Occorreva superare quel tabù. Così da far diventare il
Veneto davvero una Regione inclusiva in materia di diritti Lgbt+, un modello in Italia. Qui è stato istituito con delibera il
Centro di riferimento regionale pubblico per "la presa in carico degli assistiti con
disturbi di identità di genere", che il presidente Luca Zaia definisce, a ragione, "un fatto di civiltà, oltre che di legge e di Lea". Si tratta, in sostanza, di un punto di riferimento dedicato alla disforia di genere, a cui ci si potrà rivolgere per iniziare un
percorso di transizione.
L'adeguamento alla normativa nazionale
Pensare che, per quello che oggi appare come un segno di civiltà al passo coi tempi e con la società contemporanea, fluida e in continua evoluzione, ci sono voluti
trent'anni: "Avevamo già provato, in tempi non sospetti, a individuare questa struttura, ma per tutta una serie di dinamiche, tra cui il Covid, non siamo riusciti a farla decollare", spiega il governatore leghista.
"Abbiamo voluto recuperare il tempo perso: si pensi solo che la legge statale che regolamenta il
cambio di sesso all'anagrafe, anche senza intervento chirurgico, è addirittura del 1982". L'iniziativa veneta, quindi, si pone perfettamente in linea, anche se con anni di ritardo, con la
normativa nazionale ci tiene a specificare Zaia. E al Gazzettino, che lo ha intervistato, racconta anche l'esperienza di alcuni conoscenti che, durante il loro percorso di transizione, si sono trovati in difficoltà per la mancanza finora di un centro di riferimento
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Il governatore veneto Luca Zaia: "Segno di civiltà e di inclusività" (Facebook)
"Onestamente la delibera era pronta da mesi, ma ho voluto fortemente che non fosse inficiata da periodi elettorali e da discussioni nazionali - prosegue il governatore -. Ho preferito aspettare un momento di pace, perché non ci fosse strumentalizzazione politica, dato che è una bella cosa. Per me è un segno di civiltà, un percorso che faccio assieme a tutti i veneti". Quella di Luca Zaia sembra quini essere una presa di posizione, riguardo appunto alle
tematiche transgender, ben diversa da quella sostenuta generalmente dal suo partito
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Abbattere il tabù nel segno dell'inclusività
Il centro si rivolge a tutte le persone che iniziano il percorso di transizione
"Bisogna uscire, per chi ancora lo avesse, da quel
tabù. Ormai il Veneto guarda alla modernità, all'
inclusività, al rispetto umano. Occorre capire che non stiamo parlando di cose fantascientifiche o di comportamenti contro la natura. Si tratta fondamentalmente di pochi casi, che in un anno si contano sulle dita di una mano in Veneto, relativi a persone che non si riconoscono nel loro genere - precisa il presidente veneto - Come si dice, sono nate nel corpo sbagliato, dopodiché hanno compiuto un percorso giuridico, fino ad arrivare ad avere in mano una sentenza di Tribunale. A me spiace che qualcuno in passato abbia fatto certi commenti: 'Si fanno operare per andare a prostituirsi'. Ma come si può dire una cosa del genere?", si chiede. Si tratta infatti anche di garantire i Lea: "Forse qualcuno non ha capito che siamo davanti a un
Livello essenziale di assistenza, non a un vezzo", e per questo "L'amministratore non può avere una visione egoistica e personalistica. È un po' come quando si parla di
fine vita. Non si può dire: finché ci sono io, questi temi non verranno toccati. O come quando si discute di
aborto: approvare la legge sull'interruzione volontaria di gravidanza non significa essere a favore di quella pratica, ma assicurare
l'esercizio di un diritto, che è un'altra roba", conclude.