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Home » Lifestyle » Cambiamo colore al ‘color carne’: “L’umanità non è fatta solo da sfumature di rosa”

Cambiamo colore al ‘color carne’: “L’umanità non è fatta solo da sfumature di rosa”

Parte da Prato la campagna contro la discriminazione 'cromatica' lanciata da Giuditta Rossi e Cristina Maurelli: "Questa espressione apparentemente innocua presuppone che la pelle di una persona bianca sia la norma: la definizione non è inclusiva né al passo con i cambiamenti della società"

Stefano De Biase
6 Marzo 2022
Si chiama 'Color Carne' il progetto portato avanti da un'azienda di Prato di consulenza e strategie comunicative 'Bold Stories', gestita dalla pratese Giuditta Rossi e dalla milanese Cristina Maurelli

Si chiama 'Color Carne' il progetto portato avanti da un'azienda di Prato di consulenza e strategie comunicative 'Bold Stories', gestita dalla pratese Giuditta Rossi e dalla milanese Cristina Maurelli

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Tutto è nato da una semplice domanda, che prima ha creato un po’ di imbarazzo e poi si è tramutata in una risata di gusto. Ma riflettendoci meglio quella stessa domanda portava con sé un problema reale, che si è trasformato in una campagna contro ogni tipo di discriminazione. Si chiama ‘Color carne’ il progetto portato avanti da un’azienda di Prato di consulenza e strategie comunicative ‘Bold Stories’, gestita dalla pratese Giuditta Rossi e dalla milanese Cristina Maurelli. L’obiettivo è ambizioso: ‘cambiare colore’ al color carne.

L’idea

‘Color carne’ il progetto portato avanti da un’azienda di Prato di consulenza e strategie comunicative ‘Bold Stories’, gestita dalla pratese Giuditta Rossi e dalla milanese Cristina Maurelli
‘Color carne’ il progetto portato avanti da un’azienda di Prato di consulenza e strategie comunicative ‘Bold Stories’, gestita dalla pratese Giuditta Rossi e dalla milanese Cristina Maurelli

“Stavamo parlando di abbigliamento quando Cristina mi dice: sotto quella maglietta ci starebbe bene un reggiseno color carne – racconta Giuditta Rossi -. Il suo riferimento era chiaramente al rosa, che però non è il colore della mia pelle. Da lì ci siamo rese conto che la definizione di color carne non è più inclusiva e al passo con i cambiamenti della società. E quindi abbiamo pensato a una campagna che potesse stravolgerne la definizione da rosa a tutti i colori dell’umanità“.

L’obiettivo

Come detto l’obiettivo è ambizioso, perché gli stessi vocabolari parlano di “un beige, rosa, simile al colore della carne“. Giuditta e Cristina così hanno cominciato a chiedere agli stessi editori dei vocabolari di prendere spunto dal modello inglese, dove è stato precisato che la definizione di color carne intesa alla vecchia maniera potrebbe non essere più inclusiva.
“Vogliamo richiamare l’attenzione sui temi riguardanti il colore della pelle e il rispetto delle differenze di ognuno – prosegue Cristina Maurelli -. L’idea di color carne uguale a rosa, infatti, presuppone, spesso inconsciamente, che la pelle di una persona bianca sia la norma, mentre naturalmente il color carne non è solo un colore“.

La campagna e i sostenitori

‘Color carne’ il progetto portato avanti da un’azienda di Prato di consulenza e strategie comunicative ‘Bold Stories’, gestita dalla pratese Giuditta Rossi e dalla milanese Cristina Maurelli
‘Color carne’  vuole essere “la dimostrazione di come concetti che sembrano inoffensivi, in particolare nel linguaggio e nelle rappresentazioni visive, possano invece nascondere pregiudizi e discriminazioni”

A pochi giorni dal lancio, la campagna ha trovato consensi da parte di influencer, associazioni, organizzazioni e persone che hanno espresso il loro appoggio e la loro adesione all’iniziativa. Ora però Giuditta e Cristina si rivolgono ai brand della moda per fare da eco al loro messaggio. “La campagna intende amplificare l’argomento anche in Italia – sottolineano -, sensibilizzando non solo le persone, ma invitando gli editori e i brand a fare un piccolo ma significativo passo, cambiando il loro vocabolario, e magari pensando a nuovi prodotti inclusivi. ‘Color carne’ può diventare il punto di incontro per chi vuole costruire una società in cui la diversità venga valorizzata e in cui ogni persona sia in grado di riconoscersi“.

