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Gli ostacoli per il cambio di sesso: “Pochi chirurghi e liste d'attesa infinite”

Un percorso di transizione iniziato tre anni fa e ora l’attesa per l'operazione conclusiva. Ma in Italia solo pochissimi ospedali garantiscono la chirurgia costruttiva: “Per accelerare i tempi bisogna rivolgersi a strutture private, ma il costo dell'intervento si aggira intorno ai 20mila euro”

di CHIARA CARAVELLI -
30 marzo 2024
Gli ostacoli del cambio sesso (foto di archivio)

Gli ostacoli del cambio sesso (foto di archivio)

Laura Bisetto ha 30 anni. Il suo difficile percorso di transizione è iniziato tre anni fa, ora è in lista per l’ultimo step, l’operazione ricostruttiva. Lavora come segretaria in un poliambulatorio convenzionato a Treviso, luogo dove quattro anni fa ha iniziato il suo percorso psicologico. Un anno più tardi, l’avvio della terapia ormonale al Centro di riferimento regionale per l’incongruenza di genere e il cambio di sesso, all’Azienda ospedaliera di Padova. Un percorso molto complicato, fatto di liste lunghissime e attese interminabili, conseguenze di una notevole carenza di chirurghi specialisti.

"Per diventare davvero me stessa però – ha detto Laura in un’intervista a Vanity Fair – devo attendere ancora 18 mesi. E sarò operata a oltre 700 km da casa. In lista per la riassegnazione del genere come me tantissime ragazze. Abbiamo diritto a una sanità pubblica con tempi più umani”.

Gli ospedali pubblici che in Italia permettono di intraprendere percorsi di transizione uomo-donna si trovano a Torino, Firenze, Pisa e Foggia ma le tempistiche "sono però al rallenty a causa delle molte domande e dei pochi professionisti in forze nel servizio pubblico. Si va dai circa 3 anni di attesa di alcune ai 12 di 18 mesi dell'ultima struttura aperta”. Un problema non da poco soprattutto se inserito all’interno di un percorso già difficile di per sé per coloro che decidono di intraprenderlo. Ecco perché molte persone che affrontano la transizione di genere dal maschile al femminile decidono di farsi operare all’estero: “Siamo intorno al 60% dei pazienti – continua Bisetto – ma è un rischio soprattutto per il post-degenza e i controlli. Se poi qualcosa non va per il verso giusto diventa un grande problema e ci si deve rivolgere a strutture italiane rimettendosi in coda per mesi, forse anni”.

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Costi inaccessibili

L’unico modo per affrettare i tempi è quello di rivolgersi a strutture private, ma qui il problema si sposta su un piano economico: "Bisogna avere – spiega – 20mila euro da destinare all'operazione. In Italia i professionisti che operano nel pubblico spesso operano anche in strutture private. Però si pone un tema economico: non tutte le persone sono in grado di mettere a disposizione una cifra del genere. E poi penso che il servizio pubblico dovrebbe garantire quello che a tutti gli effetti è un mio diritto”.

Da qui, l’appello al governatore del Veneto Luca Zaia: "In Italia – conclude – ci sono 400mila transgender e le richieste sono minimo 50 all’anno. A oggi nel centro di Padova si svolgono una serie di attività di tipo endocrinologico e psicologico, ma non è stata attivata la chirurgia. Credo sia importante accelerarne l'apertura, perché in Veneto, una regione all'avanguardia sotto il profilo sanitario, non esiste un centro di riassegnazione per noi”.