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La determinazione di Giulia Lamarca: "Sull'accessibilità devono nascere delle politiche nuove per il futuro"
L’appello al primo cittadino era partito più di una settimana fa, in risposta a un box domande con i suoi followers. Questo lunedì è avvenuto l’incontro: Giulia Lamarca è stata ricevuta dal sindaco di Torino Stefano Lo Russo per discutere del tema dell’accessibilità delle abitazioni per le persone con disabilità. La travel blogger e influencer è finita nell’occhio del ciclone dopo aver parlato sui suoi canali social della difficoltà riscontrate nel cercare una nuova casa accessibile nel capoluogo piemontese, esprimendo il desiderio di parlare col primo cittadino.
“Sono contenta perché ho fatto vari appelli, come quello per i voli aerei, ma non sono mai stata chiamata”, racconta. “Il sindaco mi ha veramente dedicato tempo e si è reso disponibile, dandomi il contatto dell’assessore all’urbanistica e vedendo se si può fare qualcosa per dare più incentivi sul tema. Era a conoscenza del problema e mi ha fatto ragionare sulle norme nazionali, che non avevo così chiaro: come singola città o regione si può lavorare, ma fino ad un certo punto”.
Il nuovo mercato immobiliare: case più piccole a spese dell’accessibilità
Non è la prima volta che Giulia cerca casa a Torino, dove abita da più di 10 anni: “Per trovare l’abitazione dove stiamo ora ci misi circa un anno, era il 2012. Adesso siamo alla ricerca da due anni circa: abbiamo più esigenze rispetto a prima, siamo in quattro ed entrambi lavoriamo”, dice. Ma quali sono le caratteristiche principali per definire una casa accessibile? “Il minimo indispensabile è che non abbia barriere architettoniche all’ingresso principale, con ascensore all’entrata e all’uscita”, spiega. “Inoltre dentro casa c’è bisogno degli spazi adeguati: nei bagni stretti e lunghi ad esempio non riesco a girarmi con la carrozzina, dovrei buttare giù e rifare tutto”. La costruzione di nuove case con una metratura più piccola è la tendenza del mercato immobiliare attuale, a spesa però dell’accessibilità: “La gente non fa più figli, dunque l’abitazione “standard” odierna è di circa 90 metri commerciali”, continua Lamarca. “Ho visto case nuove dove non entro e non riesco a girarmi: è una situazione che sfiora il ridicolo pensare che, aperta una finestra, io non riesca a muovermi. Anche i corridoi sono stretti. Oggi l’acquisto di una abitazione rappresenta una difficoltà economica per chiunque: se si aggiunge il fatto che io sia obbligata a guardarne solo di un certo tipo, mi vien da dire che “oltre il danno c’è anche la beffa”. Anche se acquistassi a caro prezzo le costruzioni nuove non avrei comunque la struttura di cui ho bisogno”.
Tra soluzioni non ragionate e supporto: “All’estero non devo supplicare per un ascensore”
Dopo aver sollevato il problema, Giulia è stata inondata da consigli non richiesti. Da chi le suggeriva di installare un monta scale a chi la esortava a costruirla da zero. C’era persino qualcuno che la invitava ad acquistare una vecchia abitazione e ristrutturarla. “Sono soluzioni percorribili, ma non si capisce che le tempistiche sono un problema. Poi, quando ho chiesto ai miei followers di raccontarmi le loro esperienze, alcuni mi hanno detto di non essere riusciti ad installare il monta scale perché non c’erano le condizioni o perché era necessario crearne uno ad hoc, aumentando il prezzo. Non è facile come si pensa, anche se la legge dà il suo via libera”, risponde prontamente.
“La mia riflessione è la seguente: è possibile che nel 2025, a 30 anni, sia costretta ad acquistare una casa vecchia da ristrutturare o a vivere con il monta scale per il resto della mia vita? Vivo in carrozzina da 10 anni, se avessi fatto 10 anni con il monta scale sai quanto sarei arrabbiata con il mondo?”, dice ridendo.
Ma oltre alle critiche e ai “leoni da tastiera”, la travel bloger ha trovato anche tanto supporto: “Qualcuno ha testa e conosce le città o ha viaggiato all’estero dove le costruzioni sono nuove e non c’è bisogno di suppliche per un ascensore. Se devo essere onesta, le città che percepisco come più belle sono proprio quelle dove è possibile mettere una bici in ascensore ad esempio, è una tematica globale. Parlo di disabilità perché ne sono più impattata, ma mi hanno scritto anche giovani che, volendo dei figli, hanno preferito evitare i condomini non accessibili”.
![Nel 2011 Giulia Lamarca cadde da uno scooter e si ruppe la schiena, da allora vive in carrozzina](https://luce.lanazione.it/image-service/view/acePublic/alias/contentid/N2Y5NWIwMTQtYWFhMi00/0/nel-2011-giulia-lamarca-cadde-da-uno-scooter-e-si-ruppe-la-schiena-da-allora-vive-in-carrozzina.webp?f=3%3A2&q=1&w=1280)
L’accessibilità nelle nostre città, un problema che riguarda tutti
“In questo momento mi sto battendo per la mancata accessibilità nel mercato immobiliare, ma fa tutto parte di una riflessione più ampia”, spiega ancora Lamarca. “Tanti liberi professionisti o negozi si trovano in condomini storici e non sono accessibili. Ad esempio, mia nonna – che è in sedia a rotelle – non riesce ad andare dal dottore per questo”.
Un pensiero, quello di Giulia, che va a toccare il dato oggettivo di una popolazione sempre più vecchia: “Siamo nel 2025, devono nascere politiche nuove per il futuro: se continueremo così arriveremo ad un punto in cui gli anziani con difficoltà motorie non potranno uscire più di casa. Dobbiamo iniziare a prendere in carico il problema oggi. Anche le nuove costruzioni presentano ancora dei problemi: ho visto realizzare un negozio da zero, con l’ingresso per disabili sul retro. Questo è un grave errore, perché costringe me (e non solo) a dipendere sempre da qualcuno. Era possibile rendere questa struttura accessibile fin dall’inizio, ma non è stato fatto perché manca la cultura della costruzione accessibile. La legge ancora permette ciò, dandosi la zappa sui piedi per i prossimi decenni”.
“Voglio vedere un’Italia diversa domani, ma è necessario iniziare oggi”
La travel blogger ha raccontato anche delle difficoltà riscontrate con le varie agenzie immobiliari a cui si è rivolta: “Essendo difficile la mia richiesta, spesso vengo chiamata per delle soluzioni bizzarre. Ad esempio una volta mi è stato proposto di fare un ascensore su tre piani, ovviamente a carico mio”, ricorda. “Sinceramente, penso di non essere stata quasi mai chiamata per delle case accessibili”. “Mi è successo anche di intervenire sul progetto di un condominio di cui non era stata ancora avviata la costruzione: ho provato a rendere accessibile il primo piano, avrei speso cifre impattanti e non avrei comunque avuto la possibilità di spostarmi ai piani superiori, né per far giocare mia figlia né per andare a cena con gli altri condomini. La rappresentante dell’agenzia immobiliare mi ha chiesto che bisogno avessi al riguardo”, racconta.
Alla fine di questa lunga chiacchierata, Giulia si congeda con la stessa determinazione nella voce con cui aveva iniziato a raccontare le motivazioni del suo incontro con Lo Russo: “È un bene che sia stata schietta, perché a volte certi tipi di richieste non vengono fatte. Non ho la pretesa di abbattere tutta Italia domani, ma di vederla cambiata nel futuro: per questo è necessario iniziare oggi”.