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Chiara Fossombroni, la mamma che riesce a raccontare con il sorriso il figlio morto: "Kaif è un miracolo"

di MANUELA PLASTINA -
2 maggio 2022
Chiara Fossombroni Kaif

Chiara Fossombroni Kaif

Non si può raccontare un dolore grande come quello della perdita di un figlio. Chiara Fossombroni, a pochi minuti dal funerale del suo piccolo Kaif che a giugno avrebbe compiuto 4 anni, riesce con un sorriso a parlare di quello che più volte definisce "un miracolo". Il loro è davvero un miracolo d’amore, una storia di un sentimento immenso che non ha limiti. Perché si sono scelti, figlio e madre. Chiara è la mamma affidataria del piccolo Kaif. E per oltre due anni, a Firenze, sono stati inseparabili, nonostante le tante difficoltà.

Chiara Fossombroni e il suo piccolo Kaif che a giugno avrebbe compiuto 4 anni (Foto / Facebook / Chiara Fossombroni)

Come vi siete conosciuti? "Per caso. Un anno prima avevo chiesto informazioni su come funziona l’affidamento a Emilia Russo, la presidente di Mammematte.com, gestita da «M’aMa - Dalla parte dei bambini», gruppo di professioniste che fa da tramite tra i tribunali e i servizi sociali alla ricerca di famiglie che vogliano prendersi cura di bambini. Poi avevo lasciato andare la cosa". E poi che è successo? "Emilia ha sbagliato numero: cercava una famiglia affidataria per questo bambino che aveva bisogno di affetto. Voleva contattare un’altra Chiara; ha chiamato per sbaglio me, trovando il mio numero sulla rubrica del cellulare". Un errore che poi si è trasformato in una grande storia d’amore. "Avevo da poco confidato al mio padre spirituale il mio desiderio, ormai da anni, di diventare madre. Mi aveva suggerito di aspettare e di avere fede. Poi è arrivata questa chiamata".

Chiara Fossombroni ha conosciuto Kaif per caso: "Avevo chiesto informazioni su come funziona l'affido a Emilia Russo. Poi mi chiamò per sbaglio" (Foto / Facebook / Chiara Fossombroni)

Emilia però le ha spiegato i bisogni speciali del piccolo Kaif. "Quando l’ho conosciuto, era disteso su un letto del Meyer. Aveva un anno e mezzo circa, figlio di una coppia pakistana che ha saputo della sua patologia alla nascita. All’inizio lo andavano a trovare uno o due volte la settimana. Poi hanno smesso di andare. In ospedale hanno avviato la procedura per cercare qualcuno che si potesse prendere cura di lui come un genitore. E sono arrivata io". Com’è stato il vostro incontro? "Ci siamo conosciuti nel marzo del 2020. Mi sono innamorata subito di lui. Era sdraiato su un letto a guardare il soffitto. Non era mai uscito dall’ospedale, non aveva neanche mai mangiato o bevuto un sorso d’acqua, alimentato da un sondino. Mi ha guardato, l’ho appoggiato su di me e si è stretto al mio seno. Da quel momento ho capito che ero diventata la sua mamma". Che malattia aveva Kaif? "Una sindrome rarissima, ci sono solo 170 casi al mondo, ma la sua è la forma più grave perché aumentata da un’immunodeficienza combinata. Alla nascita i medici non avevano dato speranze di vita. Me l’hanno detto subito. Eppure mio figlio è arrivato alla soglia dei 4 anni: li avrebbe compiuti il 7 giugno". Com’è stata la vostra vita insieme? "Bellissima, piena di emozioni. Mi ha riempito di amore, di sorrisi, di soddisfazioni. Per due anni non è potuto uscire dall’ospedale. Poi sono riuscita a portarlo nel giardino del Meyer, a fargli toccare con i piedini l’erba e a fargli godere i raggi del sole. Come era felice! In tutto è stato fuori dall’ospedale un totale di sei mesi complessivi: durante questi brevi periodi, ho cercato di fargli fare tutte le esperienze che non aveva potuto vivere. Siamo stati in montagna, al mare, nel verde. A casa ha conosciuto la mia cagnolina: si adoravano".

Mamma Chiara ha cresciuto Kaif da sola: "Lavoro per Toscana Aeroporti, ho usato tutte le ferie, congedi, permessi possibili" (Foto / Facebook / Chiara Fossombroni)

È stato impegnativo anche personalmente. Lei è single, come ha fatto con la sua professione? "Lavoro per Toscana Aeroporti e ho usato tutte le ferie, congedi, permessi possibili. Mi hanno sostenuto. Ne è valsa decisamente la pena". Cosa è successo negli ultimi giorni? "Più volte in questi anni c’erano stati problemi. Nelle ultime settimane ha subito un intervento che era andato bene, poi ci son state complicazioni, è andato in terapia intensiva e a mezzanotte e mezzo del primo maggio se n’è andato. So che hanno fatto di tutto per lui, dal primario, il dottor Massimo Resti, a tutto il personale. Non si poteva fare di più". Il suo è un dolore che non si può comprendere. Però riesce a raccontarlo sorridendo. "Kaif è un miracolo. Lo hanno scritto anche i medici sui referti: la sua sopravvivenza per tutto questo tempo, i passi che iniziava a fare, le uscite sono state dei miracoli. Mi ha donato tutto e io gli ho dato tutto ciò che potevo. Sono la sua mamma e lo sarò sempre. Sono serena, perché è il mio angioletto e nessuno ci separerà, neanche la morte della quale, grazie a lui, non ho più paura".