Bold Stories

Sul sito internet di Bold Stories sono state caricate sia le card del progetto da potere condividere sui social, che un ‘colorimetro’ con tutti i colori dell’umanità.
“Il nostro è un invito a sfidare lo standard, a farsi delle domande e, se quello standard non ci corrisponde più, ad agire per il cambiamento – sottolineano Giuditta Rossi e Cristina Maurelli -. ‘Color carne’ vuole essere la dimostrazione di come concetti che sembrano inoffensivi, in particolare nel linguaggio e nelle rappresentazioni visive, possano invece nascondere pregiudizi e discriminazioni, e come basti poco per svelarli e cambiare punto di vista“.

“Il nostro progetto di advocacy per cambiare colore al color carne, da rosa a tutti i colori dell’umanità – concludono – La campagna. Color Carne è un invito a sfidare lo standard. A farsi delle domande e ad agire per il cambiamento. Questa espressione apparentemente innocua, presuppone, spesso inconsciamente, che la pelle di una persona bianca sia la norma. Vogliamo costruire una società in cui ogni persona sia in grado di riconoscersi”.

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Instagram

  • Numerosi attori e musicisti di alto profilo si sono recati in Ucraina da quando è scoppiata la guerra con la Russia nel febbraio 2022. L’ultimo in ordine di tempo è stato l’attore britannico Orlando Bloom, che ieri ha visitato un centro per bambini e ha incontrato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky a Kiev.

“Non mi sarei mai aspettato che la guerra si sarebbe intensificata in tutto il Paese da quando sono stato lì”, ha detto Bloom su Instagram, “Ma oggi ho avuto la fortuna di ascoltare le risate dei bambini in un centro del programma Spilno sostenuto dall’Unicef, uno spazio sicuro, caldo e accogliente dove i bambini possono giocare, imparare e ricevere supporto psicosociale”.

Bloom è un ambasciatore di buona volontà per l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’infanzia (Unicef). Il centro di Splino, che è uno dei tanti in Ucraina, offre sostegno ai bambini sfollati e alle loro famiglie, con più di mezzo milione di bambini che ne hanno visitato uno nell’ultimo anno.

La star hollywoodiana ha poi incontrato il presidente Zelensky, con cui ha trattato temi tra cui il ritorno dei bambini ucraini deportati in Russia, la creazione di rifugi antiatomici negli istituti scolastici e il supporto tecnico per l’apprendimento a distanza nelle aree in cui è impossibile studiare offline a causa della guerra. L’attore britannico aveva scritto ieri su Instagram, al suo arrivo a Kiev, che i «bambini in Ucraina hanno bisogno di riavere la loro infanzia».

#lucelanazione #lucenews #zelensky #orlandobloom
  • “La vita che stavo conducendo mi rendeva particolarmente infelice e se all’inizio ero entrata in terapia perché volevo accettare il fatto che mi dovessi nascondere, ho avuto poi un’evoluzione e questo percorso è diventato di accettazione di me stessa."

✨Un sorriso contagioso, la spensieratezza dei vent’anni e la bellezza di chi si piace e non può che riflettere quella luce anche al di fuori. La si potrebbe definire una Mulan nostrana Carlotta Bertotti, 23 anni, una ragazza torinese come tante, salvo che ha qualcosa di speciale. E non stiamo parlano del Nevo di Ota che occupa metà del suo volto. Ecco però spiegato un primo punto di contatto con Mulan: l’Oriente, dove è più diffusa (insieme all’Africa) quell’alterazione di natura benigna della pigmentazione della cute intorno alla zona degli occhi (spesso anche la sclera si presenta scura). Quella che appare come una chiazza grigio-bluastra su un lato del volto (rarissimi i casi bilaterali), colpisce prevalentemente persone di sesso femminile e le etnie asiatiche (1 su 200 persone in Giappone), può essere presente alla nascita o apparire durante la pubertà. E come la principessa Disney “fin da piccola ho sempre sentito la pressione di dover salvare tutto, ma forse in realtà dovevo solo salvare me stessa. Però non mi piace stare troppo alle regole, sono ribelle come lei”.

