Cecilia Sala arrestata in Iran: in cella d’isolamento nel carcere Evin di Teheran

Romana, firma del Foglio e autrice del podcast “Stories”, è stata fermata dalla polizia il 19 dicembre. “Accuse non formalizzate” fanno sapere da Chora Media. Oggi la visita dell’ambasciatrice Amadei

di MARIANNA GRAZI
27 dicembre 2024
La giornalista romana Cecilia Sala arrestata in Iran

La giornalista romana Cecilia Sala arrestata in Iran

Cecilia Sala è in carcere a Teheran, in una cella d’isolamento nella prigione di Evin. Il ministero degli Affari Esteri ha reso noto che la giornalista romana, firma del Foglio e autrice del podcast “Stories” sulla piattaforma Chora, si trovava in Iran per svolgere servizi giornalistici, è stata fermata il 19 dicembre scorso dalle autorità di polizia di Teheran, mentre si trovava nel suo albergo. 

“Stiamo seguendo con attenzione la vicenda. Auspichiamo che sia scarcerata e possa riprendere al più presto la sua attività di giornalista, come è suo diritto. Il giornalismo non è reato”, fa sapere Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia.

L’arresto, le chiamate, la mobilitazione del ministero

L’ambasciata iraniana a Roma aveva concesso alla 29enne un visto giornalistico di otto giorni per lavorare in Iran al suo podcast quotidiano, “Stories”, di cui aveva registrato alcune puntate, inviate subito ai colleghi in Italia. Poi, d’improvviso, le comunicazioni si sono interrotte e di lei si sono perse inizialmente le tracce. Dopo l’arresto, si è scoperto dopo, Sala è stata tenuta in custodia dagli agenti senza possibilità di comunicare con nessuno.

Poi, dopo il primo giorno in carcere, le hanno permesso di fare due telefonate: la prima l’ha fatta alla famiglia, poi ha chiamato il compagno, anche lui giornalista ma al Post, Daniele Raineri, senza però poter dare informazioni se non la notizia del suo arresto. Cecilia Sala ha detto però di stare bene e di non essere ferita, proseguendo poi con quelle che sembrano frasi scritte e lette, visto che ha usato espressioni che sembrano più una traduzione dall’inglese che italiane.    

Immediata la reazione del governo italiano: anche queste mosse vengono rese note solo oggi, tenute segrete per non intralciare il lavoro dei negoziatori, che stanno trattando per la liberazione della giornalista. Già la sera del 19 l’unità di crisi del ministero degli Esteri italiano, i servizi di intelligence (Aise) e l’ambasciatrice italiana in Iran, Paola Amadei, si sono iniziati a occupare del caso della giornalista, mentre la mattina dopo, 20 dicembre, sono stati informati la presidente del Consiglio Giorgia Meloni e il ministro degli Esteri Antonio Tajani.

Farnesina: “Oggi ambasciatrice in visita, monitoriamo detenzione”

“Su disposizione del ministro degli Affari Esteri, Antonio Tajani, l'ambasciata e il consolato d'Italia a Teheran stanno seguendo il caso” dell'arresto della giornalista Cecilia Sala “con la massima attenzione sin dal suo inizio. In coordinamento con la presidenza del Consiglio, la Farnesina ha lavorato con le autorità iraniane per chiarire la situazione legale di Sala e verificare le condizioni della sua detenzione”, si legge nella nota della Farnesina.

“Oggi l’ambasciatrice d'Italia Paola Amadei ha effettuato una visita consolare per verificare le condizioni e lo stato di detenzione della dottoressa Sala. La famiglia è stata informata dai risultati della visita”. “In precedenza la dottoressa Sala aveva avuto la possibilità di effettuare due telefonate con i parenti. In accordo con i genitori della giornalista, la Farnesina invita alla massima discrezione la stampa per agevolare una veloce e positiva risoluzione della vicenda”, aggiunge il ministero nella nota.

Il racconto: “Situazione angosciante”

Dalla company Chora Media arrivano altri dettagli: “Cecilia Sala è stata arrestata a Teheran giovedì 19 dicembre ed è in carcere, in una cella di isolamento, da una settimana. È stata portata nella prigione di Evin, quella dove vengono tenuti i dissidenti, e il motivo del suo incomprensibile arresto non è ancora stato formalizzato. Rendiamo pubblica questa terribile notizia solo ora perché le autorità italiane e i genitori di Cecilia ci avevano chiesto di stare in silenzio, un silenzio che si sperava avrebbe potuto portare a una rapida liberazione, che purtroppo non c'è ancora stata”. 

“Cecilia – prosegue il comunicato – era partita il 12 dicembre da Roma per l'Iran con un regolare visto giornalistico e le tutele di una giornalista in trasferta. Aveva fatto una serie di interviste e realizzato tre puntate del suo podcast ‘Stories’ di Chora News. Sarebbe dovuta rientrare a Roma il 20 dicembre, ma la mattina del 19, dopo uno scambio di messaggi, il suo telefono è diventato muto. Conoscendo Cecilia, che ha sempre mandato gli audio per le puntate del podcast con estrema puntualità anche dal fronte ucraino nei momenti più difficili, ci siamo preoccupati e, insieme al suo compagno, il giornalista del Post Daniele Raineri, abbiamo allertato l'Unita di Crisi del Ministero degli Esteri. Abbiamo chiamato i suoi contatti iraniani, ma nessuno sapeva dove fosse finita. La mattina di venerdì non si è imbarcata sul volo di ritorno e la situazione si è fatta ancora più angosciante”.

“Poche ore più tardi il suo telefono si è riacceso: Cecilia ha chiamato sua madre e le ha detto che era stata arrestata, portata in carcere e che aveva avuto il permesso di fare una breve telefonata. Non ha potuto dire altro. Da quel momento è cominciata l'attività delle autorità italiane, in cui riponiamo tutta la nostra fiducia e con cui siamo in costante contatto, per capire cosa sia successo e per riportarla a casa. Solo dopo otto giorni, venerdì 27 dicembre, Cecilia ha potuto ricevere la vista in carcere dell'ambasciatrice italiana a Teheran”.

“Voce libera silenziata”

Sul finale l’appello per la liberazione della professionista, “che si trovava in Iran per fare il suo lavoro con lo scrupolo, la cura, la passione e la professionalità che tutti le riconoscono. La sua voce libera è stata silenziata e l'Italia e l'Europa non possono tollerare questo arresto arbitrario. Cecilia Sala deve essere liberata subito. #FreeCecilia", conclude la nota.