli, Joy: "Quando il colore della pelle non è un limite"

di LETIZIA CINI -
13 giugno 2022
Xueli Abbing e Ava Clarke, entrambe modelle, sono albine

Xueli Abbing e Ava Clarke, entrambe modelle, sono albine

Segni particolari: bellissima. Ava Clarke è albina. Fin da piccola ha conquistato il mondo della moda per la sua bellezza, in quanto ha qualcosa che la distingue dal resto delle ragazze: i suoi familiari sono neri, lei è candidamente bianca, in quanto albina. Le sue caratteristiche uniche e diverse non solo non le sono state di ostacolo, ma hanno finito per richiamare l’attenzione del mondo della moda e fare di lei un’affermata modella negli States e non solo.
Ava Clarke è un'affermata modella albina

Ava Clarke è un'affermata modella albina (foto tratta dal suo profilo Facebook)

La storia d Xueli Abbing Ava non è l’unica: Xueli Abbing è stata abbandonata in un orfanotrofio in Cina perché albina, oggi, a 17 anni, è una top che ha posato anche per Vogue Italia. “Alcuni bambini, come me, sono stati abbandonati, altri sono stati rinchiusi o se andavano a scuola i loro capelli venivano tinti di nero”, ha raccontato Xueli Abbing alla BBC, specificando che, all’epoca della sua nascita in Cina, vigeva la politica del figlio unico. “Ma in alcuni paesi dell’Africa vengono braccati, i loro arti possono essere tagliati o possono essere uccisi. Gli stregoni usano le loro ossa per produrre medicinali poiché le persone credono che possano curare le malattie, ma ovviamente questo non è vero, queste credenze sono miti. Sono fortunata di essere stata solo abbandonata”, le sue parole.
Xueli Abbing è stata abbandonata in un orfanotrofio in Cina perché albina, oggi, a 17 anni, è una top che ha posato anche per Vogue Italia

Xueli Abbing è stata abbandonata in un orfanotrofio in Cina perché albina, oggi, a 17 anni, è una top che ha posato anche per Vogue Italia

Quando aveva 3 anni, racconta la Dire Giovani (www.diregiovani.it), è stata adottata dalla sua attuale famiglia, che l’ha portata con sé nei Paesi Bassi, dove vive tutt’ora. Grazie ad una conoscenza della madre, a 11 anni si è approcciata nel mondo della moda. “Mia mamma era in contatto con una stilista originaria di Hong Kong. Ha un figlio con un labbro leporino e ha deciso che voleva disegnare abiti molto eleganti per lui in modo che le persone non si limitassero a fissargli la bocca”, ricorda Xueli. “Ha definito la campagna ‘perfect imperfections’ (imperfezioni perfette) e mi ha chiesto se volevo partecipare alla sua sfilata di moda a Hong Kong. È stata un’esperienza straordinaria”. Da quel momento la vita di Xueli è cambiata. Dopo aver fatto un servizio fotografico a Londra per Brock Elbank, ha pubblicato gli scatti su Instagram e le sue foto hanno raggiunto l’agenzia di modelle Zebedee Talent, che l’ha voluta con sé per rappresentare la disabilità nella moda. “Una delle foto che Brock mi ha scattato è stata pubblicata nell’edizione di giugno 2019 di Vogue Italia con Lana del Rey in copertina. All’epoca, non sapevo quanto fosse una rivista importante e mi ci è voluto un po’ per capire perché la gente ne fosse così entusiasta”. “Nella moda, avere un aspetto diverso è una benedizione, non una maledizione e mi offre una piattaforma per aumentare la consapevolezza sull’albinismo”. Xueli ha solo tra l’otto e il dieci per cento di vista. La giornata Internazionale dell’Albinismo
Il 18 dicembre 2014, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha adottato la Risoluzione 69/170, proclamando il 13 giugno la Giornata Internazionale dell’Albinismo

Il 18 dicembre 2014, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha adottato la Risoluzione 69/170, proclamando il 13 giugno la Giornata Internazionale dell’Albinismo

Il 18 dicembre 2014, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha adottato la Risoluzione 69/170, proclamando il 13 giugno la Giornata Internazionale dell’Albinismo. L’Albinismo è un disturbo congenito ereditario che si manifesta con l’assenza o la riduzione della melanina nella pelle, nei capelli o negli occhi. La patologia è prevalente nell’Africa sub-sahariana, in particolare a causa delle unioni tra consanguinei. In Tanzania un abitante su 1400 è albino, mentre in Zimbabwe uno su 1000. Gli atti discriminatori e violenti contro gli albini si manifestano proprio in quei paesi in cui la maggioranza della popolazione è di colore. La superstizione Alla base di tali violenze, c’è la credenza che gli albini siano dotati di poteri soprannaturali o portino sfortuna. In alcuni paesi africani, come la Tanzania e il Malawi, le parti del corpo degli albini vengono utilizzate per riti magici perché si pensa che i loro organi possano portare fortuna. In alcuni villaggi africani, alcune parti del corpo degli albini vengono vendute anche per 500 euro e la pelle viene commercializzata sul mercato nero a prezzi altissimi, tra i 1500 e i 7000 euro. Le bambine, spesso, vengono stuprate perché si crede che possano guarire gli uomini malati di Aids. Durante le elezioni in Tanzania nell’ottobre del 2015, si sono verificati massicci attacchi contro gli albini, di cui gli stregoni usavano i corpi (o parti di essi) per dei riti magici a cui si sottoponevano anche molti politici.
Xueli Abbing e Ava Clarke, entrambe modelle, sono albine