🗣Cosa diresti a una ragazza che ha una macchia come la tua e ti chiede come riuscire a conviverci?�
“Che sono profondamente fiera della persona che vedo riflessa allo specchio tutto i giorni e sono arrivata a questa fierezza dopo che ho scoperto e ho accettato tutti i miei lati, sia positivi che negativi. È molto autoreferenziale, quindi invece se dovessi dare un consiglio è quello che alla fine della fiera il giudizio altrui è momentaneo e tutto passa. L’unica persona che resta e con cui devi convivere tutta la vita sei tu, quindi le vere battaglie sono quelle con te stessa, quelle che vale la pena combattere”.

L’intervista a cura di Marianna Grazi �✍ 𝘓𝘪𝘯𝘬 𝘪𝘯 𝘣𝘪𝘰

#lucenews #lucelanazione #carlottabertotti #nevodiota
  • La salute mentale al centro del podcast di Alessia Lanza. Come si supera l’ansia sociale? Quanto è difficile fare coming out? Vado dallo psicologo? Come trovo la mia strada? La popolare influencer, una delle creator più note e amate del web con 1,4 milioni di followers su Instagram e 3,9 milioni su TikTok, Alessia Lanza debutta con “Mille Pare”, il suo primo podcast in cui affronta, in dieci puntate, una “para” diversa e cerca di esorcizzare le sue fragilità e, di riflesso, quelle dei suoi coetanei.

“Ho deciso di fare questo podcast per svariati motivi: io sono arrivata fin qui anche grazie alla mia immagine, ma questa volta vorrei che le persone mi ascoltassero e basta. Quando ho cominciato a raccontare le mie fragilità un sacco di persone mi hanno detto ‘Anche io ho quella para lì!’. Perciò dico parliamone, perché in un mondo in cui sembra che dobbiamo farcela da soli, io credo nel potere della condivisione”.

#lucenews #lucelanazione #millepare #alessialanza #podcast
  • Si è laureata in Antropologia, Religioni e Civiltà Orientali indossando un abito tradizionale Crow, tribù della sua famiglia adottiva in Montana. Eppure Raffaella Milandri è italianissima e ha conseguito il titolo nella storica università Alma Mater di Bologna, lo scorso 17 marzo. 

La scrittrice e giornalista nel 2010 è diventata membro adottivo della famiglia di nativi americani Black Eagle. Da quel momento quella che era una semplice passione per i popoli indigeni si è focalizzata sullo studio degli aborigeni Usa e sulla divulgazione della loro cultura.

Un titolo di studio specifico, quello conseguito dalla Milandri, “Che ho ritenuto oltremodo necessario per coronare la mia attività di studiosa e attivista per i diritti dei Nativi Americani e per i Popoli Indigeni. La prima forma pacifica di attivismo è divulgare la cultura nativa”. L’abito indossato durante cerimonia di laurea appartiene alla tribù della sua famiglia adottiva. Usanza che è stata istituzionalizzata solo dal 2017 in Montana, Stato d’origine del suo popolo, quando è stata approvata una legge (la SB 319) che permette ai nativi e loro familiari di laurearsi con il “tribal regalia“. 

In virtù di questa norma, il Segretario della Crow Nation, Levi Black Eagle, a maggio 2022 ha ricordato la possibilità di indossare l’abito tradizionale Crow in queste occasioni e così Milandri ha chiesto alla famiglia d’adozione se anche lei, in quanto membro acquisito della tribù, avrebbe potuto indossarlo in occasione della sua discussione.

La scrittrice, ricordando il momento della laurea a Bologna, racconta che è stata “Una grandissima emozione e un onore poter rappresentare la Crow Nation e la mia famiglia adottiva. Ho dedicato la mia laurea in primis alle vittime dei collegi indiani, istituti scolastici, perlopiù a gestione cattolica, di stampo assimilazionista. Le stesse vittime per le quali Papa Francesco, lo scorso luglio, si è recato in Canada in viaggio penitenziale a chiedere scusa  Ho molto approfondito questo tema controverso e presto sarà pubblicato un mio studio sull’argomento dalla Mauna Kea Edizioni”.

