
gravidanza-1
Assistente materna? "Quando ho letto la notizia ci sono rimasta malissimo, come tutte noi. Leggere che si vogliono stanziare dei fondi per una nuova figura è veramente assurdo". A parlare è Carmen, ostetrica della Campania.
Come lei tante altre professioniste sanitarie, allarmate dall'annuncio del governo di voler finanziare, a partire dal 2024, una nuova professione, deputata ad accompagnare le madri nei primi sei mesi di vita del neonato, rispondendo al telefono, in videocall, o direttamente a domicilio alle loro necessità. "I compiti di questa nuova figura sono quelli previsti per un ruolo che già esiste. Garantito gratuitamente dal servizio nazionale. Ruolo che si assume dopo anni di studi e tirocinio, quindi non con un semplice corso di formazione", le fa eco la collega toscana Agnese.La protesta delle ostetriche

Secondo le professioniste sanitarie è necessario prima colmare i vuoti esistenti nel sistema sanitario attuale, tra cui la carenza di una vera rete di supporto per il nuovo nucleo familiare
Più che una lamentela, quella delle due ostetriche portavoci di una protesta comune vuole essere uno stimolo ad agire diversamente: "Iniziamo a creare una rete territorio-ospedale, iniziamo a fare iniziative locali, ad assistere la donna in allattamento, ad ascoltare attivamente i bisogni di mamme e papà.
Dobbiamo lottare affinché questi soldi vengano dati alle figure competenti. Altrimenti la donna non si sentirà mai supportata".
I fondi: "Andrebbero indirizzati a colmare i vuoti esistenti"

Il governo pensa di stanziare tra i 100 e i 150 milioni per istituire la figura dell'assistente materna. Le ostetriche protestano
Il codice deontologico
Assistere la donna durante tutto il periodo della gravidanza, "stando al nostro codice deontologico, secondo la legge 42/1999 (Disposizioni in materia delle professioni sanitarie) insieme al profilo professionale (legge 740/1994), fa parte della nostra prestazione", afferma ancora Carmen.
Si parla di leggi, dunque, non di pensiero personale della singola operatrice.
"Il punto 2 del codice, sui principi generali, definisce proprio i rapporti con la persona assistita: l’ostetrica garantisce la continuità assistenziale, accompagnando e prendendosi cura della donna, della coppia e del nascituro durante gravidanza, travaglio, parto e puerperio, al fine di garantire la salute globale.
L’assistenza da parte delle ostetriche in questo periodo così delicato (l’esogestazione – nella fattispecie i 9 mesi dopo il parto, anche se il periodo fissato dal governo si ferma a sei) dovrebbe essere garantita a tutte le donne.
"Qui c’è un’altra cosa che non mi è piaciuta, che si parla sempre dell’assistenza alla madre, ma in realtà attorno al bambino c’è una rete bio-psico sociale, e con lui nascono una mamma, un papà, uno zio, una nonna… ruoli sociali che a loro volta devono avere un supporto.
È importante parlare di sostegno al nuovo nucleo familiare, alla rete che gravita intorno alla famiglia stretta".
La depressione post partum
Stando all'annuncio dell'esecutivo l'assistente materna dovrebbe anche supportare le madri nella depressione post partum, secondo Agnese "una scelta sbagliatissima perché questa condizione va affrontata con dei professionisti formati.

La depressione post partum colpisce circa il 16% delle donne in Italia
In consultorio c’è un team di psicologi adibito a questo tipo di problematiche, non ha senso che se ne occupi una persona che non ha le competenze adeguate”.
“Considera che il primo trimestre, nell’esogestazione, è definito caos. Così come il primo trimestre della gravidanza. Non è un caso, ci sono squilibri biochimici, relazionali, sociali programmati affinché si possa creare una nuova figura", prosegue Carmen.
"Questo caos è biologicamente previsto perché si attivino delle risorse, degli strumenti di empowerment nella donna. Nel momento in cui questo non è supportato da una figura competente, in grado di riconoscere e far emergere le potenzialità della donna, del papà e del bambino, il caos diventa depressione.
Ma spesso c’è una carenza gravissima: la donna è tenuta in una campana di vetro quando è incinta, dopo la priorità diventa il bambino, ci si dimentica di lei, dei suoi bisogni, dei suoi timori e della necessità di riprendersi da questo vissuto.
Per questo, secondo me, va prima di tutto colmata l’assenza di figure di sanitarie riferimento deputate a questo compito, non istituita un’altra professione”.
La lettera al ministro Schillaci
Dopo l'annuncio nella mattinata di mercoledì non si è fatta attendere la reazione della Federazione Nazionale degli Ordini della Professione di Ostetrica (Fnopo) all'introduzione della nuova figura professionale, addetta ad accompagnare le neo madri nella quotidianità. In una lettera indirizzata al ministro della Salute, Orazio Schillaci, e alla direttrice generale, dottoressa Mariella Mainolfi, la Presidente Fnopo, Silvia Vaccari, scrive: "Ho appreso in queste ore, a mezzo stampa, che dal 2024 verrà attivata una nuova figura denominata assistente materna. Ove la notizia fosse confermata, pur comprendendo il nobile fine di voler garantire un aiuto alle madri, non possiamo che esprimere la nostra più totale disapprovazione unitamente al nostro totale disappunto sulla questione". La presidente sottolinea quindi che "le cure post-natali a sostegno della neomamma rappresentano il 'core' dell'attività dell'ostetrica che, osservando e promuovendo la fisiologia, sa riconoscerne tempestivamente la deviazione e la comparsa di situazioni patologiche che possono richiedere l'intervento anche di altri specialisti".
La Federazione Nazionale degli Ordini della Professione di Ostetrica scrive al ministro Schillaci