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“Vai in palestra cicciona, mi dicevano. Ci sono andata e mi hanno preso in giro”

Il video-sfogo sui social di una ragazza napoletana, molto attiva sui temi della grassofobia e body positivity, che racconta: “Ero sul tapis roulant, quando alcuni ragazzi hanno iniziato a ridere di me”

di SOFIA TULI -
28 marzo 2024
Body shaming e grassofobia (foto di repertorio)

Body shaming e grassofobia (foto di repertorio)

“Non voglio più mettere piede in quella palestra”. Francesca, ragazza napoletana, ha le lacrime agli occhi quando dice questa frase. E’ appena uscita dalla palestra, ha ancora i capelli raccolti e la tuta addosso, è molto scossa e decide di girare un video per sfogarsi e parlarne.

A guardare il suo profilo è molto attiva sui temi della body positivity, della grassofobia e più in generale della libertà di essere sé stessi, in pace col proprio corpo, con il diritto sacrosanto di non essere oggetto di giudizi altrui non richiesti, sguardi denigranti o risatine che manco alle elementari.

Come quelle che Francesca dice di aver subito in palestra e che racconta nel video, piangendo appunto. Perché se lei di solito parla con ironia, di fronte a certe cose si prova decisamente altro. 

"Ero sul tapis roulant, ho iniziato a sentire caldo e ho tolto la maglietta. Sotto avevo un completino – racconta la ragazza – Ad un certo punto mi sono resa conto che un gruppo di ragazzi, di fronte a me, mi guardavano, parlavano tra di loro e ridevano. Gonfiavano le guance".

Ma veramente? Verrebbe da chiedere a queste persone che, immaginiamo, avranno più di 10 anni. Eppure….

"Per tutta la vita mi hanno detto: vai in palestra cicciona – continua Francesca – poi ci vado ed ecco cosa succede”. 

Il video-sfogo ha suscitato tanti messaggi amichevoli di solidarietà, supporto. Ma tutti sappiamo che la realtà (digitale o meno) non è sempre così. Spesso può essere cattiva, piena di livore immotivato. E se puntare il dito verso il prossimo e prendere in giro è l’hobby preferito da molti, i social sono una palestra aperta h24 in questo senso.

Ovviamente noi non eravamo lì con lei, possiamo solo affidarci al suo racconto. Come in molti altri casi, anche in questo non abbiamo la certezza che tutto ciò sia realmente accaduto. Ma è verosimile. Sono cose che, purtroppo, possono accadere. Ci basta questo.