#lucenews #raffaellamilandri #antropologia
Tutto è nato da una semplice domanda, che prima ha creato un po’ di imbarazzo e poi si è tramutata in una risata di gusto. Ma riflettendoci meglio quella stessa domanda portava con sé un problema reale, che si è trasformato in una campagna contro ogni tipo di discriminazione. Si chiama ‘Color carne’ il progetto portato avanti da un’azienda di Prato di consulenza e strategie comunicative ‘Bold Stories’, gestita dalla pratese Giuditta Rossi e dalla milanese Cristina Maurelli. L’obiettivo è ambizioso: ‘cambiare colore’ al color carne.

L'idea

‘Color carne’ il progetto portato avanti da un’azienda di Prato di consulenza e strategie comunicative ‘Bold Stories’, gestita dalla pratese Giuditta Rossi e dalla milanese Cristina Maurelli
‘Color carne’ il progetto portato avanti da un’azienda di Prato di consulenza e strategie comunicative ‘Bold Stories’, gestita dalla pratese Giuditta Rossi e dalla milanese Cristina Maurelli
“Stavamo parlando di abbigliamento quando Cristina mi dice: sotto quella maglietta ci starebbe bene un reggiseno color carne – racconta Giuditta Rossi -. Il suo riferimento era chiaramente al rosa, che però non è il colore della mia pelle. Da lì ci siamo rese conto che la definizione di color carne non è più inclusiva e al passo con i cambiamenti della società. E quindi abbiamo pensato a una campagna che potesse stravolgerne la definizione da rosa a tutti i colori dell’umanità".

L'obiettivo

Come detto l’obiettivo è ambizioso, perché gli stessi vocabolari parlano di “un beige, rosa, simile al colore della carne“. Giuditta e Cristina così hanno cominciato a chiedere agli stessi editori dei vocabolari di prendere spunto dal modello inglese, dove è stato precisato che la definizione di color carne intesa alla vecchia maniera potrebbe non essere più inclusiva. “Vogliamo richiamare l’attenzione sui temi riguardanti il colore della pelle e il rispetto delle differenze di ognuno – prosegue Cristina Maurelli -. L’idea di color carne uguale a rosa, infatti, presuppone, spesso inconsciamente, che la pelle di una persona bianca sia la norma, mentre naturalmente il color carne non è solo un colore“.

La campagna e i sostenitori

‘Color carne’ il progetto portato avanti da un’azienda di Prato di consulenza e strategie comunicative ‘Bold Stories’, gestita dalla pratese Giuditta Rossi e dalla milanese Cristina Maurelli
‘Color carne’  vuole essere "la dimostrazione di come concetti che sembrano inoffensivi, in particolare nel linguaggio e nelle rappresentazioni visive, possano invece nascondere pregiudizi e discriminazioni"
A pochi giorni dal lancio, la campagna ha trovato consensi da parte di influencer, associazioni, organizzazioni e persone che hanno espresso il loro appoggio e la loro adesione all’iniziativa. Ora però Giuditta e Cristina si rivolgono ai brand della moda per fare da eco al loro messaggio. “La campagna intende amplificare l’argomento anche in Italia - sottolineano -, sensibilizzando non solo le persone, ma invitando gli editori e i brand a fare un piccolo ma significativo passo, cambiando il loro vocabolario, e magari pensando a nuovi prodotti inclusivi. 'Color carne’ può diventare il punto di incontro per chi vuole costruire una società in cui la diversità venga valorizzata e in cui ogni persona sia in grado di riconoscersi“.

Bold Stories

Sul sito internet di Bold Stories sono state caricate sia le card del progetto da potere condividere sui social, che un ‘colorimetro’ con tutti i colori dell’umanità. “Il nostro è un invito a sfidare lo standard, a farsi delle domande e, se quello standard non ci corrisponde più, ad agire per il cambiamento - sottolineano Giuditta Rossi e Cristina Maurelli -. 'Color carne’ vuole essere la dimostrazione di come concetti che sembrano inoffensivi, in particolare nel linguaggio e nelle rappresentazioni visive, possano invece nascondere pregiudizi e discriminazioni, e come basti poco per svelarli e cambiare punto di vista“. “Il nostro progetto di advocacy per cambiare colore al color carne, da rosa a tutti i colori dell’umanità - concludono - La campagna. Color Carne è un invito a sfidare lo standard. A farsi delle domande e ad agire per il cambiamento. Questa espressione apparentemente innocua, presuppone, spesso inconsciamente, che la pelle di una persona bianca sia la norma. Vogliamo costruire una società in cui ogni persona sia in grado di riconoscersi".
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