Il
caso Depardieu continua a dividere la Francia. Se lo scandalo legato alle
accuse di aggressioni e violenze sessuali che coinvolge il celebre attore ha lasciato tutti senza parole (ma nemmeno troppo, visto il clima generale ormai da anni nel mondo del cinema internazionale - il MeToo è solo la punta dell' iceberg), nel Paese la bomba è pronta a deflagrare. L'innesco è pronto e il
sostegno dichiarato
del presidente Emmanuel Macron (a cui Depardieu nel 2017 si era opposto alle elezioni, appoggiando invece
Marine Le Pen) a quello che ha definito "
un orgoglio per la Francia" ha acceso la scintilla della polemica. Se il merito cinematografico del più noto Cyrano de Bergerac della storia non si discute, l'uomo dietro la maschera è tutt'altro che irreprensibile.
Il presidente della Repubblica Emmanuel Macron difende l'attore, definendolo "orgoglio di Francia"
Una parabola discendente, la sua, dall'alcolismo alle nuove cause giudiziarie, che però non sembra essere ancora conclusa. Ma rischia di schiantarsi come una meteora al suolo, provocando un terremoto di cui non si conosce ancora la portata.
Diversa sensibilità sui casi di violenza
Sul caso, l'ultima a intervenire in ordine di tempo è stata l'associazione
MeTooMedia in una lettera aperta pubblicata sul quotidiano Le Monde in risposta alle parole del presidente della Repubblica francese. "Lei
ha avallato la cultura dello stupro ai vertici dello Stato", afferma. Una spaccatura non solo sul caso, dunque, ma anche culturale nei confronti di un tema caldo e allo stesso tempo controverso come quello delle molestie sessuali nel mondo dello spettacolo: negli Stati Uniti, ad esempio, illustrissime teste sono cadute per accuse anche meno gravi rispetto a quelle rivolte a Depardieu; in Francia invece c'è chi lo difende. Una sensibilità quasi diametralmente opposta, quindi, da una parte e dall'altra dell'oceano. Basta vedere il caso del regista
Roman Polanski, condannato negli Usa per violenza sessuale su una minorenne e accolto in Francia dove ha preso la cittadinanza e ha continuato a lavorare). Oppure la lettera del 2018 in cui più di 100 donne
puntavano il dito contro il movimento MeToo sostenendo che era andato "troppo oltre", accanendosi pubblicamente su "esperienze private" e creando una sorta di "clima totalitario".
Il caso dell'attore mette in evidenza una diversa sensibilità francese, rispetto ad esempio agli Stati Uniti, sul tema della violenza di genere in certi ambienti
Figuriamoci quindi quando c'è da difendere un personaggio così noto, il simbolo nazionale della settima arte! Non contano decine di denunce, conta l'opinione che se ne ha a partire dal Capo di Stato stesso, che preferisce lasciare che la magistratura faccia il suo corso ma ascoltando anche il suo 'umile' parere.
Le denunce di stupro e le nuove accuse di molestie sessuali
L'attore, 75 anni (compiuti ieri), che ha sempre negato le accuse, è al centro di diverse indagini dopo due denunce formali, da parte delle attrici Charlotte Arnould e Héléne Darras. Era stata invece archiviata nel 2019 quella sporta da
Emmanuelle Debever, la sua prima accusatrice, che si è tolta la vita gettandosi nella Senna all'inizio di dicembre. Altre
13 donne lo hanno accusato di violenza sessuale lo scorso aprile, nelle colonne di
Mediapart, per fatti commessi sui set di film usciti tra il 2004 e il 2022. In Spagna la giornalista e scrittrice spagnola
Ruth Baza ha sporto denuncia contro Depardieu per fatti risalenti al 1995, avvenuti a Parigi. Accuse che lo inseguono da anni, dunque, tornate attuali dopo una puntata speciale del programma d’inchiesta
Complément d’enquête andata in onda il 7 dicembre scorso, in cui sono intervenute quattro donne che accusavano Gerard Depardieu di molestie, e dove sono stati mostrati filmati inediti di comportamenti inappropriati e di pesanti battute a sfondo sessuale durante un viaggio in Corea del Nord nel 2018.
