Nasce il primo centro per la cura del trauma psicologico dei bambini palestinesi malati di cancro e traumatizzati dalla guerra in Cisgiordania. L'idea parte da Fondazione Soleterre, ONG fondata nel 2002 per tutelare il benessere psicologico e fisico delle persone in ogni parte del mondo, e da Unobravo, azienda e società benefit nata nel 2019 che offre un servizio di psicologia online. Le due organizzazioni hanno unito le forze per la creazione del primo “Soleterre Children Center” che sorgerà vicino a Betlemme, in un contesto di guerra e di estrema fragilità del sistema sanitario.
Il centro fornirà un supporto psicologico mirato, efficace e duraturo per aiutare i bambini nell'elaborazione del trauma. In particolar modo verranno promossi i percorsi di cura integrati e di sostegno emotivo per i pazienti malati di cancro, in cura nei reparti pediatrici degli ospedali di Betlemme e traumatizzati dalla violenza che si sta consumando in Palestina. Soleterre e Unobravo hanno appositamente lanciato anche una campagna di sensibilizzazione e raccolta fondi per la promozione della salute mentale e nelle aree di guerra: donando a questa pagina, sarà possibile dare un contributo alla realizzazione del Soleterre Children Center.
La salute mentale dei bambini palestinesi
Se nell'ultimo anno lungo la Striscia di Gaza e in Cisgiordania (dove Soleterre opera) la guerra ha raggiunto un apice senza precedenti, i bambini palestinesi vivono da anni una realtà di occupazione e di violenza che non è accompagnata dalla possibilità di adeguate cure fisiche e psichiche dei traumi. Si tratta di un quadro così drammatico tanto da mettere in discussione la stessa nozione di "disturbo da stress post-traumatico", non essendoci stato, nel caso dei bambini che abitano in queste zone, un vero "post trauma", ma un continuo susseguirsi di eventi traumatici ripetuti.
Nei bambini poi, la violenza ha un impatto altamente negativo sulla salute mentale, sullo sviluppo e sulle opportunità di vita: in età evolutiva la mente non ha ancora raggiunto un livello di strutturazione tale da permettere la rappresentabilità dei traumi. I bambini poi tengono ad esprimere il proprio dolore non con le parole, come gli adulti, ma attraverso altre forme comunicative, come il gioco o il disegno: l'alternativa è che il trauma "rimanga legato" a comportamenti aggressivi o che venga semplicemente taciuto.
Supporto agli operatori sanitari
Il Soleterre Center assisterà anche coloro che sono coinvolti nella cura dei bambini e delle bambine. La Fondazione infatti ha riscontrato molti casi di operatori sanitari che hanno sviluppato sintomi da stress post-traumatico, ansia o depressione, rendendo difficile il mantenere la concentrazione, l'empatia e la capacità decisionale necessaria per offrire cure di qualità. A ciò si unisce il cosiddetto "trauma vicario", che si sviluppa con l'esposizione ai vissuti traumatici della popolazione, il burnout e, spesso, un senso di impotenza.
"I bambini devono poter elaborare il proprio vissuto"
"Secondo il diritto internazionale, i bambini devono godere di una protezione speciale, essere protetti dalla violenza in ogni momento e ricevere cure in qualsiasi condizione. L’infanzia dovrebbe essere sinonimo di spensieratezza, crescita e sogni. Purtroppo, in Palestina, questa realtà è stata brutalmente stravolta dalla guerra, che sta lasciando ferite profonde, visibili e invisibili", dichiara Damiano Rizzi, presidente e fondatore di Fondazione Soleterre, psicoterapeuta dell'età evolutiva e psico-oncologo. "Con questo progetto Soleterre vuole ribadire un impegno chiaro e concreto affinché i bambini possano elaborare il proprio vissuto, ma anche ritrovare la forza e la fiducia in sé stessi e negli altri".
"Siamo profondamente toccati da ciò che sta accadendo in Palestina, una terra dove le vite, soprattutto quelle dei bambini, sono segnate da un conflitto incessante. Quando abbiamo incontrato il Dott. Rizzi e conosciuto il progetto del Soleterre Children Center, siamo stati felici di poter dare il nostro contributo, supportando concretamente un'iniziativa che riteniamo di grande valore. Questo centro rappresenta molto più di un luogo di cura: è un simbolo di speranza e di possibilità di rinascita, in un contesto dove il diritto alla salute mentale è spesso negato", ha aggiunto Danila De Stefano, CEO e Founder di Unobravo.