Xueli Abbing e Ava Clarke, entrambe modelle, sono albine

Già nel 2013, il Consiglio per i Diritti Umani dell’ONU aveva adottato una Risoluzione richiamando l’attenzione sulla diffusione degli attacchi contro gli albini. Inoltre, il 10 aprile 2015, con la Risoluzione A/HRC/RES/28/6, adottata senza votazione, il Consiglio ha istituito per un periodo di tre anni il mandato di un Esperto Indipendente sul diritto delle persone albine di godere dei Diritti Umani. Nel giugno 2015 è stata eletta a ricoprire questa carica Ikponwosa Ero. Nel marzo 2016, a Ginevra, l’Unicri di concerto con Ikponwosa Ero ha organizzato un gruppo di discussione sulle cause degli attacchi contro gli albini. “Nell’ultimo decennio, centinaia di persone affette da albinismo sono state vittime di attacchi con lo scopo di utilizzare parti del loro corpo per riti magici” ha affermato l’esperta. Durante l’evento è stato anche mostrato un estratto dal film “Jolibeau’s travel”, il quale mostra le relazioni tra l’albinismo e la stregoneria raccontando la storia di un ragazzo albino scappato dal Camerun per salvarsi. Di recente, Amnesty International ha lanciato una campagna per sensibilizzare il governo del Malawi verso i brutali attacchi avvenuti contro gli albini nel paese. Il Presidente del Malawi, nel marzo del 2015, aveva condannato l’ondata di attacchi, sollecitando le forze dell’ordine a intervenire per non lasciare impuniti i responsabili. L'allarme lanciato da Amnesty International Tuttavia, fino ad ora, secondo Amnesty International, le azioni delle autorità sono state molto deboli e inefficaci, a dimostrazione del fatto che ciò che va combattuto, in primo luogo, è la superstizione legata a tali attacchi. Diverse Ong hanno organizzato eventi in tutto il mondo in occasione della Giornata Internazionale dell’Albinismo, ed è incoraggiante il fatto che molti abbiano luogo in paesi africani come Togo, Benin, Camerun, Congo, Ghana, Kenya e Nigeria. In Francia, presso il Quartier Generale dell’UNESCO verrà proiettato un documentario seguito da un dibattito. Inoltre, diversi specialisti di oftalmologia, dermatologia e genetica, terranno un seminario sul tema. In Benin, l’ONG Divine Connexion Worldwide ha organizzato una Conferenza con organi istituzionali e operatori sociali Al Palazzo delle Nazioni Unite di Ginevra, il Consiglio per i Diritti Umani ha organizzato un evento con diverse ONG ed esperti di albinismo che terranno una conferenza e mostreranno dei video sul tema. Sono state anche invitate persone affette dalla patologia che condivideranno le loro esperienze di vita. In Italia, dal 2008 è attiva l’associazione di promozione sociale Albinit, presieduta da Elisa Tronconi e formata da un gruppo di volontari coinvolti nelle problematiche dell’albinismo. Joy Ehikioya, nigeriana, discriminata perché albina Dagli abusi sessuali alla laurea: la storia di Joy Ehikioya, nigeriana, discriminata perché albina  è stata raccontata da Luce! La giovane si è appena laureata in in Comparative European and International Legal Studies, un particolare indirizzo, con lezioni completamente in inglese, del corso di giurisprudenza offerto dall’Università di Trento, nel quale Joy è entrata grazie al progetto accoglienza richiedenti asilo dell’istituto Trentino: un’iniziativa che garantisce ai migranti vitto e alloggio, oltre la possibilità di frequentare un corso a scelta.
Dagli abusi sessuali alla laurea: la storia di Joy Ehikioya, nigeriana, discriminata perché albina

Dagli abusi sessuali alla laurea: la storia di Joy Ehikioya, nigeriana, discriminata perché albina

La storia di Joy è fatta di violenze e discriminazioni. La ragazza infatti è albina, una caratteristica fisica che nel suo paese d’origine, la Nigeria, non è affatto vista di buon occhio: “La mia famiglia cercava di ridurre al minimo il contatto con il mondo esterno perché gli albini, in Nigeria, sono discriminati e spesso perseguitati”. Infatti Joy, fin dalla sua infanzia, ha dovuto sopportare bullismo, minacce e violenza costringendola più volte a cambiare abitudini, routine e addirittura città. Nel gennaio 2016, l’episodio che le ha completamente stravolto la vita: “Erano le 6.30, e mi stavo preparando per uscire. L’orario era stato scelto appositamente per trovare meno persone possibili sul mio cammino dandomi la possibilità di rientrare a casa prima che tutti uscissero per andare a lavorare. Andavo a correre e cercavo di non allontanarmi troppo per poter tornare a casa qualora mi fossi sentita in pericolo. Mentre camminavo a due isolati da casa, due uomini mi hanno immobilizzata e poi costretta nel baule di un’auto. Non sono più riuscita ad opporre resistenza e sono svenuta”. Al suo risveglio, Joy si ritrova legata ad un letto con due uomini intorno: “Albina, per piacere, fai che la tua testa ci porti molto denaro. Fai che per noi non ci sia sofferenza per il resto della vita” intonavano a modo di canto i due. Una volta terminato il rito, i suoi aguzzini l’hanno bloccata e stuprata: “Ho sperato in una morte naturale. Sono riuscita a fuggire dopo due giorni scappando da una finestra rotta. Sono arrivata in Libia nel bagagliaio di un auto e qui uno degli uomini che mi aveva comprata si è pentito e mi ha condotto in spiaggia per salire su un barcone diretto per l’Italia”. Da quel momento, con l’ingresso nel programma di accoglienza dell’Università di Trento, è iniziato un nuovo capitolo della vita di Joy che con una forza fuori dal comune ha saputo riprendere in mano la sua vita.