Gerard Depardieu, 75 anni compiuti il 27 dicembre
È bastato quello a far risalire la marea delle
critiche e a rinnovare la presa di distanza da parte di aziende e colleghi che, in passato, avevano lavorato con lui. Tra cui anche la nota attrice Sophie Marceau, secondo cui "la sua
volgarità e provocazione sono sempre state il suo marchio di fabbrica", deplorando il fatto che "oggi venga accusato di ciò per cui è sempre stato incensato". Volto storico del film cult "Il tempo delle mele", ricorda di "essersi sempre rifiutata di girare altri film" con Depardieu, dopo
l'esperienza spiacevole sul set di "Police" nel 1985, quando aveva solo 19 anni. "All'epoca dissi pubblicamente che non sopportavo il suo atteggiamento, che era scortese e molto inappropriato - racconta -. Molte persone poi si rivoltarono contro di me, facendomi sembrare la piccola peste. In seguito ho sempre rifiutato i film con lui". Nei mesi scorsi su
Le Monde Marceau aveva già dichiarato che "non ha mai osato toccarmi davanti alla squadra, altrimenti gli avrebbero preso un pugno in faccia. Ma con le povere costumiste".
Macron e un gruppo di artisti difendono Depardieu
Ma Depardieu, che ha riscritto la storia del cinema francese collezionando oltre 200 ruoli in altrettanti film, che vanno dai drammi alle commedie ha suscitato anche una reazione ben diversa nella società d'Oltralpe, che si è dimostrata solidale per la vittima di una "caccia all'uomo", come l'ha definita lo stesso presidente Macron, dichiarando inoltre che in nessun caso all’attore verrà ritirata la Legione d’onore di cui è stato insignito nel 1996. Nei giorni scorsi, poi, 59 artisti avevano fatto pubblicare su
le Figaro un messaggio di sostegno e in sua difesa, deplorando quello che hanno definito un "
linciaggio dell'ultimo mostro sacro del cinema francese". Questi hanno denunciato "un fiume di odio, senza nuance, un amalgama totale" scaricato su Depardieu, "a scapito della presunzione di innocenza".
L'attore con l'ex compagna Carole Bouquet che oggi lo difende
Alcuni dei firmatari sono legati al 75enne da rapporti di lungo corso, come l’ex compagna Carole Bouquet, altri provengono come lui dal mondo del cinema e dello spettacolo, famosi non solo in Francia, come Pierre Richard, Nathalie Baye e
l'ex première dame Carla Bruni. Tutti però sono d'accordo nel non voler "restare ancora in silenzio" di fronte all’ondata crescente che vuole travolgere e "cancellare" l'amico e collega.
Il J'accuse del MeToo
Da un lato, quindi, c'è chi difende a spada tratta l'artista. Dall'altra, però, la risposta è tagliente: parlando del presidente Macron, simbolo di questo gruppo di sostegno di Depardiu, nella lettera aperta su
Le Monde si legge: "Con le sue parole, lei ha avallato la cultura dello stupro ai vertici dello Stato invece di passare alla storia come il
presidente del progresso nella causa delle vittime delle violenze coniugali, delle violenze sessiste e sessuali". A firmare questa missiva sono state centinaia di uomini e donne, denunciano il comportamento del titolare dell'Eliseo che "a parole vuole fare del suo mandato quello della lotta alle violenze contro le donne, ma in realtà la sua è solo una postura politica". In reazione alle ultime dichiarazioni del presidente in diretta tv i firmatari deplorano "il suo
totale disinteresse per la causa e la sua totale
ignoranza sulla questione". Dal Capo di Stato si sarebbero aspettati "riconoscimento del coraggio delle vittime sconosciute" invece del sostegno "all'attore popolare", a maggior ragione quando "un presunto innocente non è necessariamente innocente". Ancora, secondo i detrattori "la protezione speciale a Depardieu" sarebbe dettata da una specie di "
preferenza nazionale". Emmanuelle Dancourt, presidente di MeTooMedia, ha spiegato che la lettera è motivata dalla "violenza delle parole di Macron, dalla parte dei potenti", che per giunta "non è sincero, non ha la minima idea in merito a quello di cui parla, non conosce le violenze sessiste e sessuali".