Caldo torrido e apertura posticipata delle scuole: ma non basta ottobre a fare la rivoluzione

I tempi cambiano e tenere chiuse le scuole più a lungo non è la risposta che il modello sociale che abbiamo costruito ci impone. Serve ripensare il sistema educativo, mettendo al centro del dibattito una coraggiosa e innovativa rivoluzione del sistema

di MARGHERITA AMBROGETTI DAMIANI
27 agosto 2024
Caldo torrido, c'è chi ha proposto di posticipare l'apertura delle scuole

Caldo torrido, c'è chi ha proposto di posticipare l'apertura delle scuole

Il recente dibattito sull’apertura posticipata delle scuole legato dall’ondata di caldo che ha colpito l’Italia solleva questioni dirimenti per il prossimo futuro. È innegabile: le temperature elevate rappresentano un problema, ma la soluzione non può essere semplicemente ritardare l’inizio delle lezioni.

Molto più interessante sarebbe invece avviare un ragionamento finalizzato a ripensare radicalmente il calendario scolastico e il modo in cui la scuola viene concepita, rendendola non solo un luogo di istruzione, ma uno spazio di crescita ed educazione continua, adattabile e versatile, in grado di offrire opportunità diverse durante tutto l’anno.

Il sistema scolastico italiano

Quello italiano – come di altre parti del mondo – è un sistema scolastico costruito su un calendario che risale a epoche in cui le esigenze sociali ed economiche erano diametralmente diverse dalle attuali. Le lunghe vacanze estive, ad esempio, erano inizialmente concepite per consentire ai giovani e giovanissimi di collaborare alle attività agricole delle famiglie. Oggi, queste ragioni sono per lo più anacronistiche, ma il calendario scolastico è rimasto pressoché immutato. Eppure, l’urgenza di una revisione è evidente.

A imporci un cambio di passo non sono solo i cambiamenti sociali, ma anche quelli climatici. Le estati sempre più lunghe e calde sono innegabilmente un’urgenza da affrontare, a patto che l’approccio sia proattivo e olistico, ragionando – perché no – su una distribuzione delle ore di lezione in modo più equo lungo l’intero anno, riducendo così le lunghe interruzioni estive. Una scuola che chiude i battenti per tre mesi consecutivi rischia di interrompere un percorso educativo che dovrebbe invece essere non saltuario.

L’apprendimento continuo e diversificato 

Piccoli studenti e studentesse
Piccoli studenti e studentesse

Lavorare a offerte formative di apprendimento continuo, capaci di stimolare costantemente le studentesse e gli studenti attraverso esperienze diverse che vadano oltre i classici “banco e sedia” potrebbe essere la soluzione. Laboratori, attività all’aperto, progetti sociali e persino esperienze di volontariato potrebbero essere integrate nel curriculum scolastico per offrire ai ragazzi opportunità di crescita che vanno al di là della semplice istruzione formale. Questo modello educativo, indubbiamente più flessibile e diversificato, permetterebbe sicuramente anche di sfruttare al meglio le diverse stagioni e i vari ambienti che l’Italia offre.

L’estate potrebbe essere dedicata all’organizzazione di attività formative all’aperto, sfruttando il clima per esperienze di apprendimento in natura, che incoraggino non solo l’acquisizione di conoscenze, ma anche lo sviluppo di competenze personali e sociali. Una cosa è certa: rivedere il modello scolastico significa anche ripensare il ruolo della scuola come centro nevralgico della comunità.

Una scuola attiva tutto l’anno, con un’offerta diversificata e flessibile, potrebbe avere l’ambizione di diventare un punto di riferimento costante per gli studenti e le loro famiglie, promuovendo un modello di welfare davvero innovativo. Un approccio che non solo garantirebbe una maggiore equità tra gli studenti, riducendo il rischio che le lunghe pause estive accentuino le disparità sociali ed economiche, ma contribuirebbe anche a formare cittadini più consapevoli e preparati ad affrontare le sfide del mondo moderno.

Nulla cambia ma tutto (o quasi) deve cambiare 

Al netto di ogni più ottimistica riflessione, per il momento nulla cambierà. Le scuole apriranno i battenti nei tempi stabiliti con all’orizzonte le vacanze estive. Discutere sul fatto che pensare di posticipare l’apertura delle scuole a causa del caldo non affronta alla radice i problemi di un sistema educativo che ha bisogno di una revisione profonda è, però, strategico. Più che ridurre il tempo trascorso a scuola, dovremmo lavorare per espandere e diversificare le esperienze offerte ai nostri ragazzi. Una scuola che si evolve e si adatta, capace di educare in ogni periodo dell’anno, rappresenta una risposta molto più efficace e lungimirante alle sfide del presente e del futuro. D’altronde, per dirla alla Niccolò Fabi, “Le grandi rivoluzioni fanno molta paura, come molta paura fa fare grandi rivoluzioni”. I governi dei territori e quello centrale sapranno come dimostrarsi all’altezza della sfida (anche economica).